Ippolito, Remigio, Tomaso, Vladimiro, Antonietta poi Respighi
(Vladimiro e Antonietta, da destra, si collocano da una parte e dall’altra della porta, mentre Ippolito, Tomaso e Remigio entrano l’uno dopo l’altro in quest’ordine).
Vladimiro — ...Allora, non dobbiamo annunciarli?
Ippolito — Silenzio assoluto.
Antonietta — Nemmeno alla signora?
Ippolito — A nessuno... Cioè, ad Ariberto sì.
Tomaso — Per non correre il pericolo di restar senza pranzo.
Ippolito — Non per altro.
Vladimiro — Benissimo (esce con Antonietta).
Ippolito — (guardando intorno gravemente e curiosamente) Che effetto vi fa?
Remigio — Orribile!.... Non si poteva ridurla peggio questa sala!
Tomaso — E chi sa cosa hanno speso!
Ippolito — Queste sono inezie! Io penso a ben altro. Amici miei, devo confessarvelo?... Sono turbato... perplesso. Ho paura.
Remigio — D’aver fatto male a venire?
Ippolito — Sì. D’aver commesso un atto di debolezza. Il primo della mia vita... Ma d’altra parte loro se ne infischiavano... E allora, a che serviva fare i forti?
Tomaso — Appunto per questo che noi due si insisteva tanto!
Ippolito — Ah! Meno male. Ammettete che la colpa è vostra. Ogni giorno dovevo consolare i vostri rimpianti! Per mesi e mesi ho resistito, eroicamente... Poi s’è messo a piovere... e addio!... Pare impossibile come il cattivo tempo influisca sui temperamenti sensibili!.... (a Tomaso) Dove hai lasciato i pacchi?
Tomaso — Che pacchi?
Ippolito — Quelli dei regali.
Tomaso — Ah! Son di là.
Ippolito — Bene!... Sarà una buona scusa... Diremo: «Siamo qua a portarvi dopo sei mesi i nostri doni di nozze pur conservandovi tutto il nostro disprezzo».
Remigio — (con terrore) E andremo via?
Ippolito — Non lo so.... Staremo a vedere.
Respighi — (entrando affannosamente) Ma è vero?.... È vero?... Arrivati! Arrivati!... (stringendo loro le mani quasi commosso) Volete che ve la dica?.... Mi pare impossibile... Non osavo di crederlo.
Ippolito — Che vuole, cavaliere: questa povera gente sola, sperduta, abbandonata, ci faceva troppo pena. Al cuore non si comanda, e io, purtroppo, ho sempre avuto troppo cuore!
Respighi — E loro?... non ne sanno niente?
Ippolito — Niente. Vogliamo preparare un gran colpo di scena.
Respighi — Ma ne saranno folli! Non aspettavano che questo, non sospiravano che questo.
Ippolito — Scusi.... Chi gliel’ha detto?
Respighi — Vuol proprio saperlo? Legga, (gli porge le due lettere) legga!
Ippolito — (stupito) Per me?
Respighi — Per lei, per lei. Ero corso alla stazione per spedirle, ma ho saputo del vostro arrivo, e mi sono precipitato qua. Più rapidamente di così non potevano arrivare a destinazione.
Ippolito — (aprendo una lettera) «Caro Ippolito... Domani è il compleanno di Elena... non fate più sciocchezze... tornate.... Alberto». (la passa a Tomaso e Remigio; apre l’altra) «Che cosa penserete di me che vi scrivo, per pregarvi... Elena»... (passa la lettera, poi con gioja improvvisa) Ah!... Mi par di rinascere; mi sento liberato da un incubo!... Sono loro che ci pregano! Sono loro! Lo sapevo! Non potevano più vivere senza di noi! Amici! La nostra superiorità è indiscutibile!