SCENA VI.

Paolo – Roberto

Roberto — (avvinandosi a Paolo) E così, si interessa alla vendemmia?

Paolo — (senza alzare il capo) Sì. Molto.

Roberto — Non si direbbe vedendola appartata qui!

Paolo — Torno ora dai campi.

Roberto — Con Carmine?

Paolo — (guardandolo) No, con Taddei. Carmine aveva gli ospiti (e torna a considerare le sue lettere).

Roberto — Già! Oggi la casa è piena di gente... tutta in adorazione davanti a lei, mi immagino!

Paolo — Veramente non me ne sono accorto.

Roberto — (insistendo) Gente che ricorderà questa giornata come si ricorda un grande avvenimento.

Paolo — S’accontentan di poco!

Roberto — (ironico) Poco? Le par poco? Ma è un fatto straordinario trovarsi a contatto con una celebrità autentica!

Paolo — (fissandolo) Perchè aggiunge «autentica» come una bollatura di garanzia? È lei che garantisce?

Roberto — Ah! Io non garantisco di nessuno!

Paolo — Io, nemmeno di me stesso!

Roberto — Ha torto.

Paolo — Vuole comprarla per due soldi, la mia celebrità?

Roberto — Non la ceda a prezzo di liquidazione se le fa buon gioco!

Paolo — Volevo offrire il buon gioco a lei!

Roberto — Il mio gioco è troppo diverso dal suo, e per quanto inferiore non avrei, credo, molto vantaggio a scambiarlo!

Paolo — Infatti: è giusto. Sono io che vi cerco, non voi. Non presunzione quindi, ma umiltà!

Roberto — È per dimostrare la sua umiltà che ha voluto circondarsi di povera gente?

Paolo — Può darsi!... Perchè, secondo un insegnamento – che mi par del Vangelo – più un uomo riconduce sè stesso verso la semplicità, più numerose e sublimi sono le cose che capisce senza sforzo... (altro tono) Infatti, ora, una cosa ho capita... e non è nemmeno sublime, tanto che posso dirgliela: lei è alla ricerca di un qualche motivo per ferirmi!

Roberto — (ostentando sorpresa) Ma le pare?

Paolo — Badi che non mi turbo: anzi, preferisco!

Roberto — Si sente forte della sua invulnerabilità?

Paolo — No: mi sento forte della mia coscienza, la quale, verso di lei, non ha proprio niente da rimproverarsi!

Roberto — E verso gli altri?

Paolo — Per quello che lei ne sa, sarebbe lo stesso. Quindi, anche verso gli altri!

Roberto — Può indovinarlo, lei, quello che penso?

Paolo — Non vorrei che fosse molto volgare.

Roberto — Ah! sì? troverebbe molto volgare che non mi commovessi della sua presenza e non mi prosternassi alla sua grandezza?

Paolo — (vivamente) Dimmi un po’, ragazzo: quand’è che ho chiesto la tua ammirazione? Che cosa vuoi che me ne faccia, io, del tuo omaggio?

Roberto — Stia attento, perchè la sua umiltà vacilla!

Paolo — Bada, invece, che è la tua villania che trabocca!... Ma t’avverto che trabocca male, se è sopra di me!

Roberto — Lo crede?

Paolo — (riprendendosi, con tono calmo, quasi dolce) Ma via, Roberto! Non facciamo delle inutili frasi di cui più tardi ci si potrebbe pentire! E cos’è che ti ha seccato?... D’aver trovato Carmine qui?... Dillo! Rispondimi: è meglio.

Roberto — (resta chiuso in un silenzio ostile).

Paolo — (fissandolo) Sarebbe stolto! Sai chi sono... e non puoi dimenticare che la prima volta che t’ho visto – e non sapevo chi tu fossi – ti ho stesa la mano come a un amico! Mi bastava sapere che eri amato da una buona creatura che m’è cara, e che eri destinato ad entrare in una casa alla quale mi legano dei vincoli profondi. Questo – adesso – dovrebbe bastare a te, e sarebbe dovuto bastarti anche prima, se fino dal primo giorno ti sono venuto incontro con schietta cordialità!... L’ho desiderato io che tu diventassi il compagno della mia solitudine! E l’ho desiderato perchè rappresentavi – e te lo dissi – la felicità di Carmine!... Mi piaceva avvicinarmi alla giovinezza dei vostri cuori, sentirne la gioja tenera, respirarne il profumo puro. Pensavo, con un certo mio egoismo ideale: «Ora sono a contatto con la vita più dolce. Ecco: questo è il mio passato; il mio mondo è lontano, e qui... qui dove tutto è sincero posso godere con gli occhi e con l’anima lo spettacolo limpido dell’amore che non sa la menzogna!...» Perchè non l’hai capito, tu, che pure pretendi di capire più oltre?

