IV.

Non vi era piú stato da una diecina di anni; da quando suo padre aveva affittato i poderi e la villa; e fu gran meraviglia, lassú, a vederlo comparire in automobile. Visitò i luoghi de’ suoi ricordi di puerizia e i «calanchi»; e, chiacchierando, dimandò pure del sarto, che una volta abitava là presso.

Il sarto? Era andato fuor di paese, con il figlio... In America; per la passione che gli era morta la figliola...

— La Lisa? morta la Lisa?

— Di tifo; a diciassette anni: cosí bella!

Morta!

Era bella anche da bambina: bionda, con i grandi occhi ridenti. Allorchè rideva, sembrava ebbra di vita. E se piangeva, pareva il pianto di un dolore incomportabile in lei cosí piccolina e cosí bella; e nascondeva il volto col braccio... Quel giorno... dello zecchino...

Ma, insomma, quel maledetto zecchino non si poteva restituirlo a una tomba! Destinato a essere rubato e a restar rubato, doveva rimanere, necessariamente, nelle tasche del conte Aurelio. No? E ci rimase.

E quando, appena a casa, lo ripose nel cofano gentilizio, il conte Aurelio sorrideva del suo trascorso sentimentale. Nè ci pensò piú.

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