VI.

La libertà repubblicana è caduta: e su quelle rovine han fatto le loro paci, la Chiesa di Roma, che per entro alla corruzione secolare e alle pagane eleganze ha giocata la sua unità, e il sacro Romano Impero, le cui idealità medievali son fatte così una brutta cosa, nella greve signoria di Carlo V spagnuolo, del monarca su' dominii del quale il sole non tramonta. Splendori di corti, di pensiero e di roghi, illumineranno l'età che incomincia, della quale il mio tema varca sfiorando le soglie, e destinata, o Signore, alle conferenze del prossimo anno. Nei sozzi e atroci drammi coniugali dei duchi e granduchi Medici e de' loro cortigiani, ultima che ritragga dell'antico “femminile„ fiorentino, bella, culta di lettere, esercitata nella poesia, nella musica, nell'uso di più lingue, del volgar nostro intendentissima, gentile d'animo, è l'infelice Isabella Medici Orsini. Altre gentili ospita il chiostro; il chiostro, talvolta cercato e invocato, troppo più spesso destinato alla inconsapevole innocente fanciullezza da quelle tirannidi gentilizie, scellerate e codarde, delle cui vittime la Geltrude del Manzoni è vendetta immortale. E nel chiostro, da uno ad un altro trafugandola [143] gelosamente, i repubblicani fiorentini dell'Assedio avean custodita Caterina de' Medici: come utile ostaggio, speravano; e non sapevano di serbarla a ben altre fortune. “Andate, e dite a que' miei padri e signori, che io intendo d'essere monaca, e di starmi in perpetuo con queste mie reverende madri„; mandava ella a dire alla Signoria: l'aspettavano invece il trono di Francia, e le guerre civili di religione, e la Saint-Barthélemy.

Ma ai dolci silenzi della meditazione pietosa sulle umane colpe e sventure, agli entusiasmi verso Dio buono, ai terrori di Lui giusto, era nata Caterina de' Ricci, che in San Vincenzio di Prato si chiude giovanissima, negli anni durante i quali per un'altra di quel casato, la Marietta Ricci Benintendi, duelli di non degno amore intermezzano le battaglie della libertà, e il nome d'un'altra Ricci, Cassandra, è vituperato fra le tresche e nel sangue. Caterina nel chiostro riceverà le ultime tradizioni e gli affetti de' seguaci di frate Girolamo; appiè dell'altare, sul quale ella un dì sarà santa, consacra la religione del martirio di lui: e dal chiostro, non ripudiata l'umana fraternità, a' suoi di casa parla, nelle Lettere, parole di pace, di conforto, d'amore; ai prelati suoi superiori, di reprensione reverente, ove occorra; agli uomini, che tra le cure civili o mercantili si travagliano, parole di virtù operosa e che si affisa nell'alto; di giustizia, ai principi; di miti e caritatevoli affetti, alle donne; e delle due che furono le mogli di Francesco de' Medici, ama Giovanna d'Austria infelice, prega e fa pregare Dio per Bianca Cappello.

Nè con l'infoscarsi, sempre più cupo, de' tempi, col sempre più gravemente incombere sulla libertà politica e del pensiero la domestica e la straniera tirannide, manca ne' chiostri, alla pietà verso chi rimane nel mondo, il cuor della donna: o l'abbiano esse lasciato, o esso il [144] mondo le abbia allontanate da sè, quelle buone sentono e fanno suoi i dolori della famiglia alla quale appartennero. Sulla collina d'Arcetri si raccoglie a morire, quasi prigioniero, il grande liberatore del pensiero moderno, Galileo: ma presso alla villa del Gioiello, che oggi nel suo nome ci è sacra, vegliano su lui, dal convento di San Matteo, l'affetto e la preghiera d'una santa creatura, che data a lui dall'amore, egli è forse colpevole di avere, sin dalle fasce, destinata all'espiazione; della sua Virginia, che egli ha voluto sia suor Celeste: ed ora ella viene a lui, non potendo di persona, con le Lettere nelle quali quella cara anima è sopravvissuta anche a noi: e si accuora de' suoi dolori, e trepida delle sue malattie; e si prostra reverente al suo divino intelletto che “penetra i cieli„; e in una rosa, che gli manda nel cuor dell'inverno, vuole intravvegga, di là dal “breve e oscuro inverno della vita presente, la primavera dell'eternità„; e s'addossa ella le penitenze spirituali impostegli dal Sant'Ufizio; e al ricevere un suo libro, o al sapere di onoranze resegli, esulta; e vorrebb'essere “in una carcere assai più stretta di quella in che si trova„, per far libero lui; nè le duole di esser monaca, se non quando sente ch'egli è malato, per non potere assisterlo; e dovendo come le altre monache scegliere fra i Santi il Santo “suo devoto„, non altri sa scegliere, con sublime profanità di figliuola, che il padre suo, il padre che prega Dio le sia conservato, “perchè dopo di lui non mi resta altro bene nel mondo„. E quando cotesto martirio di amor filiale incarcerato ha il suo termine, e a trentatrè anni ella muore, il povero glorioso vecchio sentirà spezzato il più caro vincolo che ancora lo congiungesse col mondo; più dura e crudele gli pesa ora la guerra indegna che in lui è fatta ai diritti e all'avvenire dell'umanità: e di lì a breve, cieco, infermo, degnato di concessioni umilianti come a colpevole ravveduto, [145] fattogli elemosina di licenza e di permessi come a tollerato dai potenti della terra, egli che ha rivelato i misteri del cielo, nel presentire la morte: “Mi sento„ esclama “continuamente chiamare dalla mia diletta figliuola„. Nè so se la donna abbia mai scritta nella propria storia una pagina che valga cotesto grido paterno, uscito dal cuore di Galileo.

Share on Twitter Share on Facebook