SCENA V.

Carmine – Paolo Varchi

(Dal giardino avanza lentamente Paolo Varchi . Arrivato sulla soglia s’arresta, come se non volesse far sentire la sua presenza, per ascoltare la musica. Paolo ha quarantacinque anni. Veste con eleganza raffinata. Bella figura. Viso un poco segnato da uomo avventuroso. In ogni gesto, in ogni atteggiamento, nel suo stesso modo di parlare, è una distinzione, quasi uno stile, che non è posa, ma, anzi, una delle espressioni più singolari e simpatiche della sua personalità).

Carmine — (d’un tratto, come se sentisse due occhi che la guardano, s’interrompe e si volta sorpresa) Chi è?...

Paolo — (movendole incontro, sorridente) Un ospite importuno, che ha spezzato, senza volerlo, la trama di una melodia.

Carmine — (timida, un poco sconvolta) Lei?

Paolo — (tendendole le mani) Carmine?

Carmine — Mi ricorda?

Paolo — Ricordo una bambina che aveva questo nome: l’ho lasciata quindici anni fa, tutta in lagrime, alla stazione di Firenze.

Carmine — (sorridendo) Sì... è vero... Papà me l’ha spesso raccontato.

Paolo — Ma adesso mi accorgo che è un grande sbaglio dimenticare in una stazione una bimba che piange... Perchè quando ride – quindici anni dopo – si prova una gioja e una malinconia... la gioja di ammirarla già donna, e la malinconia di sentirsi già vecchio!

Carmine — Oh!... questo no!...

(Già durante le prime battute, la maestrina, tutta intimidita, si allontana di qualche passo. E appena può raccoglie il cappellino e i guanti e sguscia via inosservata dal fondo).

Paolo — Forse perchè ho dimenticato la mia età adesso venendo dalla città alla vostra casa.

Carmine — Perchè non ha avvertito?... Si sarebbe venuti ad incontrarla con l’automobile...

Paolo — Non ho telegrafato appunto per evitarlo. M’è piaciuto giungere solo... come quando correvo qui da ragazzo, in certe giornate di vacanza, ebbro di libertà!... Era delizioso chiuder gli occhi e rivivere!... In mezz’ora sono risalito di trent’anni verso la mia giovinezza... È una bella fortuna, non le pare?... L’automobile me l’avrebbe guastata. E papà?...

Carmine — Non può tardare... È andato in città per tempo, ma certo per l’ora di colazione sarà di ritorno... Chissà che cosa dirà trovandola già qui!... Dubitava tanto di questo arrivo!

Paolo — Dubitava?

Carmine — Eh! sì!.. Gli pareva quasi impossibile! Diceva: sì... promette... promette... Ma ha promesso tante volte, senza decidersi mai!

Paolo — Se sapesse com’era difficile decidere!

Carmine — Lo capisco: la nostra casa non poteva certo offrirle molte attrattive...

Paolo — Mi offriva la più grande: una schietta bontà. Ma lei sa... ossia lei non può sapere... che quando una cosa buona ci chiama, si prende generalmente la strada opposta!...

Carmine — (sorridendo) Davvero?

Paolo — A me è sempre accaduto. E infatti, ogni volta che pensavo: vado per qualche tempo laggiù, vicino all’amico più caro, a riposare i miei nervi e ritemprare il mio spirito, all’indomani la mia vita vagabonda mi aveva già ripreso!

Carmine — Bisognava pensare il contrario, allora!

Paolo — Brava! Ma che merito c’era a vincere per mettersi sul giusto sentiero?

Carmine — (sorridendo) Un po’ come la storia del figliuol prodigo!

Paolo — Ecco: precisamente: io sono il figliuol prodigo che ha sete d’essere perdonato... e per cominciare deve perdonarmi lei, Carmine.

Carmine — Io?!... Perchè?...

Paolo — Non se n’è accorta?... Ho fatto scappar via la sua amica...

Carmine — (guardando) La mia maestrina! Ah! è vero!!...Ma le assicuro, signor Paolo, che mi ha liberata da un peso!

Paolo — Non avrei mai pensato che chi suonava con tanta poesia potesse essere una cattiva scolara...

Carmine — Ho così poco tempo per studiare! Siamo io e papà soli, ma ho da fare per venti. Come se poi non bastasse, papà riversa sulle mie spalle anche una parte della sua amministrazione!... Ma mi piace... Ormai sono allenata alle fatiche... (con un velo di tristezza) La povera mamma... lei sa... è morta tanto giovine!... (altro tono) Papà però dice che sono brava... Rimpiange soltanto che io non sia un maschio.

Paolo — Papà ha torto... C’è tanta grazia in questa piccola massaia e tanta armoniosa freschezza in questa garbata padroncina di casa che mi dà il benvenuto, che proprio la preferisco così. Devo dichiararle, Carmine, che l’inizio è eccellente.

Carmine — Allora disponga lo spirito al sacrificio e cerchi, con buona volontà, di trovare eccellente anche il seguito... Le ho preparata la camera d’angolo, al piano terreno, verso il giardino. Se non c’è nebbia, alla mattina si vedono i monti... L’ha scelta papà perchè dice che là studiavate insieme quando lui non aveva voglia di studiare... Ma l’ho disposta tutta io... sa... un pochino a mio gusto, che è un gusto semplice, da buona gente di campagna.

Paolo — Il cattivo uomo della città non ha che un desiderio: respirare questa quiete offerta con tanta grazia modesta.

Carmine — Poi mi dirà... per le sue valigie... per il suo bagaglio.

Paolo — Tutto fatto: ho dato disposizione alla stazione.

Carmine — Mi dirà allora quello che desidera... le sue abitudini... Non so, e ne sono tutta turbata.... tutta preoccupata, per quanto abbia assicurato papà – più preoccupato di me – che farò del mio meglio. Se non vuole farmi sfigurare, bisogna che s’accontenti e mi aiuti.

Paolo — Dirò a papà: tua figlia è perfetta.

Carmine — Troppo!

Paolo — E in nessun angolo del mondo mi sono trovato mai così bene!

Carmine — Troppo presto!... Prima venga a vedere.

Paolo — Approvo ad occhi chiusi.

Carmine — Non mi tolga la soddisfazione di un merito.

Paolo — Ha ragione: aprirò gli occhi e sarò severissimo. Eccomi a lei.

Carmine — (indicando a destra) Per di qua... E vedrà un’altra persona che lei, certo, non ricorda più, ma che l’ha conosciuto molti anni fa!

Paolo — Chi?

Carmine — La nostra vecchia Elisabetta.

Paolo — Ah! Vede che le parti s’invertono?... Io ho lasciato Carmine bimba... Elisabetta ha lasciato me ragazzo... Tutto sommato, il mondo ci compensa, per conservarci sempre delle illusioni. (Escono).

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