III.

La dama che ogni giorno passeggiava nel giardino del Palmenghi, rispose cortese alle prime dimande di don Alfonso, ma guatandosi attorno quasi paurosa che ci fossero altri ad ascoltarla; disse che aveva nome Vittoria, che era sorella del Palmenghi e vedova da poco tempo di un gentiluomo milanese: non piú; ma negli occhi e nel viso essa aveva l'ombra e l'impronta d'un dolore sempre presente al suo spirito, e dalla circonspezione con cui ella si conteneva, s'arguiva che qualcuno l'invigilava. Qual colpa di lei o d'altri la teneva vittima di quella tirannia occulta? qual cura l'affliggeva turbandone la meravigliosa e fresca bellezza? Don Alfonso non poté sapere di piú, ma se il giovanile desiderio di un'avventura galante l'aveva condotto nel giardino le prime volte, nel solito luogo, all'ora solita, ve lo trasse di poi il desiderio acre e virile di far dispetto a qualcuno e di affrontare un pericolo; e quindi ve lo trasse, con tutta la forza e con tutti i lacci, l'amore.

E quell'accensione lenta, nuova per lui, divampò cosí nel suo cuore che non ebbe piú requie: e il suo animo rimase conquiso, occupato, umiliato da quella donna la cui bellezza s'elevava e raffinava con lo strano contorno della pietà e del mistero. Egli fece e le ripetè molte proteste, ma la dama o taceva inquieta o rideva mestamente; ed un giorno in cui egli insistette per ottenere una parola, una parola sola, ella disse: - Io non ci penso a rimaritarmi.

Don Alfonso non le chiedeva questo o non le chiedeva tanto. Allora la dama lo guardò fissa per leggergli il pensiero negli occhi; poi soggiunse: - Che cosa domandereste a una dama nobile ed onesta? - Una parola! soltanto una parola! - La dama gli sorrise.

In fine, un altro giorno, ella si dolse perché le bisognava interrompere la consuetudine di quei piacevoli colloqui.

- Impossibile! - esclamò don Alfonso - . Voglio vedervi, udirvi! Chi può impedirmelo?

- Io - essa rispose - ; se no, voi, don Alfonso, mi recherete danno.

Né alle domande di lui aggiunse spiegazione alcuna, ma si mosse come per andarsene. Allora egli si contenne, la supplicò e promise d'essere prudente; e la dama quasi per premiarlo gli concesse di scriverle e di nascondere le lettere in un crepaccio della cinta: ivi, potendo, gli lascerebbe le risposte. Tacquero; e dalle loro pupille le anime loro si guardarono tremule e accese, interrogando.

- Voi m'amate! - disse don Alfonso.

- Sí - disse la dama; e ne' suoi occhi luccicarono le lagrime.

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