Mcclxxxxv anni.

Alla singnoria di messer Matteo di Maggio di Bresscia, si fondò la grande ecclesia di sancta Croce; e a' dí xviiij del detto mese si fece la pace tra lla casa delli Adimari e de' Tosinghi: e quasi tutte le paci si fecero intra Guelfi solamente, per essere a una concordia a uccidere il popolo. Concordati li Grandi insieme, e facto intra lloro giura pensatamente, con serralgli e con saettamenti, e co molta gente e fortezze armati, lo die de sancto Romolo, die vj di lulglo, con parola e volontade di singnori Sanatori che reggevano la cittade di Firenze, manomisero il popolo per tutta la Cittade; e conbattendo quasi tutto il giorno a cavallo ed a piede in tutte parti, i Grandi da' popolari per la grazia di Dio fuorono isconfitti, non avendo il popolo alkuno capo di suo aiuto. In quello giorno tutti li Grandi ebbero a sospetto la casa di Cerchi, per cagione che non fue co lloro sopra il popolo. E 'l Comune di Lucca, conti Guidi e conti Alberti, Pratesi, Pistoiesi e Saminiatesi e tutti i nobili del contado vennero inn aiuto de' Grandi, e 'l popolo sanza capo fu vettorioso: donde i Guelfi in quello giorno ebero grande paura di non perdere la terra. L'altro giorno il popolo mise a terra il palagio di Cantino di Vissdomini. Ed allora era capitano del popolo messer Carlo da Spuleto, savio e leale huomo e grande difenditore del popolo; ed era priore al governamento della terra Noffo Guidi, messer Lapo Salterelli indice, Tingnoso Bellanda, Amannato Rota Becchenugii, Amadore Ridolfi, Milglore de' Guadangni, e Cante Guidalotti gonfaloniere. Poi del mese di settenbre morio l'arcivescovo di Pisa e lo vescovo di Bolongna, anbedue nati della casa delli Ubaldini; e 'l vescovo di Firenze, messer Andrea di Mozzi, fue dissposto e fatto vescovo di Vincenzio. E morio l'arcivescovo di Milano.

In questo anno papa Bonifazio fece fare la pace tra llo re Giacomo di Ragona, il quale per forza tenea il rengno di Cicilia, e lo re Carlo secondo; e tolse per molgle la filia del re Carlo a patto e condizione ch'elli lasciasse il rengno, e dielli per dota centomilia libre di grossi tornesi, ed ongn' anno per sopragiunta d'infino a xij anni, ongn'anno li dovesse dare la Chiesa di Roma xijm. libre di grossi tornesi. E fue ricomunicato e benedetto, e fue fatto canpione e gonfaloniere della Chiesa, e lasciò il reame. Tantosto ch'elli fue fuori del reame, i Ciciliani tutti si cosarono quasi morti. Incontanente Federigo terzo suo fratello, colla volontade e richessta di baroni di Cicilia, montò in sul reame, e possedettelo in tenpo di pace e di guerra.

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