CAPITOLO XII Emma Rinaldi racconta: in casa Rinaldi

«Ho ascoltato senza interromperti ma tu non hai detto tutto o almeno non ti sei resa conto di alcuni aspetti, perché sei giovane...»

«Ma quali?»

«Io ho lasciato parlare te, adesso tu lascia parlare me.»

«Mia cognata Alda non è mai veramente entrata in famiglia, anche se abitava nella casa avita. Era bene accetta da mia suocera come moglie di Piero, ma questo vuol solo dire che era tollerata. Nemmeno io sono mai stata considerata della famiglia, per mia fortuna mio marito se ne è venuto via, cosí io non ero coinvolta nella loro vita. C'è una parte, poche ore al giorno, della vita di mio marito nella quale io non sono mai stata ammessa. E vero, io non ho mai voluto entrarci, ma è stata una buona idea, perché mia cognata, che invece ha voluto entrarci, ci stava dentro come una spettatrice sgradita, come un'intrusa che ha forzato la porta. Mia cognata è rimasta un'intrusa in famiglia, ma è rimasta un'intrusa anche nella vita di Piero, è questa la differenza fra me e lei.

Abbiamo più volte bisticciato, la trovo una donna odiosa, ma questo non mi esenta dal pensare che è un'infelice e che ha avuto una vita impossibile.

Piero l'ha sposata per amore?! Questo vuol dire poco, non so bene che cosa significhi amore in questo come nella maggior parte dei casi. Vuoi dire che non è stato materialmente costretto, ma i motivi per cui l'ha sposata erano ben poco legati ad Alda personalmente. Direi semmai che lei era innamorata, inizialmente almeno. Una cosa è certa: vederli insieme non dava l'impressione di affiatamento, né di due persone che avessero una profonda intesa. Io non ho mai visto lui farle una carezza, né l'ho mai visto nemmeno litigare con lei. La principale impressione che dava il vederli insieme era una educatissima indifferenza da parte di lui, poco o nulla emergeva dal comportamento di lei, sempre e soltanto preoccupata di sottrarsi agli sguardi.

Quanto alla misantropia di lei, non la nego di certo, è di una tale evidenza! Bisognerebbe però sapere come è incominciata. Fin dall'inizio lei si è mostrata difficile, ma il matrimonio avrebbe anche potuto mutarla in una persona più disponibile e cordiale; è avvenuto per molte donne.

Lei era possessiva con lui, ma su questo ho parecchio da dire. Sono pronta a scommettere che mio cognato non l'ha mai tradita, se per tradimento si intende che non è mai andato a letto con altre donne, di questo non ho dubbi. Odiava talmente suo padre per le sue scappatelle, che il solo pensiero di tradire la moglie lo faceva inorridire.

In un certo modo però l'ha tradita tantissimo. Mio cognato aveva quasi soltanto amiche, donne con le quali aveva estrema confidenza. Lavorava sempre con un'architetta di M. e aveva avuto, prima del matrimonio, una lunga relazione con una sua ex compagna di scuola di M., che continuava a vedere e che consultava per ogni minima cosa. Per farle un esempio, andava a comprarsi i vestiti con lei. Mia cognata odiava uscire, odiava andare nei negozi e non lo avrebbe mai accompagnato. Piero aveva iniziato a comprarsi i vestiti con la sua ex amorosa perché la moglie non lo accompagnava o Alda aveva preso in odio le compere perché lui soleva farle con la sua ex amorosa?

Quando mio cognato andava a M., e ciò accadeva spesso, chiamava la moglie al telefono e le comunicava che sarebbe rimasto a cena e a dormire dalla sua collega. La sua collega era una signora della sua stessa età, separata dal marito, bella, elegante, con una grande casa al centro di M., dove c'erano abbondanti stanze per gli ospiti, con tanto di bagno. Si conoscevano da anni, non c'era nulla e mia cognata non doveva fiatare, erano "sciocchezze" i sospetti o le voci che una simile abituale soluzione dei soggiorni di lavoro di mio cognato produceva. Sia l'architetta di M., sia l'ex amorosa, sia infinite altre, telefonavano spesso, lasciando messaggi e Alda più di una volta aveva fatto da tramite per appuntamenti e incontri. Era lo stile al di sopra di ogni sospetto a cui mio cognato Piero teneva molto, ma non era certo lo stile di Alda, che poco per volta aveva odiato quelle signore disinvolte, lei tutta rinchiusa, lei tutta taciturna, e aveva anche odiato tutti coloro che tenevano mano a questa disinvoltura, amici e parenti.

