Atto terzo

Elegantissimo salotto in casa di Claudio Regis.

Il fondo si apre sul vasto salone, riccamente decorato e illuminato.

Nel salotto, invece, la luce è più sobria, data soltanto dalle lampade da tavolo in porcellana e abat-jour, e da due lampade a stelo.

L'ambiente è tutto artisticamente disposto a coins, con divani fondi, poltrone, piccoli tavoli bassi e grande profusione di tappeti.

Molti fiori. Un tavolo antico. Sul tavolo un telefono.

Quando l'atto si inizia, Maurizio, seduto presso il tavolo, segna a matita un foglio che un cameriere, in piedi, attende. Dal lato opposto, sprofondato in un divano, tra innumerevoli cuscini, è il Siriano, illuminato stranamente dal riflesso di una lampada a stelo. Egli veste un caratteristico costume orientale.

Maurizio

alzandosi e riconsegnando il foglio.

Ecco. Non avete che a disporre gli invitati secondo la pianta che vi ho tracciata qui.

Cameriere.

Per mezzanotte?

Maurizio.

Per mezzanotte.

Il cameriere si dispone ad uscire. Maurizio richiamandolo.

L'orchestrina?

Cameriere.

Nessuno ancóra, signor Maurizio.

Maurizio.

Bisogna nasconderla dietro il velario di damasco rosso, lo sapete.... Ma, poi, verrò io. Per ora curate il resto.

Cameriere.

Benissimo.

Esce.

Il Siriano.

M'accorgo che avete una grande autorità in questa casa!

Maurizio.

Perchè tutti sanno che un tempo io non ero condannato a servire, e che adesso considero il servizio come una missione d'eleganza. Ricordate Petronio?

Il Siriano.

Non lo conoscevo.

Maurizio.

Era una specie di cameriere di fiducia d'un re egiziano di cui mi sfugge il nome. Ma legato da così profonda amicizia al padrone, che un giorno, disgustato dalla volgarità di costui, piuttosto che servirlo ancòra s'è tagliato le vene.

Il Siriano.

Non era più semplice che cambiasse servizio?

Maurizio.

Già.... Io avrei fatto così. Per quanto, come sapete, fra me e Claudio Règis ci sia una perfetta affinità di gusti, fino da quando "io facevo la vita".

Il Siriano.

Che strana cosa! Voi eravate ricco, mentre io sono arrivato a Parigi, due anni fa, coi piedi fuori dalle scarpe.

Maurizio.

A me, due anni fa, ne restavano ancòra trentasei paia.

Il Siriano.

Ma un anno dopo il mio Tearoom orientale, ne aveva fruttato trentasei paia anche a me!

Maurizio.

La stessa epoca in cui vendevo le mie!

Il Siriano.

Che sian quelle che io ho comperato?

Maurizio.

Fate vedere i piedi....

E come il Siriano allunga due piedi enormi.

No!

Il Siriano.

Quanti sono gli invitati stasera?

Maurizio.

Ventiquattro. – Le vostre donne?

Il Siriano.

Quante me ne avete comandate: dodici.

Maurizio.

Una donna per ogni due invitati: basterà.

Il Siriano.

Con lo stesso numero ho fatto la settimana scorsa il servizio in casa della duchessa De La Roche. Si festeggiava il suo settantesimo compleanno, ed ha convitato per un pranzo orientale tutti i suoi ex amanti superstiti.

Maurizio.

Molto parigino!

Il Siriano.

Uno spettacolo, vi dico: centosessanta coperti.

Maurizio.

Senza contare i decessi, è un bel numero!

Il Siriano.

E qui che cosa si festeggia, stasera?

Maurizio.

Cose pure: si consacra un genio.

Il Siriano.

Un genio?

Maurizio.

