SCENA II.

Elena, Alberto,poi Antonietta

Alberto — (guardando intorno) Oh, accendiamo la luce! (eseguisce) Non è vero che così sta meglio?

Elena — Sì... mi pare...

Alberto — Me ne sembri poco convinta.

Elena — Dio mio, non domandarmi certe cose... non mettermi nell’imbarazzo.

Alberto — Te lo domando perchè la tua approvazione mi darebbe la sicurezza.

Elena — Non sei sicuro nemmeno tu?

Alberto — Non è questo. Mi piace che la responsabilità sia divisa.

Elena — Non crucciarti. Tanto, di una cosa sono certa: che domani tornerai da capo a rovesciar tutto.

Alberto — Perchè no? È così bello rinnovare, di tanto in tanto, la cornice del nostro quadro! Prima di tutto perchè le cose rinnovate hanno l’aria di essere nuove, e poi perchè, senza muoverci, par sempre di cambiare.

Elena — Hai ragione... Che ora abbiamo fatta?

Alberto — Te l’ho detto prima: le sei.

Elena — Sono sempre le sei?

Alberto — (avvicinandosi verso la veranda) Eh! I giorni s’accorciano, ma questo tempaccio li fa parer lunghi, grevi, interminabili... (guardando fuori) Che acqua!

Elena — Piove da sette giorni.

Alberto — E non ha nessuna intenzione di smettere..... D’altronde dicono che per la campagna fa bene... (un silenzio).

Elena e Alberto — (contemporaneamente) Dimmi un po’...

Elena — Che cosa?...

Alberto — No, prima te. Che volevi dire?

Elena — Di’ tu.

Alberto — No, no. Non facciamo complimenti. Parla pure...

Elena — Niente... Volevo domandarti perchè hai sgridato Vladimiro.

Alberto — Perchè non fa che ricordare quei tre imbecilli! Non passa giorno! Ieri l’aveva con l’esattezza scrupolosa di Tomaso.... A proposito di che, poi, non ricordo. Oggi è Remigio che torna in ballo!.. «Se Remigio ci fosse!» «Se Remigio vedesse!»... Me ne infischio io che ci sia e che veda!

Elena — Non esagerare!

Alberto — Non è quistione d’esagerare... Mi urta che se ne parli, ecco!... Hanno voluto andarsene? Hanno creduto bene di non farsi più vivi? Di non domandare nemmeno, durante questi sei mesi, se si è a questo o all’altro mondo? Padronissimi! Ma padronissimo io di cancellare qua dentro ogni cosa che li ricordi. Se mi son deciso a disfare quell’angolo laggiù, è proprio perchè là, quell’idiota di Ippolito, faceva lo spiritoso coi miei versi....

Elena — Mentre tu, qui, tentavi la grande conquista!

Alberto — Puoi ben dirlo! La grande conquista! T’assicuro che non avrei mai osato sperare di riuscirci. E invece, eccoci qua, soli, io e te, tu ed io, contenti... (reprimendo uno sbadiglio) allegri...

Elena — Ma no...

Alberto — Come? Non siamo allegri?

Elena — Ma no, intendevo la conquista di Adriana....

Alberto — Di Adriana?... Chi se ne ricorda?

Elena — È poco lusinghiero per lei, poverina. E pensare che quando le abbiamo scritto che si stava per diventare marito e moglie ha risposto con otto pagine di commosso entusiasmo!

Alberto — Già, dicendo: lo prevedevo... Come ha fatto a prevederlo, poi, lo sa soltanto Iddio.

Elena — Dimmi la verità, ti piaceva?

Alberto — Chi? Adriana?... Non ci pensavo nemmeno. Non so che cosa m’avesse preso quella sera! Sentivo il bisogno di dire e di dimostrare a qualcuno che ero giovane. A te non potevo dirlo, e tanto meno dimostrarlo, perchè rappresentavi il simbolo dell’irraggiungibile.... Mi è capitata a tiro quell’altra...

Elena — No, signore! Non cerchi di giustificarsi... Si vergogni invece d’aver tentato di farmela in casa, e proprio sotto gli occhi!

Alberto — Dovresti esser l’ultima a rimproverarmelo.

Elena — Ma guarda!

Alberto — Sicuro! Perchè se non fosse successo... quello che non è successo, non sarebbe nemmeno successo quello che è successo... Ti pare?

Antonietta — (entra recando il vassoio del tè che serve) Il cavaliere Respighi ha mandato....

Alberto — (subito) Oh! Ci sono nuove del cavaliere Respighi? È risuscitato?

Antonietta — Ha mandato a dire che è arrivato un’ora fa e che sarà subito da loro.

Elena — Lo tratteniamo a pranzo?

Alberto — Sicuro! Ci porterà un po’ di notizie del mondo.

Elena — (ad Antonietta) Allora avverti Ariberto che passi da me.

Antonietta — Va bene, signora (esce).

Alberto — Respighi tornato! To’ to’!, sono contento.

Elena — Quanti giorni è stato via?

Alberto — È partito lunedì....

Elena — Cinque giorni...

Alberto — E aveva promesso che sarebbe di ritorno martedì sera.

Elena — Avrà visto gli altri...

Alberto — Mai più! M’aveva formalmente promesso che avrebbe evitato di incontrarli. È un uomo di carattere e di coscienza, Respighi.

Elena — Un vero amico!

Alberto — L’unico che ci sia rimasto fedele. L’unico che veramente ci invidii... È bello, elevato, nobile questo suo sentimento.

Elena — Ti ricordi come s’è subito schierato dalla nostra parte? Non sdegni, non ire, non risentimenti, lui! Quello sì, ha veramente capito quale era il nostro amore e quali fossero le nostre idealità! Sento davvero per quell’uomo un’ammirazione infinita.

Alberto — Oh! Anch’io! È un carattere!

Elena — Tutto d’un pezzo!

Alberto — Ah! Tutto!... (un silenzio).

Elena — Sai cosa?... Peccato... che sia lui!...

Alberto — Come sarebbe a dire?

Elena — Tanto buono.... tanto caro... tanto devoto, poveretto... ma, non so... è poco... rappresenta poco nella nostra vita... Non ti pare?

Alberto — Sì, è vero... Fa quello che può, ma rappresenta poco, è innegabile.

Elena — Molto poco...

Alberto — Oserei dire.... troppo poco...

Elena — È un individuo insignificante...

Alberto — Manca di personalità...

Elena — Manca di tutto... (un breve silenzio) Vedi: tu hai detto, dianzi: «Ecco uno che veramente ci invidia»... No, non è esatto.

Alberto — Hai ragione... È incapace di sentire anche l’invidia!

Elena — D’altronde, scusa, perchè dovrebbe invidiarci? La nostra felicità può tutt’al più fargli piacere, ma suscitare in lui la ribellione che susciterebbe negli altri, no... Ha sempre vissuto così poco con noi!

Alberto — È sempre stato così messo in disparte...

Elena — È sempre stato così poco pericoloso...

Alberto — Ed ha un animo così mite...

Elena — Che è capacissimo di ammirarci.

Alberto — Oh! Non me ne stupirei!

Elena — E la cosa è molto diversa, ti pare?

Alberto — Enormemente!... (nuovo silenzio).

Elena — Che ore sono?

Alberto — Ah: basta! Te l’ho già detto due volte!

Share on Twitter Share on Facebook