Scena quarta

Romilda, Ildovaldo, Rosmunda, SEGUACI D'Ildovaldo.

Romil.

Ah! vieni;

di'; vincesti? son tua?

Rosm.

Ciò ch'io t'imposi,

compiuto hai tu? quel traditore hai spento?

Ildov.

Io? non è cosa ei dal mio brando. Invano

pugna in campo Almachilde: altri miei fidi

han di vincerlo incarco; e a ciò fien troppi.

Non a guerriera spada, a infame scure

è dovuto il suo capo. - A te, Romilda,

io sol pensai; sacro a te prima ho il brando.

Vieni; di queste abbominate soglie

ch'io pria ti tragga. Aprir sapremti strada

miei forti, ed io. Vien meco, or sei ben mia.

Rosm.

T'arresta: ancor ben tua non è: t'arresta:

dartela debbo, io, di mia man. - Romilda,

ben mia tu sei, mentr'io ti afferro; e quinci

non muoverai tu passo. - E tu, codardo,

quand'io ti sciolgo da' tuoi lacci, e darti

io pur prometto quanto al mondo brami,

tu, vil, servire al mio furor tu nieghi?

Non che svenare il tuo rival, lo sfuggi?

Quí per mercé non meritata vieni,

lui vivo, tu?

Romil.

Deh! di sue mani or trammi

tosto, Ildovaldo.

Ildov.

Andiam. Cessa, o Rosmunda;

lasciala; è vano: al suo partire inciampo

tu bastante non sei: lasciala. Assai

ha nemici Almachilde; altri lordarsi

non niegherá nel vil suo sangue, e tosto.

Non ti smarrir, Rosmunda.

Rosm.

E che? tu pensi

schernirmi? tu?

Romil. Lasciami...
Ildov. Cessa, o ch'io...
Rosm.

Io lasciarti? no, mai. - Ma giá risorte

odo le grida,... e piú feroci, e presso;...

oh gioja! oh, fosse il tuo sperar deluso!

Romil. Ahi lassa me!...
Ildov. Chi viene in armi?
Rosm.

Oh gioja!

ecco Almachilde; e vincitor lo scorgo:

e puniratti, spero.

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