Sì. Un genio musicale che il mio padrone protegge. Mentre noi parliamo scendono foglie d'alloro sul suo capo. Ne ho piacere per il mio padrone. Claudio Règis era molto preoccupato per trovare una manifestazione di eleganza che fosse originale e di cui domani potesse trapelare la eco. Naturalmente sì è rivolto a me: caro Maurizio, voi che siete un snob, consigliatemi....

Il Siriano.

E siete ricorso al mio servizio.

Maurizio.

Dal momento che soffia vento di orientalismo sollevato dai balletti russi, e che il gran mondo frequenta la vostra bottega, credo d'aver pensato bene.

Il Siriano.

Ne volete la prova?

Batte tre volte le mani. Dal fondo appare, in costume da mille e una notte, il bellissimo nudo di Dinarzade.

Mucico produro bagdad, Dinarzade?

Dinarzade

annuendo.

Mucico!

Il Siriano.

Parenda chimira Tucacia?

Dinarzade.

Chimira, buciara!

Il Siriano.

Pari banu?

Dinarzade

Pari banu: Maruti, Dinarzade, Sheherazade, Bairam, Zobeide....

Il Siriano

accommiatandola.

Evallà!

Dinarzade

col saluto di rito.

Evallà, Effendi!

Esce.

Il Siriano

con aria soddisfatta, a Maurizio.

Ne siete convinto?

Maurizio.

È autentica?

Il Siriano.

L'avrete capito. – Mi garantiva che mai cena, come quella di stanotte, sarà servita con più alto stile.

Suona il telefono.

Maurizio

afferrando il ricevitore.

Allò.... Maurizio.

Rimane in ascolto. Ma dopo poche parole il suo viso muta espressione. Prima una grande meraviglia.

Oh!

Poi un affrettato assentimento.

Ma certo!... ma certo!

Poi una deferente rassicurazione.

No, no, non preoccupatevi.... siamo in tempo benissimo.

La comunicazione è finita. Maurizio appare turbato e deluso.

Il Siriano.

Novità?

Maurizio.

Incredibili!

Il Siriano.

Sono indiscreto?

Maurizio.

Eh! no! Un po' vi riguardano.

Il Siriano

balzando finalmente in piedi.

Che?

Maurizio.

Pare che sulla fronte del genio non discenda precisamente l'alloro!

Il Siriano.

Insuccesso?

Maurizio.

Catastrofe!

Il Siriano.

Tutto sospeso?

Maurizio.

Evidente. Règis, molto preoccupato, mi chiedeva consiglio....

Il Siriano.

Ah!... era lui?

Maurizio.

Sono del suo avviso: sospendere la serata!

Il Siriano.

È triste!

Maurizio.

S'intende che voi sarete ugualmente pagato.

Il Siriano.

Pagato ugualmente, ridivento mussulmano.

Accomiatandosi.

Evallà, Maurizio.

Maurizio.

Evallà, amico mio.... Evallà!

Il Siriano esce.

Cameriere

dal fondo, interrogando Maurizio.

Ma è dunque vero?

Maurizio.

Esattissimo. Mandate a letto tutti.

Cameriere

fa l'atto di andarsene, ma vedendo avanzarsi dal fondo Claudio e Florise, dice affrettatamente a Maurizio:

I signori....

Ed esce. Si avanzano Florise e Claudio. Hanno l'aspetto deluso e quasi irritato. Florise s'abbandona sul divano dove prima era seduto il Siriano.

Florise.

Sono affranta!

Maurizio.

Ho provveduto a tatto secondo le vostre istruzioni, signor Claudio.

Claudio.

Bene Potete andare.

Maurizio s'inchina. Esce.

Florise

a Claudio.

Vedi che avevo ragione?

Claudio.

Purtroppo!...

Accende una sigaretta e passeggia per la stanza.

Florise.

Lenard me ne aveva parlato, fino da molti giorni fa, durante le prove....

Claudio.

Prevedeva?

Florise.

Ma certo!

Claudio.

E allora, perchè ha voluto?...

