SCENA VI.

Gli stessi – Alberto

Elena — (a Respighi) Come? scappa subito?

Respighi — Ma alle sette sarò ancora qui.

Alberto — Bravo. Non ci abbandoni. Dopo pranzo lavoreremo a un «puzzle» complicatissimo. Ci sarà da rompersi la testa. Vedrà come ci divertiremo... (ad Elena) A proposito: Vladimiro desidera che tu controlli i suoi conti!

Elena — A che serve il mio controllo?.... Se li hai visti tu, basta.

Alberto — No, non basta. È terribile, ma non basta. Bisogna accontentarlo! È lo scrupolo personificato, quell’uomo. Va, ti aspetta.

Elena — Ah! Che peso! (a Respighi) A più tardi, cavaliere.

Respighi — A più tardi, signora.

(Elena esce)

Respighi — (ad Alberto) Allora io la lascio... Vado e torno.

Alberto — No... Un momento.. Potrei confidarle un grave caso di coscienza? Vuole essere il mio confessore?

Respighi — Io?...

Alberto — Non ho altri... Lei sa benissimo tutto quello che è successo prima e dopo il mio matrimonio con Elena....

Respighi — Perfettamente.

Alberto — Sposando Elena io le ho dato – almeno lo spero – una nuova felicità; ma, in fondo, ne ho distrutta, senza volerlo, una vecchia: la felicità che era rappresentata, non so perchè, da quei tre idioti, in questa casa....

Respighi — (subito) Non continui!... Stavolta indovino!... Lei ha scritto.

Alberto — (stupito, levando di tasca una lettera) Come fa a saperlo?

Respighi — (prendendo la lettera, e riponendola) Ma sì... Ma dia qua... Ma ha fatto benissimo!... Era tempo che cessasse questo malinteso.... Ha fatto bene... Era tempo che tornassimo alla vita passata.... Bravo! bravo! e bravo! Le spedisco tutte e due, e se non si muovono, mi decido: vado giù io e la vedremo. Che posso dirle di più?

Alberto — (con crescente meraviglia) Le spedisce tutt’e due?.... Che cosa vuol dire? Si spieghi!

Respighi — Ah! No! Questo, mi permetta, è un mio segreto.

Alberto — (incalzando) Come? Lei, cavaliere, aveva capito?... Lei mi aveva prevenuto?

Respighi — Non m’interroghi, la prego... Ecco la signora...

Elena — (entrando) Anche questa è fatta.

Respighi — (subito) Allora io scappo, e a rivederci più tardi (via rapidamente).

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