IX.

Ogni vita bene spesa ha il suo premio. Al Parini non furono premii i misurati stipendii nè le lodi officiali; ma la stima di tutta la patria, l'ammirazione strappata quasi a forza a chi un tempo aveva diffidato di lui. Si trovò insieme con Pietro Verri nella municipalità che i Francesi istituirono a Milano nel '96. Era naturale che, partiti gli Austriaci, si pensasse per gli offici pubblici a lui che, non mai giacobino ma filosofo filantropo e prete cristiano, aveva tanto cooperato alla diffusione delle nuove idee, per quel ch'era in loro di giustizia civile. Il buon vecchio, ormai paralitico, si faceva portare sulle braccia a compiere il dover suo; e a compierlo ci voleva, spesso, contro le prepotenze e le angarie, non poco coraggio. Quando il coraggio fu inutile, allora soltanto pianse. E il Verri che a mano a mano in quella convivenza sempre meglio lo conosceva, ne scriveva al fratello. Prima così: “Parini il poeta è municipalista mio collega. È un uomo un po' pedante, ma illuminato sui principii della scienza sociale, e di molta probità.„ Poi, un mese e mezzo dopo, così: “Figuratevi [307] che stato è quello di un uomo probo in tale società! Parini, il fermo ed energico Parini, talvolta piange. Io non piango, ma fremo, e lo amo come uomo di somma virtù.„ Per ultimo: “La superiorità francese ha congedati sette municipalisti, tre dei quali erano veramente capaci; gli altri sono dimessi per partito, e tra questi il nostro Parini, uomo deciso per la giustizia e fermo contro chi vorrebbe imporci cose ingiuste, civium ardor prava jubentium. Mi duole, e mi rallegro con lui.„

Venuti gli Austriaci, la mattina stessa del giorno in cui morì, che fu il 15 agosto '99, scrisse un sonetto, che non li esaltava liberatori, ma li ammoniva non ricadessero negli errori d'un tempo. L'ultimo suo pensiero, gli ultimi versi suoi, furono per la patria. Oh anima grande, oh anima che nella gentilezza e nella fierezza, nell'amore e nell'indignazione, quanto un'anima italiana del secolo scorso può paragonarsi ad un'anima del secolo decimoquarto, somiglia all'anima unica di Dante Alighieri.

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