III.

Neifile, «non meno di cortesi costumi che di bellezza ornata», è giovinetta fra le giovani donne: ha diciott'anni, e di fanciulla diciottenne l'irrequietezza e la giocondità, la fede religiosa, la pietà per i forti dolori, l'ammirazione per la potenza d'amore; ha le paure e le audacie: timorosa quando intravvede pericoli alla sua onestà; audace ogni qual volta, per non parere ingenua ed inesperta, vuol mostrarsi a dentro nei misteri dell'amore e nella conoscenza della vita. La irrequietezza dell'animo suo manifesta quand'è fatta regina, proponendo con brevi parole di cambiare di stanza, e comandando prestamente per essere tosto ubbidita e prestamente volendo si ragioni per non perder tempo; né si cura mai di preparare con lunghi preamboli alle sue novelle l'animo di chi l'ascolta. E per le gaie novelle diffonde l'allegrezza che le sale dal cuore: racconta essa di Martellino, che si finge rattratto; di Chichibio cuoco che la paura fa di spirito pronto; di Cecco giocatore che rimane in camicia per via.

Niuna delle donne sente come Neifile la pietà religiosa: con la novella di Abraam giudeo essa prova come Dio si «dimostra verità infallibile allorché coloro, che di lui dovrebbero dare testimonianza con le opere buone, fanno il contrario»; con quella di Martellino avverte come male è «beffare quelle cose che sono da riverire», e tiene fin disposizione di Dio s'ella in alcun giorno deve dar principio ai racconti, e da Dio spera aiuto quand'anche debba narrare le burle di una moglie al marito geloso: poi fatta regina, esorta di attendere nel venerdí e nel sabato, piú tosto che a novelle, a preghiere al Signore.

E di che gentile pietà debb'essere capace l'animo suo, se con tanta dolcezza dice il fiero caso di Girolamo che morí a lato all'amata!

D'amore parla con quell'entusiasmo e quel timore quasi religioso che è proprio delle giovinette soltanto. L'amore è fatale, ed è impossibile soffocarlo nel cuore in cui si è acceso, e male è il tentare di soffocarlo, ché, o si spegne da sé medesimo, o non si spegnerà mai: "Oh meravigliosa cosa è a pensare quanto sieno difficili ad investigare le forze d'amore"! Ma amore è mite con lei, e di che gioia le sia prodigo ella giovinetta, "tutta letizia nella stagione novella", confida alla sua fresca canzone e ai fiori cui parla, paragonando il suo innamorato ad un fiore, e ai sospiri che non «aspri e gravi» ma «soavi e caldi» le fuggon dal petto. Tale è Neifile; e le paure sue e la sua rattenutezza di fanciulla che ama, palesa fin da principio, nel tempio, quando Pampinea si rallegra per la venuta di Dioneo, di Filostrato e di Panfilo.

«Neifile tutta nel viso divenuta per vergogna vermiglia, per ciò che alcuna era di quelle che dall'un de' giovani era amata, disse: Pampinea, per Dio guarda ciò che tu dichi; io conosco assai apertamente niun'altra cosa che tutta buona dir potersi di qualunque s'è l'uno di costoro, e credogli a troppo maggior cosa, che questa non è (ciò è di accompagnarle fuori Firenze), sofficienti, e similmente avviso loro buona compagnia et onesta dover tenere, non che a noi, ma a molto piú belle e piú care che noi non siamo. Ma perciò che assai manifesta cosa è, loro essere d'alcune, che qui ne sono, innamorati, temo che infamia e riprensione, senza nostra colpa o di loro, non ce ne segua, se gli meniamo».

E come vaga e cara quando, coronata regina da Panfilo, diviene rossa in volto e resta smarrita con gli occhi bassi, finché cessa il rumore delle lodi che a lei levano ammirando gli astanti! Pure essa, cosí modesta sino a che Dioneo non inanimisce lei e le altre donne con le lascive novelle e non è indotta ad imitare le compagne, queste poi quasi vince in ardire con la risposta che dà a Filostrato dopo la novella del diavolo messo all'inferno.

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