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Ed ora concludendo, o signori, queste mie rapide impressioni, questa causerie sul Barocchismo, permettetemi un'ultima considerazione; discutibile, discutibilissima, lo so; ma a che serve una Conferenza, se non eccita qualche discussione; se non è una suggestione, un invito, a esaminare, a riflettere, a conversare sopra un dato argomento?

Questo barocchismo, di cui vi ho esposto qualcuno dei molteplici aspetti che ha nelle varie sue fasi del grandioso e dell'ardito, dello stravagante e del ridicolo, del molle e del triste; è essenzialmente moderno, nella sua passionata ricerca del nuovo a ogni costo: e certe sue espressioni, prima che esso deliri assolutamente, ci simpatizzano più della inappuntabile symmetria prisca. Dimenticate per un momento i Manuali, le lezioni, le Guide, e quel che si deve dire, e quel che si deve ammirare; guardate coi vostri occhi, pensate con la vostra testa, sentite col vostro cuore; e forse vi parrà d'essere più vicini alla Dafne del Bernini, che alla Giunone di Villa [422] Ludovisi; alla Santa Teresa, che alla Venere Capitolina. Forse Gœthe, il Foscolo, e Keats, son stati gli ultimi che hanno sentito od espresso in plastici versi la divina Euritmia. Noi siamo oggi tutti un po' barbari, un po' bizantini, un po' barocchi.... Nelle statue greche perfette, vediamo eternato nel marmo il felice equilibrio dei sensi e dei sentimenti: queste statue ci rammentano la primavera del mondo. L'anima umana era sana e giovine allora; non era ancora venuta meno sotto l'oppressione dei propri sogni: nè ancora l'intelligenza era stata torturata da trenta secoli di precetti, di sistemi, e di dubbi: nè il cuore affranto da trenta secoli di dolori. Nessuna penosa dottrina, nessuna crisi interiore, avevan alterato la felice armonia della vita e della forma umana, e il bel corpo cresceva come una bella pianta sempre esposta alla luce. Oggi invece, la nostra vita è tutta artificiale e sempre agitata: l'organismo nervoso è continuamente sovreccitato, e rimane sempre irrequieto e assetato di sensazioni nuove, strane, eccessive. La lampada della vita non è più una fiamma pura e tranquilla, nutrita di liquore d'oliva, ma una face resinosa e fumosa che manda torbide e rosse faville.... Tu avevi visto poco dell'immenso universo, poco amato e poco sofferto, e però, o divina Euritmia, il tuo volto è così calmo [423] e sereno! Ma noi moderni, sentiamo qua dentro qualche cosa che mancava agli antichi; che è il tormentoso, eppur glorioso, nostro retaggio: il sentimento dell'Infinito, e la coscienza dell'umanità. L'uomo moderno è meno egoista; e non sa godere e sperare senza, un palpito di fratellanza. Non ha limitato il suo ideale della Vita e dell'Arte a poche leghe di terra privilegiata, ma indaga ed ama ogni plaga dove un altro uomo respiri, soffra, ed ami. Secolari dolori hanno umanizzato il nostro cuore: e nelle voci stesse della Natura, noi ascoltiamo la solenne e malinconica musica dell'Umanità.

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