Giacomino e il Lamberti. - In fine Anna.
Lamberti sottovoce; ma serio, senza nessuna commozione.
Le dieci mila svanziche, prevedo, le finirai presto, se dovrai andare a Torino.
Giacomino trasalendo, ma poi fingendosi meravigliato.
A Torino?... Io?...
Lamberti.
... E siccome, prevedo pure, che non sarebbe sempre facile il poter scrivere e forse, ancora meno, il poter rispondere, così ti ho preparato, al caso, anche una mia credenziale per il banco Mazza e Sacerdoti.
Giacomino.
A Torino?... Io?...
Lamberti.
Sì, tu! - Domani ti batti col principe Varzis!
Giacomino.
Chi te l'ha detto?
Lamberti.
Emilio Dandolo.
Giacomino.
Emilio Dandolo?
Lamberti.
Adesso, a Milano.
fissandolo.
Libertà o Morte.
Giacomino.
Anche tu?... Anche tu sei dei nostri?
Lamberti.
Dei vostri? Non so. Tu, intanto, di chi sei?
Giacomino.
Io? Di chi sono? Bellissima domanda! Di chi sono? Sono... del partito degli Italiani.
Lamberti.
Del partito della Pochini? Della prima ballerina della Scala?
Giacomino.
Contro la Priora che ci vogliono imporre gli ufficiali austriaci! Ma la Scala è nostra!
dà una grande fischiata.
Fischi! Abbasso! Basta! - Dovevi sentire ieri sera, che baccano!
Lamberti vivamente.
Ebbene no! Io non sono dei vostri, dei tuoi! Noi non apparteniamo al partito degli Italiani: apparteniamo all'Italia e siamo italiani!
Giacomino, maravigliato.
Non è poi la stessa cosa?
Lamberti.
Io, «il figlio delle selve», fischio di notte, al confine, per chiamare, o avvisare i contrabbandieri...
Giacomino risentito.
Anch'io non fischio soltanto le ballerine! Domattina - lo sai già - mi sentirà fischiare qualcun altro!
Lamberti.
Dinanzi a tutta Milano che ti osserva e ti applaude, con le più belle signore che ti incitano e ti ammirano? Non arrischieresti forse di romperti il collo anche alle corse per ottenere i battimani delle dee dell'Ippodromo? Il duello col Varzis ti fa onore: ma ti giova anche. Il fare l'Italiano, il fare il coraggioso è indispensabile oggi, per il perfetto gentiluomo di società, come... il saper suonare il pianoforte! Ben altro dev'essere il sentimento che ci anima! Ben altro il coraggio del quale dobbiamo dar prova!
Giacomino con alterezza.
Qual'è, dunque?
Lamberti.
È il coraggio dell'abnegazione, del sacrificio, il coraggio del perseverare... tanto più grande, quanto più è oscuro e ignorato! - È il coraggio del Pezzotti, che sentendosi sfinito dalla lunga prigionia e dalle torture dell'interrogatorio, per paura che gli sfugga un nome, per paura di tradire i compagni, solo, al buio, con la cravatta si appicca all'inferriata del carcere! È il coraggio di Tito Speri, che esce dal confortatorio ornato nella giovine elegante persona, azzimato nell'abito, ben composta la chioma bionda e che così, come per recarsi ad un ballo, infilandosi i guanti bianchi, si avvia al capestro, alla forca! - E non ha lì, intorno, in quell'alba piovosa, altro che quattro croati per ammirarlo! E al boia che gli chiede il perdono regolamentare risponde: - Niente paura, caro mio!... Trattami soltanto da buon amico! - Sei diventato pallido? - Anch'io guardami! E non sono questi, i soli. - Sono cento, sono mille gli esempî, gli eroi: sono uomini e donne, patrizî e popolo; sono spiriti eletti nella nobiltà del pensiero, sono anime semplici e rudi! E tutti insieme, i nostri, dal sepolcro dei morti, dal sepolcro più tremendo dei vivi, erompono in un sol grido, in una sola parola d'incitamento, di evocazione di speranza: - Patria!
Giacomino.
Patria! La nostra Patria! - Ho capito!
si preme sul cuore una mano del Lamberti.
Senti. - Sono con te.
Lamberti.
Sei commosso?... No! No! Non nascondere, non vergognarti delle tue lacrime!
Giacomino.
Non sono più un ragazzo! Sono un uomo!
Lamberti.
