SCENA III.

CarminePaoloTaddei

Paolo — (entrando dalla parte opposta, con Taddei) Carmine?... Ma lo sai il miracolo?...

Carmine — (sorridendo) No.

Paolo — Laggiù, nei campi, al sole, tra il clamore della vendemmia, ho visto papà trasformarsi!

Taddei — (che non se l’aspettava) Io?!

Carmine — (sforzandosi a ridere) E che cosa diventava, signor Paolo, il vecchio Taddei?

Paolo — Uno dei più importanti dèi terrestri: il figlio di Semèle!

Taddei — Chi era?

Paolo — Tua madre! Non sai chi era tua madre?

Taddei — No.

Paolo — Era una delle figlie di Cadmo, amata da Zeus, che poi morì – poveretta – fra tuoni e lampi per ragioni che una signorina non può ascoltare e che io non ho tempo di spiegarti. Ma Zeus ti ha consegnato ad Ermes perchè ti portasse alle ninfe di Nisa, con l’incarico di compiere la tua educazione.

Carmine — È stato educato bene?

Paolo — Certo! Sileno gli ha insegnato a piantare la vite, ed egli, colono dell’umanità, incoronato di edera e alloro, con corteo di ninfe, di satiri e di geni silvani, ha esteso di regione in regione il buon succo, simbolo dell’energia, del calore, della letizia! (posando una mano sulla spalla di Taddei) Va là, che puoi esser contento!

Taddei — Io sono contento della tua allegrezza! Ti sento così giovine ed agile, che par di ringiovanire anche a me!

Paolo — Ma siamo giovani! Per quanto Carmine sia lì, come lo spettro della realtà, a documentare i nostri anni, siamo dei bimbi a confronto di un Marchini, di un Rocchi, di tutti quelli che non osano di avvicinarmi, e scappano, quanto più cerco di avvicinarmi a loro!

Taddei — Lasciali scappare! Mi basta che ti trovi bene in casa mia!

Paolo — Sfido! Carmine ha ormai creato tutte le mie abitudini con scrupolo perfetto! A me non resta che abbandonarmi al placido corso dell’ozio, in dolce torpore!

Carmine — (ricordandosi) Non le ho ancòra preparato il tè, signor Paolo, perchè non sapevo quando tornasse. Ma vado sùbito. In due minuti è pronto! (ed esce di corsa)

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