II.

Mercato vecchio era il cuor di Firenze; e pareva allora la più bella piazza del mondo. Chi ne legga le lodi nel capitolo di Antonio Pucci, chi ne cerchi i fatti di cronaca quotidiana nelle novelle di Franco Sacchetti, può avere un'imagine di quella vita cittadina che si contentava di così piccola scena. Quello, il vero emporio d'ogni commercio, il ritrovo de' bottegai, de' commercianti, degli oziosi, de' giuocatori, de' villani, de' medici, degli speziali, de' malandrini, delle fantesche, de' gentiluomini, de' poveri, delle trecche, dei rivenduglioli, delle brigate allegre e spendereccie. Quivi robe d'ogni genere e sorte: le carni fresche, le frutta, i formaggi, i camangiari, l'uccellame, i pannilini, la cacciagione, i fiori, le stoviglie, le botti, la mobilia usata. I monelli, anche allora terribili, vi stanno come in casa loro: i grossi topi vi fan carnevale; la gente vi trae da ogni parte. Ogni giorno si leva qualche romore: un cavallaccio s'imbizzarrisce [54] per una ronzina, e tutti gridando accorr'uomo, la Piazza de' Signori s'empie di fuggiaschi, serrasi il Palagio, armasi la famiglia, anche quella del Capitano e dell'Esecutore, e questi per la paura nascondesi sotto il letto, e, quetato il tumulto, n'esce fuori coperto di ragnateli; due muli beccati da un corvo cominciano a tempestare; saltan sui deschi, si serrano le botteghe e nasce grande contesa fra i lanaiuoli e i beccai per i danni fatti da quelle bestie furiose.

Ma talvolta accadono anche serie questioni: i barattieri, tenitori di giuoco, vengono alle mani:

E vedesi chi perde con gran soffi

Bestemmiar, con la mano alla mascella

E ricevere e dar di molti ingoffi.

Ed allor vi si fa con le coltella,

Ed uccide l'un l'altro, e tutta quanta

Si turba allora quella piazza bella.

Si rinnova la scena raffigurata in un affresco del monastero di Lecceto, vicino a Siena. I tre dadi caddero sulla tavola in modo che un de' giuocatori è perdente. Egli sorge in piedi, esacerbato da quel colpo dell'avversa fortuna, e afferra il vincitore per la gola, stendendo il braccio. E l'altro, fattosi pallido per l'ira e lo spavento, si cerca indosso l'arme vendicatrice. La bestemmia prorompe sui labbri de' contendenti; le grida degli astanti, delle donne, de' fanciulli echeggian paurose: “Accorr'uomo, accorr'uomo!„ - La folla indietreggia sbigottita, e quando l'Esecutore arriva - sempre tardo - co' suoi famigli, la vittima è a terra, distesa in un lago di sangue.

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