Florise.

Ah! Questa è un'altra faccenda!

Claudio.

Isa?...

Florise.

Ci vuol poco a capirlo....

Claudio.

No.... non era questo che ti chiedevo.... Questo l'avevo capito anch'io.... e quello che è peggio, l'ha capito anche Mario.... Il suo nervosismo di questi ultimi giorni non era soltanto la preoccupazione della prova generale.... D'altronde l'assiduità di Lenard, e qui, e in teatro, e in ogni dove, era sfacciata, o bambinesca....

Florise.

Mah!... Anche gli uomini illustri, rotti alla vita, scettici per istinto, si lasciano spesso abbagliare non si sa da che cosa.... non si sa da chi!... Mistero!

Claudio.

E dov'è andata?

Florise.

Chi?

Claudio.

Ma Isa!... Isa!

Florise.

Amico mio, calmati.... non ne vorrai fare una malattia nervosa!... S'è fermata in camera sua, credo.... Povera figliola!

Claudio.

Oh! lei è a posto!... È di lui che mi preoccupo.

Florise.

Dove l'hai lasciato?

Claudio.

E rimasto là, con Renaud.... con Lenard. Non so.... discutevano.... Ma oramai!

Florise.

Scusa, Claudio.... Mi permetti di dirti schiettamente il mio pensiero, come sempre?

Claudio.

Se hai qualche cosa da rimproverarmi, no.... non è momento.

Florise.

No. Trovo soltanto che la tua sovreccitazione ti precipita in un pessimismo esagerato....

Claudio.

Ah! scusa.... con questi risultati....

Florise.

Hai avuto troppo fretta di sospendere ogni cosa.... Si poteva discutere prima.... consigliarci con Lenard....

Claudio.

Ma Lenard era perfettamente del mio avviso. Non voglio rendermi ridicolo.... più di quello ch'io mi sia.... Tutta Parigi sa ch'io mi ero abbandonato a proteggere il giovane genio italiano.... E s'è malignato, anche: lo so! È stato detto perfino che tu educavi la piccola alla tua scuola.... per offrirmela in olocausto al momento opportuno....

Florise.

E un parigino d'adozione come tu sei si preoccupa di queste cose?

Claudio.

Non me ne occupavo e non me ne preoccupavo quando c'era la speranza che i risultati giustificassero la mia protezione.... Ma che domani si parli d'una festa data in casa mia, per celebrare un insuccesso, mi renderebbe del tutto ridicolo: o si darebbe valore al pettegolezzo d'alcova, o si direbbe che la mia cecità e la mia ostinazione di mecenate beota non hanno ancora voluto sottomettersi all' amara verità delle cose.

Maurizio

dal fondo, annunciando.

Il signor Lenard.

Lenard entra. Gaio, elegante, soddisfatto.

Claudio.

E dunque?

Lenard.

Come? Non è già rincasato?

Claudio.

No.

Lenard.

E lei?

Florise.

Ora vado io. S'è rinchiusa nella sua camera.

Lenard.

Ma no! Ma no! Ditele che sono qui. Ditele che l'aspetto.

Florise esce.

Claudio.

Io sono umiliato, caro Lenard.

Lenard.

Non occorre che me lo diciate. Si vede dalla vostra faccia. Ma non è il caso! Che colpa ne avete voi?

Claudio.

La colpa di aver insistito.... di avervi seccato con le mie pressioni, esagerate ed inutili!

Lenard.

Ma caro amico! Si vede proprio che voi fate dell'alta finanza! Se viveste un poco nel mio mondo, alle delusioni come quelle di stasera avreste fatta già l'abitudine. E non sareste così scorato e avvilito, ma sereno e quasi gaio come me! No, no! Voi non dovete essere nè seccato nè umiliato. E sopra tutto non dovete avere delle preoccupazioni a mio riguardo. Abbiamo cercato insieme di fare del bene, di aiutare un giovane.... domani questo sarà scritto.... e per conto nostro ne usciamo nel modo migliore.

