Elena, Alberto,poi Antonietta
Alberto — (guardando intorno) Oh, accendiamo la luce! (eseguisce) Non è vero che così sta meglio?
Elena — Sì... mi pare...
Alberto — Me ne sembri poco convinta.
Elena — Dio mio, non domandarmi certe cose... non mettermi nell’imbarazzo.
Alberto — Te lo domando perchè la tua approvazione mi darebbe la sicurezza.
Elena — Non sei sicuro nemmeno tu?
Alberto — Non è questo. Mi piace che la responsabilità sia divisa.
Elena — Non crucciarti. Tanto, di una cosa sono certa: che domani tornerai da capo a rovesciar tutto.
Alberto — Perchè no? È così bello rinnovare, di tanto in tanto, la cornice del nostro quadro! Prima di tutto perchè le cose rinnovate hanno l’aria di essere nuove, e poi perchè, senza muoverci, par sempre di cambiare.
Elena — Hai ragione... Che ora abbiamo fatta?
Alberto — Te l’ho detto prima: le sei.
Elena — Sono sempre le sei?
Alberto — (avvicinandosi verso la veranda) Eh! I giorni s’accorciano, ma questo tempaccio li fa parer lunghi, grevi, interminabili... (guardando fuori) Che acqua!
Elena — Piove da sette giorni.
Alberto — E non ha nessuna intenzione di smettere..... D’altronde dicono che per la campagna fa bene... (un silenzio).
Elena e Alberto — (contemporaneamente) Dimmi un po’...
Elena — Che cosa?...
Alberto — No, prima te. Che volevi dire?
Elena — Di’ tu.
Alberto — No, no. Non facciamo complimenti. Parla pure...
Elena — Niente... Volevo domandarti perchè hai sgridato Vladimiro.
Alberto — Perchè non fa che ricordare quei tre imbecilli! Non passa giorno! Ieri l’aveva con l’esattezza scrupolosa di Tomaso.... A proposito di che, poi, non ricordo. Oggi è Remigio che torna in ballo!.. «Se Remigio ci fosse!» «Se Remigio vedesse!»... Me ne infischio io che ci sia e che veda!
Elena — Non esagerare!
Alberto — Non è quistione d’esagerare... Mi urta che se ne parli, ecco!... Hanno voluto andarsene? Hanno creduto bene di non farsi più vivi? Di non domandare nemmeno, durante questi sei mesi, se si è a questo o all’altro mondo? Padronissimi! Ma padronissimo io di cancellare qua dentro ogni cosa che li ricordi. Se mi son deciso a disfare quell’angolo laggiù, è proprio perchè là, quell’idiota di Ippolito, faceva lo spiritoso coi miei versi....
Elena — Mentre tu, qui, tentavi la grande conquista!
Alberto — Puoi ben dirlo! La grande conquista! T’assicuro che non avrei mai osato sperare di riuscirci. E invece, eccoci qua, soli, io e te, tu ed io, contenti... (reprimendo uno sbadiglio) allegri...
Elena — Ma no...
Alberto — Come? Non siamo allegri?
Elena — Ma no, intendevo la conquista di Adriana....
Alberto — Di Adriana?... Chi se ne ricorda?
Elena — È poco lusinghiero per lei, poverina. E pensare che quando le abbiamo scritto che si stava per diventare marito e moglie ha risposto con otto pagine di commosso entusiasmo!
Alberto — Già, dicendo: lo prevedevo... Come ha fatto a prevederlo, poi, lo sa soltanto Iddio.
Elena — Dimmi la verità, ti piaceva?
Alberto — Chi? Adriana?... Non ci pensavo nemmeno. Non so che cosa m’avesse preso quella sera! Sentivo il bisogno di dire e di dimostrare a qualcuno che ero giovane. A te non potevo dirlo, e tanto meno dimostrarlo, perchè rappresentavi il simbolo dell’irraggiungibile.... Mi è capitata a tiro quell’altra...
Elena — No, signore! Non cerchi di giustificarsi... Si vergogni invece d’aver tentato di farmela in casa, e proprio sotto gli occhi!
Alberto — Dovresti esser l’ultima a rimproverarmelo.
Elena — Ma guarda!
Alberto — Sicuro! Perchè se non fosse successo... quello che non è successo, non sarebbe nemmeno successo quello che è successo... Ti pare?
Antonietta — (entra recando il vassoio del tè che serve) Il cavaliere Respighi ha mandato....
Alberto — (subito) Oh! Ci sono nuove del cavaliere Respighi? È risuscitato?
Antonietta — Ha mandato a dire che è arrivato un’ora fa e che sarà subito da loro.
Elena — Lo tratteniamo a pranzo?
Alberto — Sicuro! Ci porterà un po’ di notizie del mondo.
Elena — (ad Antonietta) Allora avverti Ariberto che passi da me.
Antonietta — Va bene, signora (esce).
Alberto — Respighi tornato! To’ to’!, sono contento.
Elena — Quanti giorni è stato via?
Alberto — È partito lunedì....
Elena — Cinque giorni...
Alberto — E aveva promesso che sarebbe di ritorno martedì sera.
Elena — Avrà visto gli altri...
Alberto — Mai più! M’aveva formalmente promesso che avrebbe evitato di incontrarli. È un uomo di carattere e di coscienza, Respighi.
Elena — Un vero amico!
Alberto — L’unico che ci sia rimasto fedele. L’unico che veramente ci invidii... È bello, elevato, nobile questo suo sentimento.
Elena — Ti ricordi come s’è subito schierato dalla nostra parte? Non sdegni, non ire, non risentimenti, lui! Quello sì, ha veramente capito quale era il nostro amore e quali fossero le nostre idealità! Sento davvero per quell’uomo un’ammirazione infinita.
Alberto — Oh! Anch’io! È un carattere!
Elena — Tutto d’un pezzo!
Alberto — Ah! Tutto!... (un silenzio).
Elena — Sai cosa?... Peccato... che sia lui!...
Alberto — Come sarebbe a dire?
Elena — Tanto buono.... tanto caro... tanto devoto, poveretto... ma, non so... è poco... rappresenta poco nella nostra vita... Non ti pare?
Alberto — Sì, è vero... Fa quello che può, ma rappresenta poco, è innegabile.
Elena — Molto poco...
Alberto — Oserei dire.... troppo poco...
Elena — È un individuo insignificante...
Alberto — Manca di personalità...
Elena — Manca di tutto... (un breve silenzio) Vedi: tu hai detto, dianzi: «Ecco uno che veramente ci invidia»... No, non è esatto.
Alberto — Hai ragione... È incapace di sentire anche l’invidia!
Elena — D’altronde, scusa, perchè dovrebbe invidiarci? La nostra felicità può tutt’al più fargli piacere, ma suscitare in lui la ribellione che susciterebbe negli altri, no... Ha sempre vissuto così poco con noi!
Alberto — È sempre stato così messo in disparte...
Elena — È sempre stato così poco pericoloso...
Alberto — Ed ha un animo così mite...
Elena — Che è capacissimo di ammirarci.
Alberto — Oh! Non me ne stupirei!
Elena — E la cosa è molto diversa, ti pare?
Alberto — Enormemente!... (nuovo silenzio).
Elena — Che ore sono?
Alberto — Ah: basta! Te l’ho già detto due volte!