Roberto — Perchè lei m’è apparso come un disturbatore della mia tranquillità!

Paolo — Non potevi pensarlo, se ogni volta che ti parlavo mi facevo più piccolo, per meritarmi la tua simpatia e la tua fede!

Roberto — E che bisogno ne aveva?

Paolo — E che cosa ti portavo via? E perchè questa avversione sorda e questo astio ingiustificato?... Ti chiedevo l’impossibile? No! Ti domandavo di lasciarmi godere di questa tua gioja che è grande sino al sublime, mentre tu mi rispondevi e mi rispondi chiudendomi la porta sul viso, come se fossi un ladro che volesse carpire il tuo bottino prezioso!

Roberto — Ma dunque, per farle piacere, avrei dovuto lasciarmi abbagliare, come tutti gli altri, e credere sincera una posa di umiltà, e accettare la sua degnazione! No, sa! No! Non subisco il suo fascino, nè la sua umiltà, nè la sua degnazione! Io vedo soltanto qualcuno piantato fra me e la mia fidanzata, e tutte le sue belle frasi non bastano a togliermi questa impressione!

Paolo — Non sono fra te e lei! Sono davanti a voi, ti ripeto, ammirato del vostro amore!

Roberto — Ma il nostro amore basta a sè stesso!

Paolo — E chi te lo nega? La tua affermazione giustifica un diritto che mi guardo bene dal toglierti! ma non giustifica questo tono da rivale che improvvisamente mi assumi! Sarebbe incredibile che tu soltanto lo dubitassi!

Roberto — Incredibile perchè?

Paolo — Ma dunque lo pensi? È questo che tu pensi?

Roberto — Pare!

Paolo — Anche adesso?

Roberto — Adesso più che mai!

Paolo — (prorompendo) Tu sporchi... non trovo parola più adatta... tu sporchi la devozione di Carmine per me e il mio affetto per lei con la grettezza della tua stolta gelosia! E lo fai mentre non ti dico delle frasi, ma mi sforzo ad aprirti la mia anima intera?... Guarda: non più tardi di mezz’ora fa confidavo a Taddei il mio dolore per la tua ingiustificata freddezza. E mi proponevo di parlartene, alla prima occasione, francamente. Non me l’hai permesso! Mi sei venuto incontro con un atteggiamento insolito di provocatore a qualunque costo! Ho pensato: «Ci siamo! Tanto meglio. Aspettiamo che dica. Se questo urto servirà a dissipare l’equivoco, urtiamoci pure!» Hai cominciato offendendomi: non mi sono offeso! Hai parlato con disprezzo di quello che è frutto sacrosanto del mio ingegno e della mia fatica: e neppure di questo ho voluto offendermi! Ma quando ti ho detto che cosa potevi essere per me, e quello che era per me il tuo amore per Carmine, credevo di meritarmi, non dico le tue scuse, ma il tuo pentimento! Niente! Niente! In cambio hai ribadito l’offesa, andando oltre me... intaccando una creatura inattaccabile!.... una creatura che in questa casa è la gajezza, il sorriso.... il sole!

Roberto — Tanto luminosa la vede?

Paolo — Sì, Roberto! Tanto! Immensamente, come speravo che anche tu la vedessi!

Roberto — Se non la vedo più, è perchè lei me l’ha offuscata!

Paolo — (violento) Ma non dire! Te ne tolgo il diritto!

Roberto — (livido) Ah! sì?

Paolo — Sì, caro! Perchè devi metterti bene in mente che se provassi un altro sentimento che non fosse più che puro, per Carmine, non solo non avrei sentito il più piccolo dolore per la tua ostilità, ma mi sarei preso il gusto di intensificarla, di aizzarla, di volerla, come una provocazione da parte tua, e una giustificazione verso me stesso!... O piuttosto, – guarda – non mi sarei curato nè di te, nè dei tuoi pensieri, nè delle tue paure, nè delle tue minacce... ma ti sarei passato sopra ad occhi chiusi, schiacciandoti colla mia superiorità, che è enorme!... (e voltandosi di colpo a Carmine che appare) O Carmine, e le ninfe? Dove sono le ninfe? Dove le hai lasciate? In balìa dei Fauni e degli Satiri. (nervosamente, rapidissimo) Povera Concetta... o mia povera Adelina paurosa! Ma tu no... tu no... tu sei scappata!... era giusto.... Perchè sei la più giovine, la più bella e la più desiderata... E sei corsa qui perchè sapevi di trovare Roberto, pronto all’aspra lotta e alla strenua difesa! A me non resta che correre a salvare le altre!... (ed esce rapido).

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