SCENA IV.

PaoloTaddei poi CarmineDomenico

Paolo — Lo vedi? Non si sa più come salvarsi! È abolita la domanda, perchè si ha tutto... Cioè, no...

Taddei — (premurosamente) Ti manca qualche cosa?

Paolo — Non preoccuparti, Taddei. Quello che mi manca, non sei tu che me lo puoi dare. Sono gli altri.

Taddei — E chi?

Paolo — I nostri amici comuni.

Taddei — È meglio che tu dica i miei amici, perchè di comune con te non hanno proprio niente.

Paolo — Sono infatti un estraneo per loro.

Taddei — No. Tu sei la loro ammirazione. Ma a tale distanza che non osano di trattarti da amico.

Paolo — Anche Roberto?

Taddei — (colpito) Perchè me lo domandi? Per la sua freddezza?

Paolo — Dunque l’hai notata anche tu?

Taddei — (un poco imbarazzato) Mio Dio... sì... Ma non bisogna badarci.... è un ragazzo un po’ strano... molto riservato... s’adombra d’un niente, ma un bravo e buon figliuolo, che vuole molto bene a Carmine.

Paolo — Appunto per questo. Se non volesse bene a Carmine, che m’importerebbe la sua freddezza con me? Che io possa intimidire chi mi avvicina di rado, lo ammetto. Ma Roberto mi vede tutti i giorni e dovrebbe avere ormai quella confidenza per me che, ad ogni occasione, mi piace di offrirgli...

Carmine — (rientrando con Domenico in livrea, che reca il tè) Ecco, signor Paolo, (a Domenico) Metti qui.

(Domenico posa il vassoio sul quale è anche un pacco di lettere e di giornali. Poi esce).

Paolo — Grazie (prende i giornali e le lettere. Siede) E adesso facciamo il solito tuffo nel mondo! Se tu sapessi come mi serve!

Taddei — Eh! si capisce!

Paolo — Mi serve per assaporare la gioia di esserne lontano.

Taddei — Allora, fin che sei nel mondo, il tuo amico... come mi chiamo io?

Paolo — Dioniso.

Taddei — Il tuo amico Dioniso va a sorvegliare i suoi satiri.

Paolo — Non ubbriacarmi le ninfe.

Taddei — (sorridendo) Adelina e la signora Concetta! Vieni dopo a vedere?

Paolo — M’interessa moltissimo.

Taddei — (esce).

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