Come mia figlia diceva, Piero aveva tantissimi amici, con i quali era molto affiatato, Alda non aveva mai fatto parte degli amici e come non era entrata in famiglia, cosí non era stata accettata dagli amici. Lei era respingente ed era stata lei a rifiutarli a uno a uno si diceva, ma io che so a mia volta come fanno i Rinaldi a tenerti lontano, non scarto affatto l'ipotesi che l'abbiano trattata con sufficienza, come un fatto imbarazzante e privato di Piero, non come una persona alla loro altezza. In qualche misura anche Piero ha sempre considerato sua moglie come un lato oscuro di se stesso.

Una cosa è certa, lei non sapeva comportarsi come le signore professioniste tanto amiche di Piero, non so se non volesse o non potesse, però è ugualmente certo che a Piero andava bene in qualche modo che lei fosse com'è.

Mia figlia, che è tanto sicura di quello che dice, le ha raccontato tutto per filo e per segno, ma, guardi che combinazione, non le ha detto che Alda e Piero hanno avuto un figlio. È nato circa due anni dopo che lei è stata in villeggiatura da noi, ma chi vuole che si accorga di un figlio di Alda?»

La signora Emma si era interrotta, guardando la figlia con aria di sfida, Anna non l'aveva raccolta sebbene fosse più che chiaro che non era affatto persuasa. La tensione fra le due donne continuava e continuava l'imbarazzo da parte mia, non sapevo che cosa dire ed era difficile uscire dal discorso.

Per fortuna il campanello aveva suonato, era il signor W., era arrivato puntuale come sempre per fare musica con la signora Emma. Più che ottantenne, sebbene fosse invecchiato visibilmente, conservava l'energia e lo spirito tagliente che mi aveva colpito anni addietro. Mi riconobbe subito, del resto c'eravamo incontrati qualche volta, mi festeggiò con calore, la signora Emma gli offri una tazza di tè e lui si mise a sedere fra noi.

«Che cos'ha la mia dottoressa?» aveva subito chiesto, guardando Anna con occhio indagatore.

«Qualcuno l'ha forse contrariata? Lo sapete che è sotto la mia protezione – e rivolto a me – è molto brava e ci capiamo bene lei e io. Ma che cos'è quest'aria che avete?»

Anna taceva, cupissima, Emma un po' reticente, aveva finito per dire: «Niente, la signora ci ha chiesto cos'è accaduto a Piero e Anna lancia le solite accuse che lei ben sa, cosí io mi sono permessa di dire che non le condivido, la solita discussione.»

Il signor W. si era alzato, si era avvicinato ad Anna e con gesto affettuoso le aveva messo il braccio sulla spalla e le aveva dato un bacio: «La mia bella dottoressa ha molto sofferto per questa morte – e poi rivolto a me aveva aggiunto – ha molto sofferto per l'amore che portava a Piero, ma anche perché per lei è stata una sconfitta professionale. Questo secondo aspetto io lo conosco e non è meno doloroso del primo, tanto più quando si è giovani e si è sicuri di avere tutte le energie per riuscire.»

La signora Emma e il signor W. si erano messi a suonare e la musica era riuscita finalmente a calmare Anna, che un po' alla volta aveva assunto un'espressione pacificata.

Pochi minuti prima che smettessero di suonare, Anna si era diretta verso di me e mi aveva detto: «Questa sera il signor W. viene a cena da me, perché non viene anche lei, cosí parliamo ancora un po'.» Quell'«ancora» significava «di nuovo» e ciò di cui intendeva «ancora» parlare era la storia di suo zio.

Avevo accettato e, come avevo intuito, l'incontro con il signor W. era progettato da tempo e io vi ero improvvisamente ammessa in veste pressoché professionale.

Dopo una cena a cui aveva partecipato anche il marito di Anna, ci eravamo ritirati nello studio di Anna e il marito aveva detto: «Bene, vi lascio...» La frase suonava a mezz'aria: poteva voler dire «vi lascio lavorare» oppure «vi lascio alle vostre confidenze».

Il signor W. infatti era li proprio per dire tutto il suo pensiero ad Anna sulla vicenda di Piero Rinaldi, la mia presenza serviva ad Anna per mettere distanza fra lei e il signor W. per indurre quest'ultimo a trattarla da studiosa e non da amica.

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