SCENA PRIMA.

La contessa Teresa, il conte di Rienz, la contessa Anna, il Cézky e Francesco. La contessa Teresa, in piedi, davanti al tavolino, leva i fiori da un cesto di vimini e ne riempie due ricchi vasi. Il conte di Rienz passeggia su e giù, per la sala. Dimostra un'eleganza ed una disinvoltura giovanile. Francesco, in piedi, serio, rigido, si tiene un po' discosto aspettando gli ordini della contessa Teresa. Anna, in piedi sopra uno sgabello, davanti alla libreria, prende dei libri e ne legge il frontespizio al Cézky, seduto alla scrivania.

Rienz fermandosi vicino a Teresa.

Quante cure e quanto amore per i vostri fiori.

Teresa sorridendo.

Non vedono le rughe e non hanno odî politici! Sono i soli amici rimasti fedeli; che non mi voltano le spalle!

Rienz sottovoce, con amabile rimprovero.

I soli, Teresa?

Teresa.

Voi siete... molto più di un amico! Quando non c'erano le rughe, l'amore... e adesso... tutto ciò che rimane di questa mia povera vita!

Rienz scherzando.

E Giacomino?

Teresa con un sospiro.

Il figlio della mia povera figliuola?

ridendo con viva compiacenza.

Ah! Ah! Giacomino, è la mia vanità! Come nonna, e nonna di un rompicollo già famoso, posso vantarmi di essere ancora una nonnina giovine e bella!

a Francesco indicando il vaso di fiori che ha finito di adornare, ed il posto dove metterlo.

Lì; sul caminetto!

Anna leggendo il frontespizio di un libro e dettando al Cézky.

«George Sand. - François Le Champi - Editore Cadot - Parigi.»

Cézky scrivendo.

«... Cadot - Parigi.»

Teresa che sta riempiendo un secondo vaso di fiori, al Rienz.

Vi vedrò qualche volta anche quest'inverno?

Rienz.

Volete proprio rimanere a villa Lamberta?

Teresa.

Ve l'ho detto; sono gli odî politici! A Milano, adesso, mi detestano!

Rienz.

Commettete la colpa di ricevermi!

Teresa.

Quella Maffei!... Col pretesto dell'arte e della letteratura!... Non so come si possa tollerare un simile covo di rivoluzionari! E tutti sottomessi a quel Carlo Tenca! Al figlio di una portinaia!

Rienz sorridendo con un'alzata di spalle.

Chiacchiere, lasciateli chiacchierare. Quando c'entrano le donne non c'è mai serio pericolo! e chi altro si è mostrato con voi poco gentile?

Teresa.

Cioè... molto scortese. Tutti! Adesso anche la Marianna Trivulzio, anche la Carolina Crivelli! L'una ha finto quasi di non vedermi, l'altra mi ha appena salutata.

Rienz.

Quando?

Teresa.

Sabato; a Milano. Le ho incontrate faccia a faccia al coperto dei Figini: io salivo, loro scendevano. È di moda, è una montatura!

Rienz.

Passerà.

Anna leggendo il frontespizio di un altro libro: vivamente.

«La capanna dello zio Tom!...»

buttando il libro sulla scrivania.

Voglio rileggerlo!

Cézky legge il frontespizio e scrive.

Rienz a Teresa.

E... vostro figlio?

Teresa per farlo tacere.

Stefano, per amor del cielo!

odorando il mazzo.

No, no! I figli, non sono i fiori della vita!

Rienz.

Dite la verità: lo credereste capace di... qualche seria buffonata?

Teresa.

Capace di tutto per il suo spirito di contradizione contro sua madre! Anche di fare il repubblicano o l'albertista.

Rienz.

Va sempre a caccia con quel Fratti... Con quel vostro dottore?

Teresa stizzita.

Mio dottore? che dottore!... Veterinario! Non gli ho mai fatto curare altro che la servitù! Francesco!

indicandogli l'altro vaso che ha empito di fiori.

Sotto lo specchio!

Mette i fiori che sono rimasti nel cesto, in una coppa d'argento, in mezzo al tavolino.

Anna legge il titolo di un altro volume.

«I dolori del giovine Werther... Firenze - Le Monnier.»

Cézky scrivendo: con evidente allusione.

Questo libro invece lo rileggerò io! Werther e Jacopo Ortis! Nella mia anima, quanto della loro anima... Nel loro dolore quanto del mio dolore.

Anna con vivacità.

Signor Cézky! Siamo forse da capo?

Cézky fingendo di scrivere, mormora alcune parole delle lettere dell'Ortis.

«Ho amato! Tu stesso, tu mi hai presentata la felicità; tu l'hai abbellita de' raggi dell'infinita tua luce! ma dopo mille speranze ho perduto tutto!»

Teresa rovesciando sul tavolino i pochi fiori che sono rimasti nel piccolo cesto e dando il cesto vuoto a Francesco.

Prendete, andate pure.

Anna prende un libro lo apre e legge:

Luna, romito, aereo

Tranquillo astro d'argento,

Come una vela candida

Navighi il firmamento,

Come una dolce amica

In tua carriera antica

Segui la terra in ciel!

A voi!

scendendo dallo sgabello.

Leggete, invece, questi bei versi, per rasserenarvi.

Rienz
sempre passeggiando, si avvicina ad Anna.

Si può sapere, contessa, qual lavoro avete immaginato per impiegare il vostro tempo e per farlo perdere al segretario di vostro marito?

Anna con freddezza.

