Apparecchi a registrazione fotografica.

È evidente che la registrazione fotografica si può adoperare in ogni genere di strumenti sismici; ma per ragioni ovvie è stata limitata a quei casi in cui s’è voluto raggiungere una straordinaria sensibilità.

Già prima del 1883 lo Chesneau aveva proposto di registrare fotograficamente i movimenti di due pendoli, sospesi bifilarmente ed oscillanti ad angolo retto l’uno per rapporto all’altro; ed a tale scopo la massa pendolare era la stessa lente che doveva servire a concentrare i raggi luminosi sul registratore.

E così pure il Gruey (1891) aveva proposto la registrazione, sopra uno stesso foglio di carta fotografica, delle inclinazioni eventuali del suolo servendosi dei raggi riflessi dal mercurio contenuto in due bacinelle distinte, allo scopo di ottenere le due componenti del moto.

Però, a quanto io sappia, von Rebeur-Paschwitz è stato il primo a registrare effettivamente colla fotografia i movimenti d’un pendolo orizzontale leggerissimo, ma rigido, bilicato su due punte e precisamente del tipo rappresentato dalle fig. 13 e 14. Uno specchietto, attaccato al pendolo, serviva a riflettere ed a concentrare sul registratore fotografico un fascio di raggi, inviatigli da una lampada fissa al suolo. Le prime osservazioni di tal genere rimontano al 1888-89 e furono eseguite a Potsdam ed a Wilhelmshaven, e poco più tardi a Teneriffa, Nicolaiew e Strasburgo.

Fin dal 1890 io stesso costruii un tromometro a registrazione fotografica, nel quale erano registrate le due componenti del movimento, già meccanicamente amplificate, d’un pendolo verticale, e anzi in seguito (1893) questo strumento fu perfezionato; ma in presenza de’ meravigliosi risultati che in quell’anno si cominciarono ad ottenere con i sismometrografi a grande massa (pag. 100) non si pensò più in Italia alla registrazione fotografica, come troppo dispendiosa e perchè forniva sismogrammi assai meno nitidi e particolareggiati di quelli a registrazione meccanica. Si deve fare solo eccezione per il tromometro libero fotografico (1901) del Melzi, che per poco tempo funzionò a Firenze all’Osservatorio della Querce, e rimase ben tosto ecclissato dagli splendidi sismogrammi d’una coppia di pendoli orizzontali tipo Stiattesi, colà impiantati.

Invece, la registrazione fotografica ricevè in Germania un notevole impulso per parte dell’Ehlert. Egli utilizzando una disposizione, analoga a quella dei pendoli esagonali del Grablovitz (fig. 36), costruì il suo triplo pendolo orizzontale, il quale sorpassò in sensibilità quello stesso, già delicatissimo, del von Rebeur Paschwitz, specialmente per la grande distanza (ben 5 metri) del registratore dallo strumento.

Anche il Milne in Inghilterra costruì (1895) un pendolo orizzontale a registrazione fotografica, analogo a quelli del Grablovitz (fig. 15 e 36), cioè colla sospensione a filo, e con un sistema nuovo di registrazione il quale, pur dando nitide imagini, non permette però forti ingrandimenti. Questa è la ragione per cui non può uguagliare la sensibilità di quello dell’Ehlert e spesso rimane al di sotto anche di quella dei moderni sismografi a registrazione meccanica. Il pendolo orizzontale del Milne ha tuttavia il vantaggio di funzionare in una trentina di Osservatorî sparsi si può dire in tutto il mondo, e di fornire così indicazioni utilissime per lo studio dei terremoti di grande estensione.

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