X.

E da quella prima sua fuga piglia le mosse anche la sua grande leggenda, incominciata con una scomparsa totale, che dura qualche anno; e fin qui il perchè si capisce. Ma dov'è stato in questo tempo? Nessuno lo sa; egli non lo dice, nè lo dirà mai, o, meglio, a chi gliene chiede risponde con tante diverse versioni, che la nuvola tenebrosa, in cui ad arte si ravvolge, a nessuno riescirà mai più di squarciare del tutto, nè ai truffati, che si risentono, nè agli illusi, che gli credono, nè agli Inquisitori di Stato di Venezia, nè ai tribunali di Francia, di Spagna, di Portogallo e d'Inghilterra e neppure al Sant'Uffizio di Roma, il quale senza approfondire più che tanto, n'esce per un rotto di cuffia, che appartiene in proprio al Sant'Uffizio soltanto, e il 7 aprile 1791, quando già da quindici anni in America e nell'anno stesso in Francia erano stati proclamati i Diritti dell'uomo, lo condanna per eretico, mago e framassone, certo le [116] sue pecche minori, e per le quali una condanna capitale, commutata in galera a vita al forte di San Leo, dove il Cagliostro morì, non può non parere oggi pena eccessiva. Donde consegue che anche fra i più recenti scrittori, che hanno parlato del Cagliostro, ad alcuni il Cagliostro sembra un problema psicologico d'incerta soluzione ed altri non esitano a darlo per un vero precursore ed un vero martire di libertà. Dove s'è vista mai, signore mie, una canzonatura d'avventuriere meglio riescita di questa? una canzonatura, i cui effetti durano quasi cent'anni, dopo la morte del canzonatore? Di questa morte il primo centenario ricorre anzi appunto in quest'anno. Che vi stupireste di molto a veder comparire uno di questi giorni un proclama, in cui si dicesse che, anche il Cagliostro ha fatto l'Italia? Già, a molti segni, ci sarebbe quasi da crederlo!! Ma non si tratta ora di ciò. Quello che mi preme di dire è che il mistero del Cagliostro non istà tanto nell'esser riescito, quanto nell'assurdità, nella volgarità dei mezzi, mercè i quali è riescito. Ma che si burla? Il Cagliostro una volta si dà per figlio dello Sceriffo della Mecca, un'altra per discendente dell'ultimo principe di Trebisonda, una terza (e questa l'ha sentita il Grimm in casa della contessa di Brienne) per nato non si sa da chi su una nave, che traversava il Mar Rosso, [117] deposto fra le rovine d'una piramide Egiziana, ed ivi trovato da un vecchio sapiente di nome Althotas, che gli rivela tutti i segreti della natura e della vita; una quarta si contenta di dire come Cristo: ego sum qui sum e di delineare a vista un serpente trapassato da una freccia e con un pomo in bocca; una quinta millanta la sua discendenza da Carlo Martello, quel figliuolo di Carlo il Zoppo, re di Puglia, che fu amico di Dante; una sesta finalmente si dà per Apollonio Tianéo in persona, rigenerato dalla metempsicosi.

E questo è niente. Quanti anni ha? Lui stesso, o dice di non saperlo, o lascia vagamente credere d'esser più che centenario. A Parigi però dinanzi a un quadro della Deposizione di Croce comincia a piangere dirottamente e interrogato che cos'ha:

- Ahimè! - risponde, - piango la morte di quel grand'uomo, tanto buono e affettuoso ed a cui debbo tanti dolci momenti! Abbiamo pranzato insieme alle nozze di Canaan e in casa di Ponzio Pilato!

- Ma di chi parlate di grazia?... - lo interruppe il signor di Richelieu stupefatto.

- Eh per bacco! Di Gesù Cristo! Oh l'ho conosciuto moltissimo!...

Nei suoi viaggi in Oriente col savio Althotas ha visto cose meravigliose: in Asia il paradiso terrestre, l'albero secco del bene e del male, gli [118] avanzi dell'arca di Noè, quelli della torre di Babele, un lago, che passa pel centro della terra e a traverso il quale, guardando come dentro a un canocchiale, si toccano quasi cogli occhi la luna e le stelle, che splendono sugli antipodi; in Africa, le quarantamila mummie persiane dell'esercito di Cambise, e in cima a una piramide ha avuta la visione d'una donna bellissima, quella stessa Lorenza Feliciani, che poi a Roma sposerà. Più meravigliose cose ha fatte o gli hanno insegnate: è stato zitto per dieci anni a studiare in un collegio fondato dalla regina Saba, il qual collegio era diretto dal Gran Cofto d'Oriente, che l'ha iniziato ai misteri del rito egiziano e l'ha consacrato suo vicario in Occidente; ha imparato l'arte di spiegare i sogni sul libro dei Sette Dormienti e su un altro di Giuseppe Ebreo; ha imparato a mutar la canapa in seta, ogni materia più vile in oro, a ingrossare i diamanti, a fare il lapis philosophorum, l'elixir della vita, il magnetismo prima di Mesmer, a far apparire un mondo in un bicchier d'acqua e mercè il sonno ipnotico d'un ragazzo a leggere nel futuro e scoprire e guarir tutti i mali.

