Il signor Faustino e la signora Giuditta. Il Signor Faustino, seduto a tavola, cena. La signora Giuditta, vestita assai modestamente, senza nessun ornamento, con un fazzoletto nero al collo, curva dinanzi al grande braciere, fissa la brace immobile, assorta, con la mente lontano. È pallida: ha l'aspetto sofferente.
Faustino continua a mangiare, poi dopo essersi pulita la bocca col tovagliolo cerca la bottiglia del vino con gli occhi: dopo un momento chiamando sottovoce:
Signora Giuditta! Signora Giuditta!
Giuditta scuotendosi: lo fissa senza capire.
Faustino sorridendo.
Sono condannato anch'io...
più sottovoce
A morir di sete!
Giuditta.
Ah!... Il vino!
si alza: va a prendere la bottiglia sulla credenza.
Scusi! La mia povera testa se ne va!
Faustino.
Coraggio, signora Giuditta!... Non bisogna crucciarsi e bisogna distrarsi!
dopo averla osservata: gravemente.
Lei è molto ammalata!
Giuditta scoppia in lacrime.
Faustino alzandosi e prendendole una mano.
Coraggio! Coraggio per lei...
sottovoce
e più ancora per lui.
Giuditta
a mano a mano con crescente esaltazione.
Lo sento! Lo sento! Non lo vedrò più! La forca!... La forca! Poveri e ricchi! Plebei e nobili! La forca... non guarda più in faccia a nessuno!
Faustino.
Sst!
guarda verso la farmacia: poi, più sottovoce, spaventato.
Sa che quel rinnegato del sergente Baraffini l'ha presa a perseguitare e fa sempre la ronda!... - Pensi, invece - per calmarsi - che con tante perquisizioni non hanno trovato una prova sola contro suo marito! E suo marito, Tito Ansperti, è forte di corpo e di spirito: saprà negare, negare, negar sempre, per salvar sè e gli altri.
Giuditta.
E il dottor Lazzati? - Gli hanno trovato qualche cosa? - No. - Eppure lo hanno condannato a quindici anni di ferri! E poi... fra i suoi compagni...
Faustino con impeto.
Fra i patriotti?... Una spia?
Giuditta.
Una spia, no! Ma un animo debole che non resista ai patimenti, alle minacce, ai tradimenti... - Mi compatisca, signor Faustino!... Perdoni ad una povera donna che ama, che soffre... e che muore. Sì! Sì! La morte! Ecco la mia forza e la mia speranza, perchè il mio Tito non me lo rendono più! Sono tre mesi, più di tre mesi, che quel Baraffini aveva messi sopra di me i suoi occhi di spia infame! - È venuto a strapparlo dalle mie braccia! E rideva, ghignava, mentre i gendarmi lo ammanettavano! Lo hanno condotto a Como, a Milano, a Venezia! Dio, Dio, a Venezia! Sapete come si chiama la prigione dove lo hanno rinchiuso a Venezia? - Lo Stokhaus! - La casa delle bastonate.
scoppia di nuovo in lacrime.
Faustino esortandola a calmarsi.
Signora Giuditta! Signora Giuditta! Anche per quel povero vecchio del signor Ansperti!... Il signor Tito era l'unico figlio!
Giuditta.
Il babbo vive per la patria, per la vendetta! Lui... non è che suo padre! Io sono sua moglie! Lo amo, lo adoro, ne sono innamorata! Sono giovine ancora! È mio, è mio, il mio Tito e lo voglio!
Suona il campanello dall'uscio che dalla strada mette in farmacia: Giuditta si asciuga la lacrime in fretta.
Faustino fa per avviarsi in bottega.
Finisca di cenare. Vado io al banco.
vede in farmacia il conte Lamberti: sottovoce a Faustino:
È il conte Vitaliano!
Giuditta e Faustino mutano d'aspetto immediatamente: sorridono e si mostrano disinvolti.
Giuditta rimuovendo la brace con una palettina.
Avanti, avanti, signor conte! Venga a scaldarsi le mani! Soffia una brèva gelata! Un ventaccio di neve!
Faustino mentre Lamberti entra nella retrobottega.
Servitor suo, signor conte!