SCENA III.

ElisabettaDomenico poi Carmine

Elisabetta — (girando intorno a Domenico) Vuoi che te la dica?... Sembri un signore. Ti sta proprio magnificamente!

Domenico — (accompagnando le parole con il movimento delle braccia) Stringe un po’ nelle maniche....

Elisabetta — Le faremo allargare.

Domenico — Eh! sì! molto bisogna allargarle, perchè così non mi posso nemmeno muovere!

Elisabetta — Ma del resto, come ti senti?

Domenico — Coperto.

Elisabetta — Lo so anch’io! Non sei mica nudo.

Domenico — Volevo dire: pesante... è una stoffa greve.

Elisabetta — Meglio, così dura di più!

Domenico — Perchè?... Bisognerà metterla sempre?

Elisabetta — Sempre, quando te lo ordineranno. Poi, anche se è pesante va bene, perchè adesso, andando avanti, l’aria rinfresca.

Carmine — (rientrando) Vieni qua, Domenico... Fatti vedere.

Elisabetta — Vero che sta bene?

Carmine — (facendo rigirare Domenico secondo l’esame che verrà completando) La giacca mi pare un po’ troppo lunga...

Domenico — Le maniche, signorina...

Elisabetta — Sono strette, poveretto...

Carmine — Già: si vede... Bisognerà farle allargare... Cammina... ecco... così... fermati... torna indietro... fa due passi avanti... anche i calzoni vanno un po’ accorciati... C’è di là il sarto?

Elisabetta — No, signorina. L’ha portato il ragazzo.

Carmine — Allora indicagli tu i difetti, e digli che lo accomodino sùbito. Al massimo per domani. (a Domenico) Tu, poi, a colazione, vieni a servire in tavola come t’ho insegnato ieri.

Domenico — Vestito così?

Carmine — Ma no!... Il tuo abito solito... Ma metterai i guanti, per abituarti.

Domenico — Sì, signorina, (esce con Elisabetta).

(Dal fondo entra Adelina . Graziosa e semplice. Un poco sfiorita, ma delicata e interessante).

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