Claudio

rassicurato.

Non si riderà di me?

Lenard.

Ah! È questo che vi preoccupa? No no! Il mecenate.... in questi casi ci fa sempre un'eccellente figura! Il banchiere Claudio Règis protegge le arti!... Stavolta ha protetto male.... un'altra volta proteggerà bene!

Claudio.

Ah! no! Mi basta, amico mio!

Lenard.

Tanto meglio! Un mecenate di meno? È una fortuna!

E come Isa si avanza lentamente dal fondo, Lenard si volge sùbito a lei.

Oh! amica mia!... Cos'è? Avete pianto?

Isa

con voce debole.

No.... signor Lenard....

Lenard.

Infatti.... non ne sarebbe proprio il caso.

A Claudio.

Volete avere la cortesia di dire alla signora che si tenga pronta? Ho un mio progetto che poi vi comunicherò.

Claudio lentamente si avvia, esce. Lenard a Isa che si è abbandonata a sedere.

Ricordate un nostro colloquio, una mattina, molto tempo fa, quando vi promisi che mi sasarei occupato del vostro amico?

Isa

con enorme tristezza.

Ricordo esattamente.

Lenard.

Allora vi ho fatto balenare qualche mio dubbio sul risultato, se non erro....

Isa non risponde.

Ma ho letto una tale angoscia nei vostri occhi, che non mi sono più sentito il coraggio di dirvi nettamente la verità. Non ho voluto distruggere la vostra illusione affermandovi che io non mi potevo illudere.... Anche perchè mi potevate giustamente rispondere che il destino è nelle mani di Dio, piuttosto che nel fallace giudizio di un uomo.

Isa.

Voi dunque sapevate....

Lenard.

Ero certo. Ma se vi avessi espressa allora questa mia certezza, avreste pensato che fosse per disinteressarmene. E non avevo nessuna voglia di farmi odiare da voi: tutt'altro. Allora.... ho dato la mia protezione. Voi avete visto che tutto quello che era possibile ho fatto....

Isa.

Ve ne ringrazio.

Lenard.

No, amica mia.... non è precisamente ai vostri ringraziamenti che volevo arrivare.... Mi preoccupa il vostro pianto.... mi preoccupa la vostra tristezza.... mi preoccupa anche un poco.... devo dirvelo?... la fredda delusione di Florise e di Claudio....

Isa.

Che hanno detto?

Lenard.

Si capisce: la generosità umana è fatta così.... Claudio era felice.... era orgoglioso, anzi, di questa sua spontanea ospitalità dalla quale credeva di trarre, in fondo, un certo utile per la sua ambizione.... Ora le cose andranno fatalmente cambiando....

Isa

con viva preoccupazione:

Non ci vogliono più?

Lenard.

No! Non correte con la vostra mente agitata a delle supposizioni che farebbero molto torto ai miei amici.... Riferitevi a voi.... a voi stessa.... M'avete detto più volte che fondavate su questa prova tutto il vostro futuro....

Isa

a fior di labbro.

È vero....

Lenard

chinandosi verso di lei, con molta intenzione.

Fallita la prova.... questa sera penso più che mai, seriamente, al vostro futuro.

Ma come sulla porta di fondo appare Mario, Lenard cambiando improvvisamente tono e movendogli incontro, dice:

Ah! siete tornato ora?

Mario

freddamente:

In questo momento, signor Lenard.

Lenard.

Vi siete dunque deciso a non fare sciocchezze?

Mario.

Mi sono deciso a seguire il vostro consiglio.

Lenard.

E avete fatto bene. Ritirare il lavoro era inopportuno e sarebbe sembrato un gesto sdegnoso che è ben lontano dalle nostre consuetudini. Stavo parlandone appunto con Isa, quando voi siete arrivato. E anche lei era perfettamente del mio avviso.