Ora per quanto voi vogliate immaginarvi nevrotica, visionaria, delirante, epilettica e già in preda insomma alle allucinazioni degli agonizzanti la società del secolo XVIII; com'è possibile [119] ch'essa abbia accettato e creduta una simile olla potrida di goffaggini e di ciurmerie? Eppure il Cagliostro ha percorso in lungo e in largo l'Europa, sciorinando ovunque le medesime goffaggini e le medesime ciurmerie; e se non le avesse intramezzate di furfanterie anche peggiori, probabilmente sarebbe riescito a trarsi sempre d'imbroglio. Ma finchè il Cagliostro non trovò altra fonte di lucro, le sue ricchezze provenivano da fonti assai torbide, come lo dimostra il fatto del trovarsi esso mescolato in Francia al famoso processo del collier de la reine nel 1786, che gli fece assaggiare nove mesi di Bastiglia e donde uscì per quella stessa invereconda indulgenza, per cui fu assolto il turpe cardinale di Rohan, unicamente a fine di far onta a Maria Antonietta.

Dopo questo fatto il Cagliostro scampò a Londra, ove la Massoneria lo accolse e glorificò come una vittima, ingenuità, di cui essa ebbe a pentirsi, quando il furbo mariuolo, divenuto strumento dei Rosa-Croce e degli Illuministi tedeschi del Weishaupt, i quali professavano un misto di deliri mistici e di odierno anarchismo e volevano, mercè il Cagliostro, accaparrarsi la già enorme espansione e potenza delle Logge Massoniche, si fece capo d'una riforma massonica, che intitolò Egiziana, e d'allora in poi visse e scialò da nababbo alle spalle de' suoi nuovi padroni, forse [120] canzonandoli ancor essi. È la fase magnifica del Cagliostro, in cui s'atteggia a taumaturgo umanitario e solleva gli entusiasmi popolari di Lione, di Varsavia, di Strasburgo e di Roma, finchè dà dentro nelle reti del Sant'Uffizio e vi rimane accalappiato. È la fase più positiva altresì di questa strana esistenza, ma neppur essa lo spiega compiutamente. Da un lato si può conceder molto alle condizioni intellettuali del tempo, dall'altro alla potenza individuale di questo enorme imbroglione, ma alcunchè di misterioso rimane e l'unica conclusione possibile è quella a cui s'attiene in questi casi la fantasia popolare, è contentarsi di credere che questi fenomeni mostruosi, sì nell'ordine fisico, come nell'ordine morale, preludono a cataclismi imminenti.

Si obbietterà: “Ma in sostanza il Casanova e il Cagliostro sono due eccezioni e l'eccezione in casi simili che cosa vale? Il primo è l'espressione d'un libertinaggio sfrenato, il secondo di una congenita ribalderia, la quale finisce come ha cominciato, e due tipi come questi ogni tempo può darli.„

L'argomento prova troppo, dunque non prova niente, come diceva un mio vecchio professore di filosofia. Di fatto, non ogni tempo vi darà il pubblico immenso, che il Casanova ed il Cagliostro hanno sfruttato; non ogni tempo vi offrirà [121] al pari della seconda metà del secolo XVIII una folla di tipi, i quali senza assorgere alle gigantesche proporzioni di quei due, abbiano con essi comuni tante disposizioni psicologiche e tante forme di vita. Muovere non si sa donde, indirizzarsi non si sa dove, tentare mille espedienti, mille professioni, correre mille avventure, sempre in balìa del caso, pur di non rassegnarsi alla realtà che vi circonda, tutto ciò è talmente, direi, nell'aria respirabile della seconda metà del Settecento, che la letteratura stessa, se nei romanzi deve immaginare un protagonista (si chiami esso Tom Jones, Faublas, Figaro, Gil Blas, Lovelace o De Grieux) non se lo sa immaginare che così.

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