876. Doratura a olio. — Per dorare a olio cupole o volte di chiese, o figure di gesso o di piombo da stare esposte all’ingiuria del tempo, si fa uso dell’orminiaco (or d e couleur), materia untuosa e viscosa che serve a ricevere l’oro in foglia. Dopo che s’è dato di colla all’opera da dorare, si copre la medesima coll’orminiaco; e se l’opera è di legno, bisogna in prima darvi alcune mani di bianco a tempera. Allorchè l’orminiaco è abbastanza asciutto per attrarre e ritenere l’aria, vi si distendono sopra le foglie dell’oro, pigliandole con un po’ di cotone ben morbido: indi si ripara alle screpolature che si son fatte nelle foglie, e si lascia seccare il tutto.
877. Doratura a tempera. — Devesi far uso di colla di limbellucci alla consistenza di gelatina. Se vuolsi dorare qualche opera in legno, vi si dà in prima una mano di detta colla bollente; indi con un pennello di setole di cignale vi si distende sopra in più volte un color bianco, come sarebbe la cerussa, stemperato nella colla medesima. Asciutto che sia il bianco, lo si ammorbidisce bagnandolo con acqua netta, e fregandolo con qualche pezzo di tela grossa, se l’opera è liscia e piana; ma se v’ha dei fregi ed intagli, si fa uso di certi bastoncelli d’abete a cui si raccomandano alcuni pezzetti di quella medesima tela. Indi vi si applica il giallo.
Il giallo di cui si fa uso è l’ocra comune, ben macinata e stacciata, stemperandola nella medesima colla che servì pel bianco, ma più allungata. Questo colore devesi dar caldo. Nelle opere di scultura esso fa le veci dell’oro, il quale non può essere alcune volte introdotto negl’incavi, o disteso sopra il rovescio de’ fogliami e di altri ornamenti. Sopra il giallo si applica un mordente, avvertendo di non metterne negli incavi delle opere in rilievo; e prima che esso si asciughi, vi si distendono sopra le foglie dell’oro. Finalmente, allorchè è ben secco, s’imbrunisce e si lustra cogl’istrumenti fatti all’uopo.
878. Doratura a fuoco. — Metti in un crogiuolo un’oncia di mercurio sopra 3 denari d’oro, e dimenali leggiermente con un uncino, fino a tanto che l’uno e l’altro si sieno liquefatti e incorporati insieme; indi gettali in acqua fresca. Per disporre il metallo a ricevere l’oro, bisogna ben nettarlo con acqua forte allungata. Ciò fatto, si distende sul metallo il detto miscuglio d’oro e di mercurio, con quell’uguaglianza che si può maggiore, e si pone sul fuoco. Affinchè questa doratura resista lungo tempo, gl’indoratori la stropicciano con mercurio ed acqua forte, e indorano di nuovo alla stessa maniera; anzi ripetono più volte quest’operazione, affinchè l’oro che copre il metallo acquisti la debita grossezza.
879. Doratura a freddo. — Alcuni danno pure una bellissima doratura a’ metalli, e particolarmente all’argento, in questo modo. Fanno disciogliere l’oro nell’acido nitro-muriatico: indi inzuppano de’ pezzi di pannolino in questa soluzione, finchè l’abbiano tutta assorbita; allora gli abbruciano e ne raccolgono la cenere con tutta diligenza. Quando vogliono dorare l’argento, il quale deve essere ben pulito ed imbrunito, bagnano un poco di tela di lino in un’acqua ben saturata di sal comune, e prendendo un poco della suddetta cenere con questa tela umettata, strofinano l’argento. Le particelle d’oro contenute nella cenere si depongono sull’argento e vi si attaccano a maraviglia. Ciò fatto lavano l’opera, per nettarla della parte terrosa della cenere, ed imbruniscono col diaspro sanguigno.
880. Doratura sul ferro. —Si fa sciogliere del sale ammoniaco in sufficiente quantità d’acido nitrico fino a perfetta saturazione, e dentro vi si getta l’oro ridotto in piccolissime particelle, il quale non tarda a disciogliersi, massime se si abbia l’avvertenza di scaldare leggiermente il miscuglio. La soluzione che ne risulta è gialla, ed ha la proprietà di tingere la pelle in porpora. Si versa sopra tale soluzione, ma con cautela, ed in un vaso capace, circa il doppio d’etere o d’un olio essenziale qualunque. Si mischia ben bene il tutto, e si lascia in riposo: allora l’acido nitro-muriatico si precipita scolorato, e l’etere vi soprannuota carico dell’oro che tolse a quello. Si separano questi due liquori per mezzo d’un imbuto, e si serba l’etere in boccia ben chiusa.
