NOTA EDITORIALE

Da anni ci proponevamo di pubblicare scritti di Schicchi perché ci avevano attratto le frammentarie notizie che ci pervenivano sul suo conto e sui suoi interventi nel sociale. Ma il compito non era facile perché la maggior parte della produzione teorica (che in Schicchi incontestabilmente affianca e appoggia quella pratica) era frammentaria e sparsa dappertutto in Europa: archivi, biblioteche, case, ecc.

Ci incuriosiva, principalmente, il fatto che una tale produzione: di giornali (decine e decine, a quanto si vedrà nel testo) e di azioni sociali: rivolte contadine, attentati, ecc., organizzati e messi in atto da questo compagno, fossero quasi come tenuti nell’ombra, di più, riposti non si sa bene dove, sicuramente in una sorta di dimenticatoio. E non solo dalla storiografia ufficiale – cosa ovvia – ma dalla storiografia e dalle tematiche, del movimento anarchico.

Poi ci siamo spiegati l’arcano. Schicchi non è un politico, ed è un polemico. Polemica non fine a se stessa, polemica dura e arguta che attacca atteggiamenti politici e leaderistici, atteggiamenti che non hanno niente a che fare con l’idea anarchica.

Lasciamo ai compagni il piacere di scoprire questa interessante pagina dell’anarchia, e quello che vogliamo consegnare alla loro riflessione non è tanto il personaggio in sé – in quanto anche noi siamo scevri da santificazioni – ma tutto ciò che questo individuo e le sue parole e le sue azioni sono riusciti a proporre e produrre.

Catania, 13 gennaio 1993

Melina Di Marca

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