SCENA VII.

Ippolito, Tomaso, Alberto e Remigio

Ippolito — Bell’idiota!

Tomaso — Hai fatto male ad accoglierlo nel gruppo.

Remigio — Diventerà l’intruso della nostra intimità.

Ippolito — No. È un uomo decorativo. Ce ne serviremo per fargli fare qualche brutta figura.

Remigio — Ne ha già fatte tante!

Ippolito — Ragione di più perchè continui.

Remigio — Ma ragione anche per non dargli un’importanza innalzandolo fino a noi...

Ippolito — Che importanza? Chi gli dà importanza? Io ne ho per voi. Voi – nel vostro piccolo – ne avete per me. Noi quattro, ci completiamo. Noi, rappresentiamo tutto, per la signora Elena. La signora Elena, rappresenta qualche cosa per noi....

Alberto — Ne hai per un pezzo?... Io casco dal sonno.

Ippolito — Come si vede l’uomo sfibrato da uno sforzo intellettuale! Sei pallido, Alberto.

Alberto — Ho voglia di andare a dormire.

Ippolito — Stai bene, pallido!... (si avviano).

Tomaso — Anch’io domattina devo svegliarmi presto per controllare i conti di Vladimiro.

Remigio — Io dovrò dare la nuova disposizione allo studio. C’è tutto da rifare. Non avete visto? È un’indecenza!

Ippolito — Ah! Se non ci fossimo noi in questa casa!! (escono).

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