Allorchè vuolsi dorare il ferro o l’acciajo, ed anche altri corpi, prima di tutto se ne ripulisce la superficie più esattamente che sia fattibile, e indi vi si distende sopra, colle setole, il liquore carico d’oro. Il liquido svapora, e l’oro rimane: si mette l’opera sul fuoco, e s’imbrunisce.
Con questo medesimo liquore si può facilmente disegnare colla penna o col pennello ogni sorta di figure.
881. Doratura sul rame. — Si dà al rame ben pulito un bel color d’oro, mescolando insieme once 4 1/2 di creta ben polverizzata, e che non sia petrosa, con mezz’oncia di zolfo; dopo aver macinate queste materie, si fa uso di esse per istropicciarne il rame a secco.
882. Doratura sul vetro. — Per dorare l’orlo o il fondo d’un bicchiere, piglia gomma arabica, gomma ammoniaca, verderame, minio, un tantino di creta, un po’ di vernice e del miele; macina ogni cosa, con acqua gommata molto densa, sopra una pietra; con questo miscuglio disegna fiori, lettere, o ciò che ti piace; distendivi sopra l’oro in foglia; fa bene asciugare, e indi pulisci la doratura con un dente di lupo o col brunitojo.
883. Altro modo di dorare il vetro. — Sciogli del borace in acqua calda; impiastrane il vetro; indi stendivi sopra l’oro, e se è un bicchiere, colmalo di sale ed esponilo sopra una lastra di ferro a ragionevole calore. Il borace si fonderà, e l’oro non se ne distaccherà mai più.
884. Processo per inargentare l’avorio. — Lascia in fusione l’avorio in una soluzione di sotto-nitrato di argento allungato coll’acqua, fino a che esso abbia acquistato un colore giallo brillante; ritiralo quindi da questa soluzione, e rimettilo in un vaso di vetro ripieno d’acqua distillata esponendolo all’azione dei raggi solari.
Dopo tre o quattro giorni l’avorio diventa nero; ma strofinandolo un poco, prenderà lo stato brillante di un pezzo d’argento.
885. Doratura sulla pergamena all’uso antico. — Per ben riuscire in quest’operazione, bisogna preparare un mordente atto a ritener la foglia d’oro, ed a, reggere all’imbrunitura. Questo mordente consiste nella mescolanza d’una composizione secca con un fluido gelatinoso; la prima dà il corpo, l’altro la tenacità e consistenza.
Per formare la composizione secca si prenda: gesso, fino a 34 parti; zucchero cristallizzato, 12 parti; cinabro della mi-gliore qualità, 6 parti; bolo di Armenia, 3 parti; carburo di ferro, 2 parti; miele, 1 parte, e sale ammoniaco altrettanto. Si triturano tutti questi ingredienti con un poco d’acqua; quando il tutto è bene incorporato si lascia seccare su d’un vetro o sul marmo; dopo che si è ben seccato si polverizza e si conserva per l’uso.
Il fluido gelatinoso si forma facendo sciogliere 2 once di colla di pesce in 2 libbre d’acqua, lasciando bollire a lento fuoco fino alla riduzione della metà; da ultimo si aggiunge una mezz’oncia di sale ammoniaco, intanto che il liquido bolle.
Per preparare dunque il mordente di cui abbiamo parlato sopra, si prenda la composizione secca indicata, nella quantità che si giudica sufficiente, e vi si versi sopra tanto che basti della colla preparata nel modo accennato. Si agiti il miscuglio fortemente, e si lasci riposare per due giorni. Durante questo tempo si osserva nel vaso una specie di fermentazione, che si rinnova 3 o 4 volte. Terminata la fermentazione si forma un sedimento, ed alla superficie una materia gialla liquida, che rassembra olio. Si toglie questa con un cucchiajo, si travasa il liquido, e si conserva per l’uso di mordente.
