VIII.

Con più decoro, e pel nome suo e pel nome italiano, sopravvisse la Repubblica di Venezia; poichè quella forte e veneranda compagine di Stato, pur avviandosi fatalmente anch'essa a una lenta decadenza, trae vitalità dall'intenso amore de' sudditi e dalle antiche virtù, non ancora del tutto affievolite, della sua gloriosa aristocrazia. Quivi troviamo, nella seconda metà del secolo XVI, l'anima onesta di Paulo Paruta, la cui legazione a Roma, negli anni 1591-95, è un monumento di sapienza e di patriottismo. Scrisse il Paruta opere dottrinali di politica, con alto intendimento morale e civile, e con eleganza di dettato; cioè i Dialoghi Della perfezione [206] della vita politica in tre libri, pubblicati la prima volta nel 1579, e i Discorsi politici in due libri, che videro la luce in Venezia nel '99, un anno dopo la morte dell'autore. Del Paruta scrisse ampiamente e bene Cirillo Monzani; di recente Giuseppe De Leva ha giudicato che egli sia “lo statista il più vicino, di spirito e di senno, al Machiavelli, in ciò solo da lui discosto, che, pio e religioso, non sogna tra le miserie d'Italia uno Stato pagano„. Nel quale giudizio in massima conveniamo; se non che, pare a me siano da rilevarsi nel Paruta altre differenze, anche rispetto al metodo. Il Paruta tratta della politica principalmente da filosofo, e si compiace non di rado (più spesso nei Dialoghi che nei Discorsi) delle astrazioni teoriche. Il tema che egli si propone è la ricerca della ottima forma di governo; e, tenendo sempre volta la mente ad un'idealità di perfezione morale e civile, intende al conseguimento di tale fine, con nobilissima fede, e con acume d'investigazione e di considerazioni. Ma l'osservazione vivace, l'analisi intima, penetrante, degli uomini e delle cose, quella specie (dirò col Villari) di “vivisezione„, per cui hanno tanta efficacia e tanta evidenza le opere dei politici fiorentini, pare non si addica alla dignità filosofica e allo stile togato del dotto Procuratore di San Marco.

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