Mario.

Allora ha mutato opinione, perchè a me poco fa aveva detto il contrario.

Isa

che si è alzata.

Il signor Lenard mi ha convinta....

Mario

con lieve ironia:

E l'opinione di Claudio?

Isa.

Non ne abbiamo parlato.

Lenard.

Non bisogna mai dare importanza ai consigli degli altri.... ma ascoltare la parola di un uomo pratico.... Nè abbattersi alle prime difficoltà.... Comunque avete dimostrato d'aver del talento....

Mario

fieramente:

Lo so!

Lenard.

Bene. Questa convinzione non vi lascerà lungamente inerte. Siete molto giovane e avete davanti a voi tutto un avvenire.

Mario.

Per mia buona fortuna, sì!

Lenard

colpito dal tono di Mario.

E avete della fierezza, anche.... dell'orgoglio.... Possono essere delle grandi qualità.

Mario

secco.

Lo saranno!

Lenard.

Ve lo auguro!

E s'allontana verso il fondo. Esce.

Isa

a bassa voce, concitatamente.

Bada, Mario.... Non aggravare le cose.... Il tuo tono era aspro, quasi violento.... Forse non te ne sei accorto.... In fin dei conti tu devi a quell'uomo della gratitudine!...

Mario.

A lui? No!

Isa.

Per lo meno devi aver dei riguardi, nella casa dove siamo ospiti.

Mario.

Perchè te ne preoccupi tanto?

Isa.

Mi par doveroso.

Mario.

Oh! rassicurati. La riconoscenza per chi mi ha ospitato, aiutato, protetto, è immensa.... quindi superiore ai riguardi che invochi.... Claudio non mi ha chiesto dei compensi.... Allora.... la cosa è molto diversa.... Ma che tu... proprio tu, mi chieda la gratitudine per il signor Lenard.... via, mi pare, francamente, eccessivo!

Isa.

Ah! Questo tu pensi?

Mario.

Questo, io credo!

Isa.

No, Mario. Una sola cosa devi credere: che ho fatto quanto era in me per venirti in aiuto. Non scagliarti contro chi non ha colpa, senza, prima, giudicare! Bisogna conciliare il proprio spirito almeno con delle opportunità esteriori, specialmente quando è qui che sei accolto, ed è qui che domandi il tuo pane!

Mario.

A testa alta lo domando il mio pane! E senza il tuo intervento che è sospetto!

Isa.

Puoi sospettare quanto vuoi! Non ho niente da rimproverarmi!

Ma sùbito, con altro tono, ricomponendosi.

Bada!

Lenard

avanzando dal fondo.

Amici miei.... Claudio ci ha messo in una ben curiosa situazione, stasera....

Isa.

Perchè, signor Lenard?

Lenard.

Ma perchè ci vuole costringere al digiuno, ed io ho fame.

Mario.

Ammetterete che sarebbe stato assai inopportuno festeggiarmi!

Lenard.

Ma credo altrettanto inopportuno finire la serata così. Mauperin, Renaud, la Gyp e compagnia ci aspettano al Pigalle.... Florise e Claudio sono disposti ad accompagnarmi. Venite anche voi?

Isa fissa Mario, aspettando la sua risposta.

Mario.

No. Noi non si va.

Lenard

Perchè?

Mario.

Perchè sono stanco.... Ho bisogno di riposare.... Io non sono un nottambulo.... Voi mi scusate, vero?

Lenard.

Perfettamente.

Esita un istante. Guarda Isa. Guarda Mario. Capisce. E allora, lentamente, s'avvia verso il fondo, sparisce. – Isa, presa da uno sconforto senza ribellione, s'è abbandonata a sedere. E considera Mario che è rimasto fermo, immobile, con doloroso stupore.

Maurizio

apparendo sulla soglia del salone.

Qui, posso spegnere?

Mario

senza voltarsi.

Sì.