Ed è appunto questo tuo pallore, questo tuo fremito, sono queste tue lacrime che ti rendono uomo! Ascoltami bene.
Giacomino.
Sì! Sì!
Lamberti.
Tu, adesso, sai ciò che fai! Il tuo, dunque, non è più un duello, è la nostra guerra disperata e continua. Non è possibile unirci in battaglioni? Scendiamo in campo faccia a faccia...
Giacomino.
Uno per uno!
Lamberti.
E se mai ti tremasse la mano, ricordati. Oggi bisogna ricordare, ricordare e odiare.
più sottovoce.
In un anno solo, - dal quarantotto al quarantanove, - più di 960 tra impiccati e fucilati. In questi ultimi tre anni, più di 432. - E «la verga di ferro», - ricordati, - che valse la condanna a morte ad un povero maestro, e non era altro che un piccolo bastoncino da passeggio! - E ricordati le irrisioni feroci!... E le nostre giovani, trascinate ignude alle nerbate sulle reni in Castello, presenti gli ufficiali, - come il tuo, di domani, che sghignazzavano! Ricordati! Ricordati! Oggi bisogna ricordare, ricordare e odiare! Verrà dopo il perdono, - il perdono e fors'anche l'oblìo, - ma soltanto, quando la patria, l'avremo.
Giacomino.
Domani! Domani! Sono dei tuoi, sono con te! - Domani sarò degno di te!
Lamberti.
Degno di me? Io? Non sono niente, non sono nessuno, io! Sai, tu, a chi dobbiamo, noi tutti, questo fuoco, questa fede, questo fervore, questo spirito di sacrificio? - A lui, ad un uomo, ad un grande, che abbiamo intravveduto appena, col quale abbiamo scambiato appena qualche parola, ma che sentiamo essere vicino a noi, con noi, vigile, austero, forte come il destino!
Giacomino sottovoce.
Mazzini?... Mazzini?...
Lamberti.
Votato alla causa degli oppressi, i nemici d'Italia lo odiano, i potenti lo avversano e lo temono, ma tutti i cuori generosi battono sul suo, si esaltano alla sua parola ardente, e le donne lo amano, e la giovane Italia lo idolatra!
Giacomino.
Mazzini! Mazzini! È Giuseppe Mazzini!
Lamberti.
Egli è cospiratore ed artista: formidabile, inflessibile, gentile e mite insieme. Adora i fanciulli, i fiori e definisce la musica «il tramite più puro fra l'uomo e la divinità». - Egli è, per noi la stessa Provvidenza, nella quale fermamente crede, e noi siamo con lui, per lui! La sua invocazione, - Dio e Popolo, - è la nostra; e il suo motto «pensiero ed azione» - è ormai, per noi tutti, il dovere, la gioia, il perchè della vita...
Giacomino.
E il coraggio di saper morire!
Lamberti.
A Milano, subito, a Milano! Ho già consegnato a Emilio Dandolo, denaro e credenziali. Ma sarò anch'io questa notte, a Milano. - E se non partirai...
Il Lamberti pensa per un istante che Giacomino possa rimanere ferito, ucciso: ma poi, subito, si rassicura.
- Non temere! Dio è con noi! - Se il Varzis se la caverà con poco, torneremo qui. Ci sarà da fare.
Giacomino gli afferra la mano, interrogandolo con gli occhi, ansiosamente.
Lamberti.
Forse. - Aspetto adesso un amico... - Tu, va; adesso va; e non veder la nonna, nessuno!
Giacomino.
No!
Lamberti.
Pensa che da una tua parola, da una tua imprudenza, può dipendere la vita di Dandolo, di cento altri... - che hai?...
scotendolo con ira.
Con chi?... Con chi?
Giacomino.
Con Anna. Ho detto tutto ad Anna!
Lamberti.
Soltanto con lei?
Giacomino.
Soltanto con Anna. Ma adesso la vedrò: certo mi aspetta... per salutarmi.
verso la finestra.
Eccola!
fa per andarle incontro.
Lamberti.
No. Le parlerò io stesso; subito! Adesso la chiamo qui! Tu va. Scendi per la scala di servizio, passa dietro la casa. All'osteria della Stella, troverai un calessino già pronto. In meno di un'ora sei a Milano. Addio!
Giacomino lo fissa, mostrando il desiderio di abbracciarlo: il Lamberti e Giacomino si gettano fra le braccia l'uno dell'altro, poi Giacomino fugge via quasi di corsa.