II.

Ed ecco, mentre il colonnello parlava voltandogli le spalle, avanzar l'attendente, per il prato.

Dopo due o tre passi si fermava e s'inchinava. Sorridendo fino alle orecchie nella faccia tonda, guardava i padroni di casa e pareva dire: — Riverisco! Ossequi! Ci vediamo, eh, finalmente? Staremo allegri!

— Buon giorno! Buon giorno! — salutavano, in risposta, il signor Astolfo e la signora Amalia, sorridendo anche loro.

Ma con un dietro-front il colonnello chiamò: — Monterúmici! —; e seguì una trasformazione istantanea.

Su l'attenti, con la faccia seria e irrigidita, gli occhi fermi e fieri, il soldato si pose, corpo e anima, agli ordini del superiore.

— Porta la valigia su, nella mia camera, e aspettami!

Un cenno del capo, e via!; il soldato partì, sempre senza parlare.

— Non la troverà, la camera; non sa quale sia — osservò la signora Amalia, avviandosi per seguirlo. Il genero la trattenne.

— La troverà; non dubitate!

E infatti poco dopo Monterúmici si affacciò alla finestra, a sorridere e a strizzar l'occhio.

— Ci piglia in giro tutti quanti? — la signora sospettò e disse, rimasta sola col marito.

— Non credo, è un tipo ameno: nient'altro.

Del tipo ameno se ne udirono tosto i passi, a precipizio giù per le scale; e comparve su la porta con un paio di scarpe. Sollevandole con la sinistra per mostrare com'erano infangate, e agitando la destra in atto di spazzolare, parlò:

— Cinque minuti! — E aggiungendo: — Ci vuol pazienza! — scappò verso la cucina.

Ma non v'era ancor giunto che la cagna, entrata per la porta opposta, gli si avventò contro, ad abbaiamenti furiosi. Egli non si spaventò, da uomo avvezzo a peggiori assalti ed attacchi. La paventò invece il gatto, che stava facendo colazione, e balzò su la credenza. Su la credenza (tutto ciò avveniva in pochi secondi) era un castelletto di piatti, e all'urto... Misericordia! Fu come se la casa intera andasse in frantumi! Urlava la serva, le mani nei capelli; urlava la signora Amalia arrivando, a braccia levate e aperte; urlava il signor Astolfo chiamando: — Lillín, Lillín! — E la Lillín seguitava a tempestare, sorda anche alla voce del padrone, sempre più arrabbiata contro l'intruso.

Solo lui, Monterúmici, non fiatava; quasi non fosse nemmeno spettatore del disastro. Seguitava nella faccenda per cui aveva i minuti contati. E compiuta che l'ebbe, passò davanti alla signora in disordine, le diede un'occhiata al capo, s'accorse o si accertò che portava la parrucca, guardò serio ai cocci, disse: — Ci vuol pazienza! — e volò su per le scale.

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