§ I I. — Lapis, matite, ceralacca, ecc .

923. Lapis nero. — Togli carbone finissimo; riducilo in verghe della grossezza che vuoi dare al lapis; poni queste verghe per una mezz’ora o circa, vicino ad un leggier fuoco, in un tegame pieno di cera strutta; poscia ritirale, e lasciale freddare. Per dare un maggior grado di durezza al carbone, è d’uopo aggiungere della resina alla cera. Al contrario, se vuolsi che il lapis sia più tenero, si sostituisce alla resina un po’ di burro o di sego.

I disegni fatti con questi lapis sono così inalterabili, come se fossero fatti coll’inchiostro, e non si cancellano venendo fregati.

Questo mezzo tanto semplice ed economico, può servire ancora per rendere dure le pietre calcarie nere e rosse, di cui fanno uso i disegnatori.

924. Lapis rosso. — Piglia della sanguigna, pestala, macinala e stemperala in gran quantità d’acqua, e lasciala posare alcuni minuti, acciò si precipiti la parte più grossa; ritira l’acqua che non ha per anche deposto le parli più fine, e riponila in un vaso per 24 ore. Poi decanta quest’acqua, fa disseccare la pasta, pigliane un’oncia, macinala diligentemente con un denaro di gomma arabica sciolta in poc’acqua, fa seccare questa nuova pasta a leggier calore fino a che abbia acquistato la consistenza del burro, e formane de’ piccoli cannelli.

Qualora si voglia che questi lapis abbiano maggior durezza, basta adoperare qualche grano di più di gomma arabica, o un poco di colla di pesce invece della gomma, per dar loro maggior lucentezza.

925. Lapis per abbozzare. — Piglia una piccola canna di ferro, riempila di verghette di fusaggine, o silio che tu voglia chiamarlo; chiudi la detta canna da ambo le estremità, mettila nel fuoco, e la fusaggine si convertirà in un carbone tenero opportunissimo per fare abbozzi.

Quando si tagliano questi lapis, bisogna appuntarli da un lato per schivare il midollo.

926. Pastelli per disegnare. — Mescola la cenere d’ossa polverizzate con grasso di balena, a cui aggiungerai le materie coloranti. Piglia, per esempio, un’ oncia di grasso di balena per 5 once di ceneri polverizzate. Stempera questo grasso in un bicchiere d’acqua bollente; indi aggiungi la cenere d’ossa, e macina il tutto insieme con quanto basta di materia colorante per ottenere la tintura che desideri. Poi riduci la pasta in forma di piccoli bastoncelli, e falli seccare lentamente sopra un’asse.

927. Ceralacca rossa. — Togli: gomma lacca, denari 12; trementina, denari 6; colofonia (pece greca), denari 6; cinabro, denari 3; minio, denari 3. Fa sciogliere a fuoco lento in un vaso benissimo netto la lacca e la colofonia; sciolte che siero queste sostanze, aggiungi la trementina, poi il cinabro ed il minio a poco a poco. Ciò fatto, agita il tutto con gran diligenza, e lo verserai nelle forme per convertirlo in bastoncini: alcuni però usano di ridurlo in tal forma arrotolando il miscuglio sopra una lamina di metallo, che fanno prima scaldare un poco. Per rendere lucidi i bastoni di ceralacca, o cera di Spagna che ti piaccia chiamarla, non hai a far altro che esporli a tenue fuoco sopra un braciere.

928. Ceralacca verde. — Togli: gomma lacca e colo-fonia mezz’oncia di ognuna; trementina, den. 3; verderame benissimo polverizzato, den. 9; e procedi come sopra.

929. Ceralacca gialla. — Togli: ragia bianca, once 2; mastice, once 1 ; sandracca, once 1; ambra, denari 12; gommagutte, denari 6. Se invece di mastice e di sandracca piglierai gomma lacca, e ometterai la gommagutte, otterrai una cera bruna, alla quale potrai mischiare un tantino di polvere d’oro.

930. Ceralacca nera. — Piglia la medesima composizione accennata per la ceralacca rossa, sostituendo però al cinabro ed al minio il nero fumo.

931. M odo di marmorare la carta. — Macina col fiele di bue diversi colori, ciascuno separatamente, come ocra gialla, indaco, ocra rossa, terra verde, ecc. Abbi tanti pennelli quanti sono i colori preparati; intingili ciascuno in un colore, e quindi tocca con essi la superficie d’un’acqua gommata , che avrai preparata a parte in un bacino di bocca assai larga. Avverti però che prima di toccare la superficie dell’acqua, come abbiamo detto sopra, devi agitarla in giro con un bastone, e poi tosto toccarla coi pennelli, l’un dopo l’altro, intinti ciascuno in un colore nel modo che già abbiam detto. Quando l’acqua sarà in riposo, vi vedrai tutte le varietà di colori alla sua superficie: allora disponi la tua carta sull’acqua, e lasciavela stare per due minuti; poi, senz’alzarla, la volgerai per un giro nell’acqua stessa, e finalmente prenderai il foglio per un lembo, e lo trascinerai verso te stesso sull’acqua, fino a che ne lo avrai portato interamente fuori. Ciò fatto, lascialo asciugare, e dàgli il lustro con un ferro caldo.

La carta dovrà essere di buona qualità e con colla, e l’acqua gommata devesi preparare con gomma dragante.

932. Modo d’impedire che l’inchiostro muffisca. — La muffa, che tanto facilmente si forma nell’inchiostro, oltre esserne d’incomodo lo altera sensibilmente. Si sono proposti molti espedienti a fine di evitare un tale inconveniente: ne additeremo qui alcuni di più facile esecuzione. 1.°Metti nella bottiglia che contiene l’inchiostro 6 o 8 grani d’orzo triturati. 2.° Versa nell’inchiostro alcune gocce d’olio di spigo, o di qualunque altra essenza. 3.° Metti nell’inchiostro un po’di canfora. 4° Nel comporre l’inchiostro, uniscivi mezz’oncia di chiodi di garofani per ogni libbra di galla.

933. Maniera d’impedire che la carta suzzi. Fa sciogliere un pezzetto d’allume di rocca, della grossezza d’una noce, in un bicchier d’acqua limpida; umettane la carta con fìnissima spugna, e lasciala asciugare.

Per dare un bel lustro alla carta, piglia della sandracca in polvere ; fanne come una vernice, e spargila con un zampino di lepre sui fogli di carta distesi sopra un’asse ben netta e levigata.

Se vuoi rendere la carta pressochè incombustibile, sciogli un poco d’allume in tre parti d’acqua; passa due volte la tua carta in quest’acqua bollente, e poi lascia che si rasciughi.

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