Il catalogo de' miei libri!

Si volta subito e prende un altro volume: dettando a Cézky.

Alessandro Dumas: «Antony.»

Rienz dopo aver scambiato un'occhiatina ed un sorriso d'intelligenza con Teresa.

Avete detto bene, duchessa, è una moda, una montatura; idrofobia romantica, ma passerà, passerà! I Conti di Lara, i Don Paez, i Profughi, i Corsari da una parte; - le Parisine, le Ermengarde, le Carlotte dall'altra, hanno fatto più male ai giovani cervelli del Lombardo-Veneto, di tutti libri incendiari e proibiti «sotto pena di morte» - Lo spirito rivoluzionario è entrato nel sangue «al chiaro di luna» e anche a suon di musica coi Lombardi e col Rigoletto! Il cattivo umore e le cattive digestioni!... Ecco il nemico insidioso al quale un buon Governo deve tagliare la strada, e noi, invece, abbiano lasciato prender voga all'etisia! Tisiche le... demi-mondaines, come la Margherita del Dumas, tisici i lions, tisiche le signore! Chi ormai ha la disgrazia di essere florido, beve l'aceto per diventar magro e verde.

Teresa ridendo.

Non c'è che dire! Avete quasi ragione!

Rienz.

Quasi? Proprio così. - I discepoli di quel maestro... capo bandito, mezzo Fra Diavolo e mezzo Savonarola, che ordisce da Londra le pugnalate del 6 febbraio dell'anno scorso?... I fratelli? I cospiratori?... Tutti stomachi deboli! Dopo teatro, non potendo cenare, passano la notte cospirando, preparando la rivoluzione!... pallidi Antony, di un'illusione politica... che vanno a finire sulla forca! Preparare la rivoluzione!

siede vicino a Teresa.

Teresa sceglie un fiore dalla coppa d'argento e glielo offre.

Rienz.

Grazie!

odorando il fiore.

Intanto... le rivoluzioni che riescono non sono quelle che si preparano, e poi...

sorridendo.

In questo momento? Noi armati fino ai denti, la Francia in piena reazione monarchica e il Piemonte costretto, pare, a metter giudizio!

Teresa.

Quel... Cavour, veramente, che roba è?

Rienz alzandosi vivamente, e facendo con la mano il gesto stizzoso, particolare ai tedeschi.

Un piccolo Metternich frondeur, che se vorrà ostinarsi a fare l'Italia, finirà col disfare il Piemonte!

a Teresa: più sottovoce.

Volete scommettere, Teresa? Fra un anno sarete a Milano, festeggiatissima!

Teresa.

Credete? Davvero?

Rienz.

Leggete il loro giornale! I poeti, i critici del crepuscolo, dopo il fiasco tragico del 6 febbraio cominciano ad averne abbastanza dell'«utopista» di Londra o di Lugano!... del cospiratore banchiere che col «prestito nazionale» ha vuotate loro anche le tasche!

ridendo e sedendo di nuovo.

Ah! Ah! È scoppiata la discordia fra i due «Carlett... Carlucc...» come dite?

Teresa.

Carlöè.

Rienz.

Fra i due Carlöe, il Cattaneo federalista e il Tenca unitario! Ah! Ah! Il Crepuscolo! Benissimo! Soltanto, il loro, non è il crepuscolo che si vede prima del levar del sole... è il crepuscolo del tramonto: l'ultimo barlume del romanticismo!

alzandosi.

Ma qui, e a Vienna devono darmi ascolto. Basta con le forche e proibire «la bianca luna». Rimettere in voga l'allegria e rinforzare l'amore!

Teresa.

Lo manderemo a Venezia ai bagni di mare!

Rienz.

Sapete, Teresa, che cosa mi ha detto lo stesso conte di Metternich? - «Quei poveri Lombardoveneti, noi li abbiamo troppo annoiati!» - Filosofia, profonda! - I popoli, sono come le donne e le donne si vincono divertendole, e vi tradiscono... sopratutto quando le annoiate!

Francesco si presenta sull'uscio di mezzo.

La carrozza di sua Eccellenza!

Teresa.

Così presto?

Rienz.

Sono a pranzo dall'Arciduca. Devo essere alla «Villa del Pizzo» prima delle sette!

Teresa a Francesco.

Dite al cocchiere di andare avanti al passo e di fermarsi alla «casa rossa».

Francesco s'inchina ed esce.

Ho la prescrizione del medico - il mio! - di fare un'ora di passeggiata, tutti i giorni! Suvvia datemi il braccio, uomo...

guardandolo con affettuosa e con tenera galanteria.

molto divertente!

rivolgendosi ad Anna.

Vieni anche tu, Anna?

Cézky
sottovoce alla contessa, sempre fingendo di scrivere.

No!... Rispondete di no!

Anna fa un atto di collera contro Cézky: poi fermandosi, a Teresa.

Devo salire un momento...

Stringe la mano al Conte di Rienz con molta sostenutezza. Il Cézky, alzatosi in piedi, s'inchina profondamente, poi corre innanzi, spalanca i due battenti dell'uscio, e s'inchina una seconda volta.

Teresa mentre aiutata da Rienz si accomoda lo scialle.

Mia nuora è proprio come me!... Io non ho mai sentito vivamente gli affetti di famiglia!

Rienz.

E... Giacomino?

Teresa ridendo.

Quello posso dire che mi è caro come le mie pupille!... Mi costa un occhio della testa!

Cézky
chiude l'uscio e rimane vicino alla soglia.

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