SCENA IX.

Paolo – Carmine – poi Taddei

Paolo — (entrando con Carmine da destra) Adesso, signorina Carmine, posso dire a papà con piena convinzione: tua figlia è perfetta. Perchè tutta la casa sa di ordine, di buon gusto, di profumo di lavanda.

Carmine — Dunque merito un premio?

Paolo — Tutti i premi!

Carmine — Vuol darmelo questo premio?

Paolo — Mi dica.

Carmine — Non mi chiami più «signorina Carmine lei». Mi chiami «Carmine tu» come quando ero bambina.

Paolo — Vuoi invecchiarmi di più? E sia! (guardando intorno) Ma dov’è sparito papà?

Carmine — Vuole proprio saperlo? È andato a mettere alla porta degli importuni!

Paolo — Per me?

Carmine — (sorridendo) Eh!... Sì... un pochino.

Paolo — Insomma m’accorgo che divento catastrofico! La maestrina di piano sparisce... gli importuni, poveretti, son messi alla porta... I vostri conoscenti finiranno con l’odiarmi!

Taddei — (rientrando affrettatamente dal fondo) Ecco fatto!... L’hanno capita subito senza aversene a male. Gran brava gente! Sai chi erano? I Marchini: tutta la famiglia Marchini, compresi i figliuoli e il personale di servizio... Te lo ricordi Marchini?

Paolo — (semplice) No.

Taddei — Meglio per te! Ma anch’io, da questo momento non voglio ricordarmelo più! Lo rinnego! Rinnego tutti! Non ho che un desiderio: abbracciarti ancora, e dirti che sono orgoglioso e felice che tu sia qui!

Paolo — Io ti permetto tutto: anche di sentire l’orgoglio della mia presenza che – te lo assicuro – è assolutamente eccessivo. Ma quello che non ti permetto è di turbare, in qualsiasi modo, il pacifico andamento delle tue abitudini.

Taddei — Questo, caro mio, non ti riguarda!

Paolo — Mi riguarda in modo assoluto! Voglio vivere nel tuo ambiente così com’è! Tu non sai che importanza abbia questo per me! Arrivo a dirti che è la ragione essenziale che mi ha spinto a rifugiarmi qui... Capisci?

Taddei — No... non capisco, ma non importa. Quando mi hai annunciato il tuo arrivo, mi è sembrato che ci fosse tanto affetto in questa tua decisione spontanea, che ne sono rimasto, può ben dirtelo Carmine, commosso...

Carmine — Avesse visto la gioja di papà, signor Paolo!...

Taddei — Ma poi, ho riflettuto. E mi sono convinto che la mia compagnia rappresentava così poca cosa, da non giustificare abbastanza la tua decisione. E allora continuavo a domandarmi: ma perchè?... perchè verrà in casa mia? Oggi che ci sei non me lo domando più: sono contento, e voglio godermi questa contentezza senza cercar di spiegarmela.

Paolo — Non ti rendi dunque conto del bene che ti voglio?

Taddei — Eh! dopo tanti anni!... Sì... siamo stati compagni quando eravamo ragazzi.... ma io sono un pover’uomo qualunque.... Che traccia posso aver lasciata in te?

Paolo — Vedi, Taddei: ci sono degli avvenimenti della nostra infanzia, anche gravi e importanti, che – hai ragione – non riusciamo mai più a ricostruire. Spariscono. Si sperdono nel buio fitto, come se una mano li cancellasse per sempre. Ma taluno, fra questi, pare sfuggire come per caso alla tenebra. Resta, come un piccolo punto luminoso, visibile a noi soli, nell’anima nostra. E resta sempre. E di tanto in tanto, a intervalli di mesi e di anni, si riaccende vivo, si delinea, s’allarga, nitido e preciso...

Carmine — Papà, di lei, ricorda tutto. Ma è giusto: è un poco la sua gloria, questa!

Paolo — Il ricordo mio, Carmine – invece – parte da un episodio: un giorno Taddei mi ha difeso da un gruppo di compagni che mi irridevano, e mi minacciavano. Egli era forte e temuto: io, un piccolo essere gracile, un povero figliuolo tutto chiuso nella sua timida solitudine. E, allora, quel suo gesto mi è sembrato così gigantesco di protezione che – per la prima volta – svelai me stesso a qualcuno!

Taddei — (semplice, quasi per rimpicciolire il suo merito) Aveva così poca importanza quel gesto, per me!...

Paolo — Ma per me, no!... Ero chiuso, chiuso impenetrabilmente, nei miei istinti. Avevo l’intima percezione, che, nel futuro, qualche cosa di singolare avrei fatto. Che il mio nome non sarebbe rimasto oscuro del tutto. Non sapevo perchè, sotto quale forma, per quale via o per qual caso, ma – vagamente – provavo la gioja d’una volontà di essere! E te lo dissi, con un calore insolito, con un fervore che sembrava di fiamma soffocata che avesse trovato, finalmente, lo spiraglio per salire!... Ho davanti agli occhi prima la tua meraviglia... poi la tua convinzione di aver protetto qualcuno... poi, la tua malinconia. M’hai parlato delle tue terre, delle tue fattorie, dei tuoi genitori vecchi che consumavano, qui, la loro esistenza, serenamente... Ti sentivi condannato a seguire la loro tradizione, e invidiavi me, che immaginavi sarei corso per il mondo a inseguire la gloria! «Quando la vita ci sbanderà per opposte strade, – mi hai detto – penserai ancora a me, che, come Cincinnato, – si studiava allora la storia Romana – sarò là, tranquillo, ad arare il mio campo?»

Taddei — (commosso) È vero... come puoi ricordare?

Paolo — Posso. Perchè la vita non deve sempre disperdere nella sua fantastica baraonda le buone care cose passate! Posso. Perchè la tua profezia si è un poco avverata, e tu non immagini come questo ricordo abbia consolato certe mie ore stanche! Non importava vederci... non importava scrivere... non importava che il tempo passasse! Tu eri ugualmente la mia vita lontana! Eri il mio primo sogno confessato! Eri quasi, per me che non ho più nessuno, la mia famiglia ideale, alla quale sarei un giorno o l’altro tornato. Oggi torno. Ma tu devi lasciarla com’è, la tua casa: con tutti i suoi fascini, e magari con tutti i suoi difetti! Voglio risalire il corso della mia vita, e contro l’avidità di sensazioni nuove, rinfrescare l’anima della purezza delle sensazioni vecchie!

Carmine — (che è rimasta assorta, con curiosa intensità, alle parole di Paolo, con un velo di malinconia) Se non vuole che questo, signor Paolo, le garantisco che qui tutto è vecchio... tutto tranquillo... tutto normale...

Paolo — E perchè me lo dici con questo tono di rimpianto, Carmine? Ma non hai che da volere! La giovinezza della nostra giovinezza sei tu!... E la casa è grande! Non bisogna che vi gravi il silenzio! Bisogna animarla di risa, di canti, di strilli! E per far questo, sai che cosa ci vuole? Dei bambini! Hai capito? Molti bambini!...

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