SCENA III.

Anna e Giacomino.

Anna.

Che estro hai avuto? Perchè tanta furia?

Giacomino.

Quell'uomo rappresenta tutta l'Austria. L'Austria, che non vuol prendermi sul serio! Io mi sono battuto per una ballerina! È fissato, è convenuto; è la parola d'ordine. Scommetto che se io andassi a dire oggi al commissario di polizia: - Barone; io non mi sono battuto per la Pochini, ma perchè non voglio in questa terra feconda di aranci e di olivi i mangiatori di sego, - scommetto mi riderebbe sul muso!

Anna.

E ti disperi per ciò?

Giacomino.

Non mi dispero, ma capirai, averle prese e poi non essere nemmeno un po'... un po' martire!

avvicinandosi ad Anna.

C'è qualche cosa di grosso per aria!

Anna trasalisce interrogandolo con gli occhi.

Giacomino.

Non posso dirti niente! Non interrogarmi, non pregarmi, non supplicarmi! Tanto, non potrei rispondere! Ma che uomo, tuo marito! Che uomo quel Vitaliano!

Anna sorridendo, raggiante.

Sì? È vero?

Giacomino.

Che cuore!... E che fegato!... Non è un orso, - no, no! - È un leone!... Un Dio!

con slancio, dando un bacio ad Anna.

Tò!... Prendi!

Anna risentita.

Giacomino!

Giacomino.

È per lui. Per tuo marito! - E questa volta... Altro che finte e salto indietro! Sempre avanti e per davvero fino alla fine!

vedendo Anna oscurarsi in viso.

Che hai?...

spaventato.

La nonna!

siede fingendosi sofferente.

Anna scrollando il capo.

Tutto il tuo coraggio...

Giacomino.

Sento anch'io il coraggio, come in quei versi, di guardare il patibolo in faccia; ma di guardare in faccia la nonna quando è in collera.... proprio no!

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