Il salone è, ora, nell'oscurità. Mario con tono aggressivo che andrà grado a grado crescendo.

Dì la verità: ti pesa d'essere rimasta a casa.... di non averli seguiti?

Isa

con rassegnata malinconia.

Come puoi pensarlo?

Mario.

T'ho visto cosi indecisa di fronte al suo invito consolatore....

Isa.

Aspettavo la decisione tua.

Mario.

C'era poco da decidere! Non ci voleva che la sua cinica inopportunità per supporre che potessimo partecipare alla gaia brigata!

Isa

quasi non osando.

Pensavo.... che forse....

Mario

subito.

Forse, che cosa?

Isa

scorata dalla domanda improvvisa.

Non so.... non so nemmeno io!...

Mario.

E perchè hai questo tono accasciato?

Isa.

Sono così addolorata!

Mario.

Non sai dir altro?

Isa.

Che ti posso dire?

Mario.

Altro?...

Isa

Senza voce.

No....

E scoppia in pianto.

Mario

dopo un breve silenzio.

Ah! no!... non le tue lagrime, vero?...

Isa.

Non pretendere....

Mario.

Ah! Si capisce! Che cosa posso pretendere io!.. Niente, diranno loro!... Più niente, penserai anche tu! la prova è fallita!... Ma io non piango, non mi perdo, non tremo! Lo vedi.

Isa.

Mario.... ti supplico.... Sono sfinita.... sono affranta.... I miei nervi non resistono più.... Capisco.... anche i tuoi saranno esasperati.... è giusto.... è troppo giusto. Ma perchè vuoi sfogarti su di me?...

Mario.

Io non mi sfogo su nessuno! Mi ribello! Contro la sopraffazione, l'ingiustizia e l'intrigo!

Isa.

No.... sii calmo.... È meglio che non parliamo stasera.... Non possiamo parlare.... Il colpo è stato così violento....

Mario.

Ma che credi?... Che l'insuccesso mi turbi?... Che la mia fede si sgretoli?... Ah! no!... So quello che valgo!... molto!

Isa.

Sì.... lo capisco.... Ma non essere così eccessivo, sempre!

Mario.

Giudichi un eccesso la fede nel mio valore?

Isa.

Non è questo....

Mario.

Che cosa, allora?

Isa.

Non parliamo, Mario.... Quando sarai più tranquillo.... domani.... discuteremo.... cercheremo insieme....

Mario.

Non farti umile e stanca per paura!

Isa.

Paura di che?

Mario.

Paura di dirmi!... Paura di tradirti!...

Isa.

Non ho niente da nasconderti!

Mario.

Infatti: la tua delusione non me la nascondi certo!... Ma c'è dell'altro!

Isa.

Che cosa vuoi che ci sia più?

Mario.

Che hanno detto di me?... Parla! Sii schietta! Come mi hanno dilaniato? Come mi hanno deriso?

Isa.

Chi poteva dilaniarti e deriderti? Claudio e Florise erano addoloratissimi!

Mario.

E il tuo Lenard?... Dimmi! Il tuo Lenard? Il mio protettore disinteressato?...

Isa

vivamente.

Mario!

Mario.

Ah! Cominci a scuoterti!

Isa.

No, Mario.... no! Ti scongiuro! Basta! Non incrudelire!... Lo vedi.... te lo ripeto.... non ne posso più!... non ne posso più! Non vuoi le mie lagrime, non vuoi il mio dolore, non vuoi il mio smarrimento.... Ma pensa che sono mesi di tentativi inutili che stasera si concludono in una specie di terrore!...

Mario.

Non eri atterrita, quando io sono entrato e parlavi con lui!... Che cosa tramavate?...

Isa.

Sei ingiusto!

Mario.

Non credo!

Isa.

Non sai veder niente di quello che mi tortura!

Mario.

So quello che tortura me!

Isa.

Nella mia anima non c'è che dolore!

Mario.