Quando vuolsi dorare, si fanno con tale mordente i disegni, o lettere, o cifre che si vogliono, servendosi all’uopo d’un pennello o d’una penna. Si avverta però che se il disegno porta delle linee molto fine e delicate, il fluido preparato dev’essere della densità dell’inchiostro comune, acciò possa fluire dalla penna o dal pennello. Se si devono eseguire disegni più grossolani, si farà il mordente più tenace. Si abbia inoltre l’avvertenza di agitarlo con una bacchetta prima di metterlo in opera.
Per applicare l’oro sul disegno fatto col mordente, non devesi lasciar asciugare interamente: poichè in tal caso l’oro non si attaccherebbe; nè conviene applicarlo mentre il disegno è ancor troppo fresco, per non correre il rischio di scancellarlo. Il momento più favorevole dunque per applicar l’oro sul mordente, si è quando vedesi questo cominciare a perdere la sua chiarezza e freschezza; allora vi si preme sopra con un cuscinetto assai morbido.
È necessario ancora applicare una seconda foglia d’oro sulla prima, onde coprire i vuoti che di consueto si formano.
Finalmente, allora quando il tutto è bene asciugato, si può facilmente imbrunire, e far sortire una doratura simile a quelle antiche.
886. Maniera di dare il color bronzo. — Prima di tutto darai una tinta fatta con ocra d’Inghilterra ben macinata, olio di noce ed olio grasso alle materie destinate a ricevere il colore del bronzo; prosciugata che sia questa prima mestica, ve ne darai una seconda; e quando anche questa sarà ben secca, getta in un alberello un po’ di vernice da bronzo (num. 888); intìngivi il tuo pennello, indi volgilo in un po’ d’oro di Germania in polvere, e finalmente con esso dà l’ultima mano al tuo lavoro. In vece d’oro di Germania, potrai servirti con più vantaggio di bronzo polverizzato.
887. Modo di dare il color bronzo al gesso. — Comincia col dare una tinta generale, e più uniformemente che puoi, d’un color verde qualunque macinato con olio essiccativo, ma senza vernice. La terra verde, o il verde di Verona è la tinta che più s’avvicina al colore del bronzo metallico. Allorchè il colore comincerà a divenir tenace (il che si riconosce al tatto), senza perdere tempo si deve prendere del bronzo macinato, e, caricatone il pollice e l’indice, spargerlo sulle parti prominenti della figura, od altro oggetto a cui si vuol dare l’apparenza del bronzo, lasciando il resto di color verde.
888. Vernice da bronzo. — Si compone con un’oncia e mezzo di gomma lacca polverizzata, che si fa sciogliere in un bicchiere o poco più d’alcoole. Si mette il tutto in un matraccio di vetro della tenuta d’un boccale circa, si agita il miscuglio, si lascia in riposo, e si agita di nuovo. In capo a quattro giorni si osserva se la gomma è sciolta se non lo è, e che si trovi aderente alle pareti del matraccio, si accelera la soluzione, mettendo il recipiente sulla cenere calda, e mantenendo un fuoco moderatissimo.
889. Maniera di cavar l’oro dal legno dorato. — Metti in molle in acqua bollente i legni dorati, e lasciaveli stare quanto basta, perchè l’acqua penetri la colla onde sono coperti. Questa colla alla fine si staccherà e cadrà nell’acqua, portando seco le foglie dell’oro. Trattone fuori i legni, fa bollire l’acqua fino a siccità, e nel fondo del vaso troverai una massa composta d’oro e di colla. Piglia questa materia, riducila in polvere in un mortajo, e mettila sotto una muffola in un fornello: il fuoco abbrucerà la colla, farà svaporare tutte le particelle oleose, nè altro più vi rimarrà che una polvere d’oro.
890. Mezzo per levar l’or o dall’argento dorato.—Taglia in lamine il pezzo d’argento da cui desideri di levar l’oro; metti queste lamine in una vettina di grès; coprile con acqua regia composta di due parti d’acido nitroso e d’una d’acido marino : sì tosto che l’oro sarà disciolto, e che la superficie delle lamine sarà totalmente bianca, decanta il liquore, lava le lamine, mescolando l’acqua delle lavature colla soluzione, e raccogli l’oro di quest’ultima co’ mezzi usitati.