VIII.

Assente da lei credeva che il solo contemplarla quale un'imagine di pura bellezza o una cosa intangibile basterebbe a ristorargli l'inedia dell'anima; e vicino, oltre il martirio del clarinetto, che pena la vista dei fidanzati in abboccamenti, in sorrisi, in bisbigli! Era una sconvenienza sociale! Perchè ai fidanzati dev'esser lecito dirsi delle sciocchezze o, magari, parlar male del prossimo a bassa voce, in cospetto del prossimo? Non avevano riguardo quei due nemmeno a una persona giovane, che, in fin dei conti, veniva lì per far servizio al padrone di casa!

Così il povero Gaspare, invece di contemplare, doveva torcere gli occhi altrove; doveva dubitare che gl'innamorati ridessero di lui; doveva resistere alla tentazione di fracassar la tastiera del pianoforte.

Se n'andava. E appena fuori, ogni sentimento d'invidia e d'ira cedeva al desiderio del mirabile viso.

«Siamo seri! ragioniamo!» egli si ripeteva indarno. «Il meglio sarebbe che io mi distraessi.» Ma non trovava il modo; anzi le distrazioni che gli capitavano, gli accrescevano il desiderio d'Erminia. Gliene capitò una, un giorno.... La signora Silvia, avendo scoperto il rifugio di lui, vi penetrò.

- Lei.... tu!...: qua?

- Traditore! - Ella alzò il velo per mostrar meglio due occhi rabidi.

- ....col pericolo di compromettervi? - proseguì lui, trovando il tono giusto.

- Vile!

Ma Gaspare assunse l'aria d'un uomo superiore agl'insulti; freddo, quasi sprezzante.

- Non vi avevo chiesto quindici giorni di libertà? Ho i miei affari anch'io; avevo, ho bisogno di tranquillità, di riposo.

- Ah Gaspare, Gaspare!

Ora gli occhi si riempirono di lagrime e fiammeggiarono; a un tempo, lagrime di duolo e fiamma di tentazione e di colpa.

- Tu, Gaspare! Chi me l'avrebbe mai detto! Non l'hai dunque l'anima? Dodici giorni senza passare sotto le mie finestre! Senza scrivermi nemmeno una riga!

Il dolce rimprovero lo punse più che le offese. Deliberato tuttavia a finirla, Bicci, che voleva finirla da gentiluomo, esclamò:

- Silvia! Debbo dirvi la verità. A me, uomo leale, rincresce offendere un uomo leale com'è l'ingegner Tredòzi! Ecco tutto!

A quest'affermazione Silvia avvampò più che a uno schiaffo.

- Ecco tutto? Tu menti! Non avevi scrupoli prima, quando.... Tu menti! Adesso capisco che non mi ami più!

Infatti, che cosa ha mai a che fare la coscienza con l'amore?

- ....Adesso voglio saper il resto; proprio tutto! Perchè abbandonarmi?... Dimmene la causa vera, subito! - L'investiva, inviperita. - Subito!

Che dirle? Rispose:

- Che volete che vi dica? Incompatibilità di carattere: voi siete piena di fuoco; e io....

- Bugiardo! Incompatibilità di carattere non può esserci che tra marito e moglie! La ragione vera le la dirò io! Tu hai una nuova amante!

- No; ve lo giuro.

- Spergiuro! Infame spergiuro!

Era inutile discutere quando non valeva giurare. Gaspare non aveva ancor scosse le spalle che già Silvia gridava:

- Ah, tu credi che tutto sia finito tra noi? T'inganni! Io ti detesto, ma io ho dei diritti su di te; fra noi due c'è un vincolo; un vincolo morale!... - (Lo chiamava un vincolo morale!) - Tu mi hai sedotta!... C'è il vincolo del rimorso fra noi, e se scoprirò che tu hai un'amante, ti caverò gli occhi; a te o a lei; così imparerai a conoscere le gentildonne!

Su l'uscio, calato il velo, si rivolse per ripetere: - Io sono una gentildonna! - E partì, finalmente.

....Se non che Bicci non gioì neppure della liberazione da quel giogo. Soggiaceva perduto, affannato, disperato a un maggior peso, all'amore fatale e contrastato dal destino. E non un amico col quale confidarsi! Avrebbero riso gli amici: un innamorato muove sempre a riso come chi cada goffamente in terra. Lui dove mai era caduto?

Con la testa tra le mani, negli occhi l'apparenza del suicidio, si abbandonò e parlò al solo che lo compiangerebbe.

- Sono innamorato, Luigi.

Luigi si mise a ridere.

- Eh, lo so da un pezzo!

- Della signora? Di quella dell'altra casa? - esclamò Gaspare, abbattuto. - Credi di quella?

- Di tutt'e due: di quella e di questa.

- No no: solo di questa qui, della signorina - egli protestò - ; ed è già impegnata!

Allora Luigi chinò lo sguardo, quasi pensasse ch'essere innamorato di una sola fosse un malanno assai più serio. Poi disse:

- Perchè non andiamo in campagna? A mutar aria....

Il consiglio era semplice e buono; e la lontananza, gli svaghi campestri, la caccia, il ristauro della villa potrebbero davvero guarirlo. Alla fin fine, non sarebbe una corbelleria morir d'amore?

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