SCENA TERZA.

Infatti, da destra, si avanzano chiacchierando Doretta Dori e De Vincenti.

Candiani

a bassa voce.

Venite con me!... Bisogna trovare una soluzione subito!

Valentina.

Credete che riusciremo?

Candiani.

E chi lo sa?...

Si avviano incontrandosi con gli altri che risalgono.

Doretta Dori ha poco più di trent'anni. Una figura aristocratica, squisitamente fine. Un viso dolce e sereno, chiaro e sorridente, sotto un velo di malinconia. Una bontà che traluce dai suoi occhi neri e profondi. Anche i suoi capelli sono neri, ma striati di molti riflessi grigi, che essa non si cura di nascondere, e che danno al suo insieme quasi una sensazione istintiva di rispetto.

Valentina

passandole vicina, con Candiani, sussurra timidamente, inchinandosi.

Buona notte, signorina.

Doretta

con un sorriso gentile.

Buona notte, cara.

Poi a De Vincenti.

Com'è graziosa quella donnina, vero?

De Vincenti

assorto com'è a guardare Doretta.

Non ho tempo di considerarla. Vi ripeto che sono stupefatto.... Ma lasciate che vi guardi!... Lasciate che vi guardi!...

Doretta

ridendo.

E poi?

De Vincenti.

No.... ecco! Di trovarvi qui proprio non me l'aspettavo!

Doretta

È così piccolo il mondo!

De Vincenti.

Volete che vi dica?... M'è passato persino il sonno!

Doretta

c. s.

È un risultato incredibile!...

De Vincenti.

Voi ne sapete qualche cosa!

Doretta.

Come no? Non ricordate l'anno scorso a Biarritz? Vi chiamavamo il bel dormiente del bosco!

De Vincenti.

Si esagerava, via!

Doretta

Sulla bellezza, forse, ma non sul sonno! Di tanto in tanto sparivate. Qualcuno domandava di voi, e la risposta era invariabile. Dov'è il barone? Dorme.

De Vincenti

con intenzione.

Sapete perchè dormivo tanto?

Doretta

con fine malizia.

Vi fa piacere che lo ricordi, civettone?... Lo ricordo: dicevate di aver trovato nel sonno il lenimento di certe vostre delusioni sentimentali....

De Vincenti.

Che memoria!

Doretta

E un rimedio efficace?

De Vincenti.

Il sonno?... Posso dire con orgoglio che ho risolto i più gravi problemi del mio spirito, dormendo.

Doretta.

Se fosse vero!... sarebbe così comodo!

De Vincenti.

Vi consiglierei di provare, se non fossi sicuro che il vostro spirito non risolve mai certi problemi!

Doretta.

Come lo dite con sicurezza!

De Vincenti.

Ho torto?

Doretta

Sì.... e no....

De Vincenti.

Oh! signorina Dori.... sarebbe il principio di una confessione?

Doretta.

No.... No! Oramai, per me, non esistono più di questi pericoli!

De Vincenti.

Come siete modesta!

Doretta

Modesta?... Ma guardate.

Chinando graziosamente la testa.

Guardate.

Indicando i suoi capelli.

Ce n'è molti di più dell'anno scorso!

Con un sospiro.

Si invecchia, caro barone!

De Vincenti.

Ma se i capelli bianchi sono la vostra civetteria!

Doretta.

No. Sono il mio passaporto!

De Vincenti.

E chi non vi lascerebbe passare?

Doretta.

È questo il guaio!... Tutti mi lasciano passare, ma nessuno mi ferma.

De Vincenti.

Sapete che mi andate offrendo con le vostre stesse mani le fila di un mistero?

Doretta.

Che mistero?

De Vincenti.

Volete che riepiloghiamo?

Doretta

quasi per gioco.

Riepilogate!

Siede.

De Vincenti

sedendole vicino.

Primo filo: è una leggenda che il vostro spirito non si turbi.

Doretta

c. s.

Avanti.

De Vincenti.

Secondo filo: Tutti vi lasciano passare, ma nessuno vi ferma.

Doretta.

Giustissimo.

De Vincenti.

E allora, posso osare una domanda?

Doretta.

Osate pure!

De Vincenti.

Qualcuno che non vi ha fermata, avrebbe per caso turbato il vostro spirito?

Doretta

dopo un silenzio, fissandolo, decisa.

Conoscete, De Vincenti, la favola del cane e della lepre?

De Vincenti

sbadatamente.

Quella dell'uva acerba? Eh! Altro!

Doretta

ridendo.

Ma no! Quella è la volpe. Nel mio caso, poi, l'uva sarebbe troppo matura!

De Vincenti.

Questo è un altro affare: raccontatemi la favola.

Doretta.

È semplicissima: qualche anno fa una lepre fu inseguita da un cane. La lepre si impaurì, s'appiattò nell'ombra e rimase nascosta. Il cane passò oltre, smarrì la traccia, dimenticò....

Con tristezza.

e la povera lepre fu salva.

De Vincenti.

Meglio così, no?

Doretta.

No, perchè si trattava di una lepre piuttosto originale.

De Vincenti.

Davvero?

Doretta.

Figuratevi che quando si mise a riflettere, fece questo magnifico ragionamento: come vorrei inseguire quel cane per diventare la sua preda!

De Vincenti

tace.

Doretta.

Come? Non lo trovate stranissimo?

De Vincenti.

No. C'è un'altra cosa che mi stupisce....

Doretta.

Quale?

De Vincenti.

Che voi stessa ne abbiate parlato.... Voi, così impenetrabilmente chiusa, così serena, così indulgente per ogni debolezza degli altri, mi scoprite d'improvviso una piccola debolezza vostra....

Doretta

subito.

Oh! No! Se mai una mia forza!

De Vincenti.

O non piuttosto un vostro rimpianto?

Doretta.

Nessun rimpianto, perchè non ne soffro.

De Vincenti.

Non basta non soffrire. Io vorrei che non vi eliminaste una gioia, e che poteste raggiungere quello che credete il vostro bene.

Doretta.

Non è più possibile, amico mio.

De Vincenti.

Perchè?

Doretta.

Perchè quando potevo non ho voluto, e quando avrei voluto sono stata presa da uno scrupolo invincibile: non so.... quasi un senso di pudore dei miei capelli bianchi.... Ero libera, ero sola, ero ricca, e allora ho pensato che poteva essere una interessante ragione di vivere anche il solo considerare la vita degli altri.

De Vincenti.

Escludendo la propria?

Doretta.

Escludendola. Affacciandosi alla finestra e guardando passare.

De Vincenti.

E il vostro sogno?

Doretta

semplice, sorridente.

L'ho rilegato coi nastrini azzurri del buonsenso per depositarlo nel piccolo scrigno delle memorie care. Poi, di tanto in tanto, come una buona nonnetta precoce, frugando fra le cose morte, mi sono accontentata di odorare il profumo dei fiori appassiti. Adesso richiudiamo lo scrigno, e guardiamoci intorno.

Si alza.

La vita è questa. L'altra è l'illusione!

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