Poscia, un giorno d’autunno, intanto che madonna Giovanna e una fantesca distendevano il bucato al sole, arrivò di corsa a Santerno uno scudiero del Farneto.
— Madonna – disse –, messer Lapo sta male; vuol vedervi.
Madonna Giovanna, piangendo, affollò lo scudiero d’inchieste; e Raimondo fece sellare il leardo.
Presero per via piú breve il sentiero occulto che l’amore di Raimondo aveva tracciato dentro il bosco. E andando, con l’anima in pena, la donna si raffigurava il padre morente nella camera ove egli era rimasto lieto un mattino ad attenderla sposa e poi, in un tormentoso abbandono, era rimasto mesi e mesi ad aspettar la morte. Lo rivedeva quale l’aveva veduto un giorno, fanciulla, portare di peso dai servi entro la stessa camera, il volto contraffatto e gli occhi gonfi e sanguigni, brutto, pauroso; e a secondare cosí, con la fantasia commossa, il ricordo lontano, sentiva quasi un conforto risalendo piú addietro nelle memorie della puerizia, quando per virtú della sua gaia innocenza quetava le ire del padre, ne raddolciva le asprezze e ne dissipava forse i truci disegni. Su ’l castello gravavano leggende di misteri foschi.
Essa, con la visione precisa delle cose puerili, ricorreva ora per le camere ampie, fredde e sonore; nella corte chiusa da muraglie umide; nell’orto incolto; sotto il porticato conventuale; attorno la cinta tutta sgretolata e macchiata di licheni e di muschi, e chiamava il padre con strilli di terrore e di gioia; ed egli, con un pallido sorriso, l’accoglieva nelle sua braccia.
Ed ora moriva! Forse era già morto senza averla riveduta, dopo averla invocata e attesa invano: forse era già morto! Ella guardò il marito che le veniva appresso pensoso e silenzioso.
Sotto i piedi del leardo crepitavano le foglie secche. Nel bosco era una tristezza lugubre.