Affine di rendere ancor più sensibile il suo protosismografo (pag. 38), il De Rossi pensò di sostituire ai 4 punti fissi, altrettanti pendoli, ma di lunghezza diversa e perciò di ritmo differente, acciocchè il movimento dei pesetti che pendevano dai fili orizzontali fossero più pronunciati per effetto dell’avvicinarsi od allontanarsi del pendolo centrale rispetto ad uno di quelli all’intorno. Il nuovo strumento (1877) fu da lui chiamato microsismografo (micros = piccolo), perchè appunto destinato alla misura delle minime scosse.
Anche il Cecchi nel suo sismografo elettrico a registrazione continu a (fig. 22), esposto al Congresso Meteorologico di Napoli del 1882, fece uso di due pendoli di ritmo diverso, o dissincroni: l’uno di periodo piuttosto lento e terminante in basso in una vaschetta di mercurio, reso anulare come nel sismografo del Palmieri (pag. 37), con la quale veniva a far contatto elettrico la punta in platino dell’altro pendolo, assai più corto e perciò a ritmo rapido.
Quest’idea di produrre il contatto elettrico tra due pendoli dissincroni si ritrova anche nell’avvisatore sismico a doppio pendolo del Bertelli (1881), dove la punta d’un pendolino verticale (costituito d’un saltaleone caricato in basso da un pesetto) è destinata a toccare il mercurio contenuto in una sottostante vaschetta in cima d’un altro saltaleone verticale, ma più corto e robusto, fissato alla base dello strumento con la sua parte inferiore. In questo apparecchio, però, è possibile di registrare, oltre i moti ondulatorî, anche quelli di sussulto a causa dell’impiego delle molle a spirale.
All’Esposizione sismica di Brescia del 1902 figurò un sismoscopio elettrico dell’Alfani, fondato anch’esso sull’uso di due pendoli verticali di lunghezza diversa, fissi ad un muro in modo che le loro masse pendolari si trovassero alla stessa altezza, l’una accanto all’altra. I movimenti dei pendoli erano amplificati da leve sottostanti, pure verticali; ed il contatto elettrico si effettuava tra le due estremità di quest’ultime, delle quali l’una, in forma di punta, corrispondeva al centro d’un anellino, portato dall’altra.