E nella mia non c'è che sospetto!

Isa.

Ma se credi questo, tanto più, allora, cerca di essermi vicino!

Mario.

Sei tu che ti allontani!

Isa.

Io?!... Ma rifletti, Mario! Sono mesi che siamo qui per la grazia di un tuo amico signore, senza più un soldo e con dei debiti per sopra mercato! Tu non ci pensi! Ma mi ingiurii con dei sospetti, e mi tormenti, e mi umilii e mi esasperi....

Mario.

E allora abbi il coraggio di dirmi verso che cosa tendi, che cosa vuoi, che cosa cerchi!

Isa.

Una sola cosa: la nostra sicurezza per domani!

Mario.

Non è vero! Non ti basta! Tu aspiri a di più! E so anche a che cosa tu aspiri! Tu aspiri di arrivare all'altezza di Florise, e delle altre gentil donne del genere! Ebbene: ti darò una grande gioia! Ne hai tutta l'apparenza! Vanne orgogliosa: puoi essere scambiata per una di loro!... Son bastati pochi mesi a distruggere la tua freschezza e la tua semplicità! T'hanno insegnato il vestito, il rossetto, il profumo! Non ti manca più che il mestiere! Verrà, se già non è venuto!

Isa

vivamente.

Mario! Mario!

Mario

afferrandola nervosamente, scotendola, sgualcendola.

Guarda che faccia hai! Sei tutta un artificio! Sei tutta una pittura! E questa veste, perchè non l'apri di più? Fuori, fuori la tua nudità! Fanne una più larga esposizione! Scopriti il seno! Scopriti le braccia! Così! così!... Per diventare più desiderata e più desiderabile!...

Isa.

Ah! basta! Lasciami! Lasciami!...

Ed è tale la ferma imperiosità delle sue parole che Mario, istintivamente arretra.

Ti ho supplicato di non parlare stasera perchè ho sentito subito, dalle tue prime parole, dove si andrebbe a finire! Pareva che ti fossi prefisso di trascinarmi, ad ogni costo, ad urlarti la mia verità!

Mario.

Non sarà che un bene!

Isa.

Non lo so. Ho fatto l'impossibile perchè si tacesse! Ho sopportato le tue provocazioni con dolcezza, con amarezza, con una forza che ti dovevo in una sera come questa! Sappilo: ho pianto prima che tu arrivassi! Mi sono chiusa là, nella nostra camera, soffocando con le mani sulla bocca il singulto della mia disperazione! Erano per te quelle lagrime! Per te, più che per me stessa! Pochi minuti dopo tu entravi qua dentro.... mi hai trovata là con Lenard.... Sei stato con lui di un'asprezza inutile ed inopportuna!

Mario.

Dovevo forse abbracciarlo, il tuo Lenard!

Isa.

Lasciami continuare. Sì: anche di lui ti dirò! Ti dirò tutto! Non credevo di dover arrivare a questo, proprio nell'ora in cui avrei voluto darti le mie parole di conforto!

Mario.

Non le voglio!

Isa.

Tanto meglio! Ma taci! Non hai avuto per me nessun riguardo! Sei disceso alla brutalità e all'ingiuria! E allora la mia verità – anche se detta stasera – non è più crudele! Pareva stabilito da un destino maledetto che questa dovesse diventare la sera di tutte le delusioni! Delusione per delusione, dunque! Crolli pur tutto, ma si esca una volta per sempre da questa crisi che è il risultato di un reciproco errore!

Mario.

L'errore è di averti portata con me! Laggiù dovevo lasciarti! Non meritavi che quello!

Isa.

