SCENA IV

Gli stessi — Respighi poi Antonietta

Respighi — (entrando) Che tempaccio!... Vento e acqua! Non se ne può più! (bacia la mano ad Elena, stringe quella di Alberto).

Alberto — Lo dice a noi?

Respighi — Chi sa che cosa avrete pensato di me?

Elena — Dubitavamo che ci avesse dimenticati.

Alberto — O che si fosse lasciato montar la testa da quei tre mascalzoni....

Respighi — Ah! No! Rassicuratevi. Cinque giorni di affari e di noie. Non vedevo l’ora di tornarmene alla mia solitudine. Mi urta la gente!...

Alberto — Molta gente?

Respighi — Il solito gran movimento. Se ne esce sbalorditi.

Alberto — E... mai incontrati?

Respighi — Chi?... Loro?... Sì... un giorno... ieri, mi pare...

Elena — (ridendo) Ahi! Ahi!... II cavaliere si turba.

Respighi — No. Affatto... Non abbiamo scambiato che poche parole...

Alberto — Hanno chiesto di noi?

Respighi — Neanche il più piccolo accenno. Posso giurarvelo.

Alberto — (guardando Elena, con delusione) Davvero?

Respighi — Vi dirò di più. Quando ho cercato di far cadere il discorso sulla vostra felicità, sulla quiete e la gioia del vostro nido, eccetera, eccetera... Ippolito ha sviata la conversazione.

Elena — Oh! È lui che li guida e li domina...

Respighi — Lui, lui!

Alberto — Ma lei avrà messo bene in chiaro le cose, spero. Avrà detto che non sappiamo che farcene di loro...

Respighi — Sicuro che l’ho detto!... Non ci credono.

Alberto — Non ci credono?

Respighi — Dicono che è impossibile...

Alberto — Si fanno delle belle illusioni! Ma che cosa s’immaginano? Se volessimo avere la casa piena di gente, e più simpatica e divertente di loro, ci basterebbe poco a levarci il capriccio.

Respighi — È quello che ho risposto anch’io!

Alberto — E che hanno detto?

Respighi — Si sono messi a ridere.

Alberto — A ridere? Perchè?

Respighi — Mah! Lo sa lei?... Io confesso che ho rinunciato a capirli. Si danno certe arie di superiorità; sono così convinti di essere desiderati!...

Alberto — Desiderati?... Me ne infischio io!

Respighi — Oh! Lo so! Lo vedo! Ma creda che quella gente s’è montata la testa. Anche il loro modo di vivere è assolutamente pazzesco.

Alberto — (interessato, suo malgrado) Perchè? Che vita fanno?

Respighi — Una vita impossibile! Rincasano all’alba, dormono tutto il giorno, sono da per tutto. Teatri, cene, donne! Un disastro! Ci rimetteranno la pelle!

Alberto — Speriamolo!

Respighi — È Ippolito che li trascina! Quell’uomo ha una resistenza a prova di bomba. E sì che come età siamo lì.....

Alberto — Non abbia paura, anche lui si fiaccherà tutto d’un tratto! Succede sempre così, cavaliere.

Respighi — Per ora, pur troppo, non ne ha nessuna intenzione. Ma non sapete che volevano trascinare anche me? Ah! ma non mi sono piegato. Quando io prendo una via è quella (ridendo). Non cedo che davanti a una donna. Ma quelle, viceversa, non cedono davanti a me.

Antonietta — (entrando) Vladimiro domanda al signor Alberto se vuole passare nello studio per i conti.

Alberto — (seccato) Oh! Ci siamo coi conti!... Ogni giorno, ogni giorno!... E ho sempre avuto un tale odio per la matematica!

Antonietta — Col signor Tomaso era abituato così.

Alberto — (aspro) Il signor Tomaso era il signor Tomaso, ed io son io...

Antonietta — Gli devo dire che rimandi a domani?

Alberto — Sì... (poi subito, a un cenno di Elena) No... Ditegli che lo raggiungo... (a Respighi) Lei m’aspetta un momento, cavaliere?

Respighi — Quanto vuole.

Alberto — In cinque minuti mi sbrigo (esce con Antonietta).

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