II.

In quella età media, che occupano successivamente il Risorgimento e il Rinascimento, l'arte, atto immediato dello spirito verso i tre connaturati amori, ciò che è bello, ciò che è buono, ciò che è, aveva dominato le manifestazioni della vita intellettuale, era stata essa il verbo della civiltà e dell'umano progresso. La scienza, la quale di ciò che è cerca e dimostra le ragioni, non aveva potuto più che questo, ed era già molto: raccogliere ed assumere la tradizione che la barbarie aveva spezzato; e dalla sapienza antica, che il genio universale d'Aristotile avea piena di sè, derivare, lungo le traccie luminose impresse dai Padri e dai Dottori della Chiesa benemerita conservatrice, una filosofia, la quale, innanzi tutto, era un conserto di autorità e testimonianze intorno alla verità delle cose, ai problemi nella cui soluzione si è sempre affaticato, in qualsivoglia età, per sua gloria e tormento, il pensiero degli uomini. Questo conserto era bensì stato solidato ed eretto in maestoso [239] edificio dalla mano poderosa di San Tommaso, l'Aristotile cristiano; e la scolastica, nella gran mente di lui, fu invero un organismo di propria vita animato, nel quale la ragione naturale delle cose e l'ordine ideale che ad esse sovrasta, i postulati della scienza e i dommi della fede, avevano ricevuto coesione e armonia di sistema. Ma quella filosofia teologica, già fin dal suo nascere rumorosa di dispute e molteplice di sette; - disdegnata dagli eruditi del Rinascimento, i quali, risalendo alle fonti dell'antichità classica, sovrapponevano al contenuto disputabile lo studio positivo del testo, al modo stesso che nelle vagheggiate conciliazioni di Aristotile con Platone cercavano un cristianesimo geniale, a cui meglio si adattasse la latinità di Cicerone e di Virgilio; - la filosofia teologica, che con frate Rogero Bacone e il cardinale Cusano si era pure inoltrata fin sulle soglie della indagine sperimentale; - sopraffatta per gli assalti di quello che, dal Pomponazzi al Bruno, mi sembra possa chiamarsi il reagire del misticismo negativo; conchiudeva il periodo della sua attività, feconda, ne' secoli pe' quali cosiffatto filosofare fu proprio, e benefica. Non però che se a tale sua attività cessava il favore delle condizioni esteriori e storiche, la filosofia teologica potesse essa stessa cessare. Ella rimaneva, perchè congiunta ad una funzione naturale dello [240] spirito, che è la fede, e ad una istituzione di fatto, la Chiesa: ma in atteggiamento rimaneva di difesa (tanto più sospettoso ed ostile, in quanto la grande e possente unità della Chiesa Romana era stata smembrata, ed era tuttavia minacciata, dalla Riforma), in atto di difesa e di repugnanza contro il procedimento ulteriore del pensiero, e disgraziatamente, in comunione d'interessi e in coalizione colla tirannide civile, che nella rovina delle libertà di Comune veniva costituendo, e duramente calcando sulle nazioni e sulla società, un diritto che si usurpava il titolo di divino. E il procedimento ulteriore dello spirito, fu la filosofia del dubbio; dico del dubbio, non della negazione, che è anch'essa una servitù del pensiero: fu la filosofia del dubbio, disciplinato dal metodo, e applicato alla enciclopedia dello scibile: - furono, la induzione che Francesco Bacone vuole applicata, mediante l'esperienza, alle cose reali; e la deduzione, le cui affermazioni il Cartesio chiede al proprio pensiero: - realismo e idealismo critici, che atteggiati in varietà di sistemi (e sopr'essa si librano le visioni radiose del Leibnitz e del Vico), faranno capo al Kant, dal quale, o contro il quale, si svolge, per diversi rami, tutta la filosofia moderna.

Ma a cotesto procedimento chi assicurò, non per teoria e come verità di senso comune e a [241] priori, sibbene con l'opera e l'esempio propri, l'istrumento e il beneficio dell'esperienza; - il filosofo che attuò il metodo sperimentale, così sui fatti e fenomeni più semplici attinenti alle cose che tocchiamo, come per lo studio e la rivelazione della macchina universale, di cui ciascuno degli esseri umani non attinge che una menoma particella; - il dialettico, che ridusse a impotenza perpetua gli arbitrii dei sofisti e i delirii degli allucinati, che il ragionevole ossequio all'autorità subordinò alla legittima confidenza dell'umano intelletto nelle proprie forze; - il pensatore che fece della logica una matematica, e restituì alla metafisica lo studio dei fatti interni e della idealità, togliendole l'abusivo ingerimento nell'argomentazione dagli effetti naturali alle cause; - che alla voce effimera degli uomini sostituì quella immortale delle cose e di Dio; - questo, più che filosofo, liberatore del pensiero, fu Galileo.

Invitato a dire di lui, in Roma, dinanzi alla maestà e al fiore della gentilezza italiana, - fra queste pareti, dove aleggia quasi la voce che v'è risonata del gran pensatore e incombe il peso e il delitto della sua persecuzione, - ritrarrò rapidamente dai fatti l'idealità della sua vita, quale si disegna, con tanta gloria d'Italia, nella storia dell'umano pensiero. Un altro studio, più ricco [242] di particolari e d'analisi, che rimarrebbe da farsi sul filosofo e lo scrittore - La mente e l'arte di Galileo, - aspetterà, non uditorio più degno, ma un oratore che possa affrontare con minor trepidanza il soggetto, nobilissimo ed arduo sempre.

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