SCENA QUARTA.

Dal vestibolo le voci di un gruppo di persone che stanno per uscire, attira l'attenzione dei due. Entrano alcuni Signori e Signore, circondando Luciano, e parlando animatamente.

Luciano ha ventott'anni, ma ne dimostra anche meno. Figura giovanile, molto elegante. Viso completamente rasato. In ogni suo atteggiamento è un'allegra esuberanza composta in uno stile di scetticismo.

Un Signore.

Maestro! Veramente maestro! E se vi dico maestro è perchè posso dirvi maestro!

Luciano.

Vi ringrazio moltissimo, augurandovi di non diventare mio allievo.

Un Signore.

E perchè no?... Nel giocatore io guardo una cosa sola: lo stile.

Altro Signore.

Giustissimo! Grande linea! Assolutamente chic!

Un Signore.

Chi ha detto che lo stile è l'uomo? Ma niente affatto! Lo stile è il giocatore.

Una Signora.

Che può essere anche donna, vero?

Un Signore.

Sicuro! Anche donna!

Altro Signore.

Mi fanno ridere quelli che m'oppongono il risultato. Che vuol dire? Il risultato, stasera, non poteva essere peggiore....

Luciano.

Siamo perfettamente d'accordo.

Altro Signore.

E con questo?... Che fa?... Domani le cose cambieranno. Chi gioca così è chiamato a ben alti destini!

Luciano.

Io non so come ringraziarla dell'augurio.

Facendo l'atto d'accomiatarsi.

Grazie a tutti, Signori. Buonasera.

Un Signore.

No, no. – Niente buonasera. Lei mi permetterà che in nome di questa ammirazione grande io offra lo champagne a tutta la compagnia.

Tutta la Compagnia

approvando tumultuosamente.

Bene! Sì! Bravo! Eccellente idea! Si approva!

Luciano

dominando il tumulto.

No, cari Signori. Ve ne prego. Desidero di sottrarmi a questa specie di festeggiamenti. Non me li merito proprio. Poi vi confesso che sono molto stanco....

Tutta la Compagnia

c. s.

Un minuto! Ma sì! Via! Sia buono! Non rifiuti!

Un Signore.

Si va tutti giù allo Chalet, dove non c'è più nessuno.

Luciano.

Vi sono molto grato. Se mai, vi raggiungerò più tardi. Adesso, v'assicuro che non posso. Aspetto qui una persona colla quale ho assolutamente bisogno di parlare. Se mi sbrigo presto, sarò con voi.

Altro Signore.

L'aspettiamo!

Un Signore.

Ci conto! Non manchi!

Luciano.

Farò l'impossibile.

Saluti – si va sfollando.

Doretta

risalendo con De Vincenti.

Conoscete quel giovanotto?

De Vincenti.

No. Nè m'interessa di conoscerlo. So che è un pazzo che stasera s'è giocata una fortuna.

Escono.

Luciano

salutati tutti, ritorna verso sinistra, calmissimo. Accende una sigaretta, siede.

Dal vestibolo scendono Cloe e il Giovine.

Il Giovine

alludendo a Luciano.

Ci voleva per quello là un po' della tua veine!

Cloe.

Oh! Avrei preferito!

Il Giovine.

Cos'è? Sei seccata d'aver vinto?

Cloe

nervosamente.

Taci!... Taci!... Perchè vuoi sempre conoscere quello che è in fondo a me?

Marcando notevolmente gli erre.

È terribile!... È terribile!

Il Giovine.

Penetrare i tuoi misteri? Troppa fatica. Andiamo a letto, donna complicata!

Cloe.

E se mi piacesse restare?

Il Giovine.

Disturberesti. Guarda: vedi là la piccola amica che viene a consolare lo sfortunato suo bene?... Sii generosa! Lasciamoli soli.

Esce con Cloe, mentre Valentina entra cercando Luciano. Come lo vede si precipita di corsa verso di lui.

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