IV.

Nell'antico castello dei conti Angoulême presso Amboise erasi compiuta l'educazione di Francesco I, e di sua sorella Margherita, che fu poi regina di Navarra. Luisa di Savoia figlia del conte Filippo di Bresse, rimasta vedova giovanissima del conte Carlo di Valois Angoulême, visse lunghi anni coi figli in quel volontario ritiro. Ivi crebbe, vivo ritratto dell'uomo ch'ella avea appassionatamente amato, Francesco I, robusto della persona, pronto d'intelletto, e per indole naturale inclinato ad ogni opera buona e generosa. Qualche anno fa leggevasi ancora in una delle sale di quel castello il motto: Libris et liberis, fattovi dipingere da Luisa negli anni del suo dolore, e quel motto compendia il sacrificio spontaneo di una giovinezza sfiorita senza rimpianto. Dalla libreria d'Amboise sono pervenuti alla Nazionale di Parigi moltissimi codici fatti copiare da Luisa di Savoia per l'istruzione dei figli, e contengono le opere minori del Petrarca e del Boccaccio, l'Epistole di Ovidio tradotte da Ottaviano, di Saint-Gelais, un esemplare della Divina Commedia, e moltissimi romanzi cavallereschi. Nata in Italia, e cresciuta in una corte, dove già era penetrato l'alito del Rinascimento, Luisa volle impartita ai figli un'educazione schiettamente classica. Un [14] dotto abate, Francesco di Rochefort, erudì ne' primi elementi della lingua latina e greca i due giovinetti, mentre la madre chiamava Arturo Guffier signore di Boissy a precettore e a governatore di Francesco. In possesso di una ricca cultura classica i due giovani acquistarono ben presto il più fino gusto letterario ed artistico; più tardi i continui rapporti coi nostri grandi maestri, coi letterati italiani, rifugiatisi alla corte di Francia, perfezionarono la accurata educazione impartita loro dalla madre e dai precettori. Così la affettuosa sorella del Re che i poeti aulici di quell'età chiamarono la Margherite des Margherites, fu in grado di dettare, a imitazione del Boccaccio, l'Héptaméron, e i varii poemetti gentili che le danno fama; e Francesco I anche in mezzo ai disagi delle guerre, e alle preoccupazioni della politica, trovò il tempo e la voglia di sottomettere il suo pensiero al giogo della misura e della rima, emulando le glorie del Jamet e di Clemente Marot. Noi non potremo qui dare un quadro completo della vita di Francesco I negli anni ne' quali Luisa di Savoia, trepidando per il suo avvenire, ma pure intravedendo il destino che gli era serbato, procurò ch'egli acquistasse esatta coscienza del proprio grado e de' suoi futuri doveri. Troppo nota è del resto la storia dei suoi trascorsi giovanili, della sua veemente passione per madama di Chateaubriand, delle sue debolezze per mademoiselle d'Héilly, più tardi duchessa d'Étampes, per non riconoscere che non a torto i contemporanei gli rimproverarono di aver troppo spesso trasgrediti i consigli prudenti della madre, e più tardi sacrificato ai suoi capricci, alle sue passioni, con gli interessi della dinastia la dignità della Francia. Ma certo nei tratti salienti della sua figura morale, ne' suoi entusiasmi per l'arte, nel suo amore per il lusso e per il fasto, nelle sue virtù e nei suoi vizi rimangono così al vivo scolpiti i caratteri stessi di quella società spirituale, che prima [15] che altrove in Italia preannunziò il rinnovamento della vita sociale, ch'egli acquista maggior diritto di Carlo V alla simpatia nostra, se anche pe' molteplici errori, per le funeste titubanze di una politica sleale ed egoistica, per l'abbandono ingiustificato e colpevole, in cui lasciò una gloriosa repubblica moribonda, noi cademmo vittime degli Spagnuoli.

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