L'hai detto! Mi hai rubato la parola! Che cosa io meritassi, non so. Certo l'errore è di avermi portata con te! Sei entrato nella mia casa tranquilla, nella mia anima di piccola provinciale, dolcemente rassegnata alla sua quiete. M'hai portato il tuo amore! M'hai portato le tue speranze! A poco a poco hai aperta la mia fantasia ad un sogno favoloso! "Parigi!... Parigi!... Eccola, la vita – mi hai detto! – stringiti a me! corriamo! Essa ci aspetta!..." E siamo corsi! E son passata sul dolore di una povera vecchia che singhiozzava!... Ma che!... Chi poteva ascoltarla, allora! Chi può più ascoltarla, oramai!... Parigi!... Parigi!... E siamo scappati, con tutta la nostra frenesia di avere!... Qui, siamo venuti! In questa casa!... M'hai procurato l'ospitalità ricca! Il sogno favoloso continuava!... Me l'hai detto ora: Ho imparato il vestito, il rossetto, il profumo!... È vero! Sono stata avvolta da tutte le tentazioni! È vero! Ho desiderato tutto quello che mi circondava! È vero! È vero! I miei occhi giravano intorno sbalorditi ed avidi! È vero! È vero!... Quella mattina.... ricordi?... là, al suo studio, per la prima volta mi si è aperta l'anima alla certezza! Ci siamo abbandonati alla gioia incredibile d'aver ottenuto!... Non era vero! Stringevamo ancora l'ombra della nostra illusione! L'ho capito dopo.... subito dopo.... non era a te che egli offriva! Era a me!

Mario.

Perchè non me l'hai detto allora?

Rabbiosamente.

Dovevi dirlo! Dovevi dirlo!

Isa.

No! Dovevo tacere. Tacere e aspettare! Se ti avessi parlato, se ti avessi scoperta la sua trama, ti saresti ribellato, e avresti avuto ragione! Non volevo! Non volevo perchè avevo fede in te! Eri tu che dovevi darmi: bisognava aspettare! E ho aspettato! Soffocando la mia angoscia col fervore della mia speranza, torturandomi nel dubbio per dissiparlo con la mia fede, lasciando che egli mi circuisse, per non distruggere le tue possibilità! Ho visto avvicinarsi, con una trepidazione che io sola so, questa serata nella quale era in gioco tutto il nostro avvenire! Ho contati i giorni, ho contate le ore, ho sofferto minuto per minuto, senza che nessuno sapesse, tutta l'ansia della mia lotta silenziosa!... La vita, capisci? la vita avrei offerta volentieri per potergli gridare, stasera, avvinghiandomi a te: le vostre previsioni sono fallite! Mario ha trionfato!... Non è stato possibile! Non è stato possibile!...

Un silenzio. I due si guardano, come nemici. E come Mario non parla, Isa riprende:

Capisci.... capisci adesso il mio terrore?... Intorno a noi si è fatto il vuoto pauroso! Il terreno sul quale camminiamo è tutto una insidia! La delusione dei nostri protettori mi spaventa! Mi spaventa la tua rabbiosa sicurezza! Mi spaventa il domani che si affaccia terribile!... Ho paura di te! Ho paura di me stessa!... Ho paura!... Ho paura!... Ho paura!... ecco la mia verità!

Mario

con un urlo:

Ebbene: se per questa prima prova fallita ti spaventa il domani, non sei degna di me! Se hai paura delle insidie che s'aprono sul tuo cammino, non sei degna di me! Intorno a me, intorno a me soltanto s'è fatto il vuoto pauroso! Ma io non ho paura!... Sei degna di loro! Va'! Corri! Raggiungi chi ti darà la sicurezza! Me ne rido! Buttami pure in faccia la tua delusione! Me ne rido! Ti perdo!... Me ne rido! Me ne rido! Me ne rido!...

Isa

tentando di aggrapparsi a lui:

Mario!... Mario!...

Mario

allontanandola con gesto risoluto:

Va via! va via! va via!...

Isa lentamente, sconsolatamente, risale verso l'ombra del salone. Mario fa qualche passo, vacilla, e cade a sedere, la testa fra le mani, singhiozzando.

TELA

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