Rosmunda, Almachilde, Romilda.
Rosm. |
Me, perfido, vedi. - Infami, vili ambo voi del pari: aver certezza de' tradimenti vostri, a me fia il peggio; ma sola il danno io non n'avrò. Le vostre inique trame a romper vengo. - Ingrato, tal mi rendi mercede? - E tu, con finta virtude... |
Romil. |
A lui tutti riserba i nomi, che a lui si aspettan solo: ei solo è il vile; ei traditore, ei menzognero infido, ei ti mantien fede qual merti; quella, che a malvagio attener malvagio debbe. Non son io l'empia; egli ad udir suoi detti empio mi trasse or con inganno... |
Almac. |
Io voglio, poiché tu il sai, tutto accertarti io stesso. Amo, adoro Romilda; e non è fiamma, ond'io deggia arrossirne. In te ricerca, e trova in te, la rea cagion, per cui non hai, qual tel pretendi, l'amor mio. Io, non nato a' delitti, amar potea chi mi vi trasse, io mai? Distanza corre, fra Rosmunda e Romilda, immensa; e il senti. Amo Romilda, e i traditori abborro. Ove possa tua fera ira superba trarmi, giá il so; nota a me sei, pur troppo! Deh, potess'io cosí, come ho trafitto il padre a lei, morir pur io! potessi placar, spirando, di Romilda il giusto sdegno! Deh mai non ti foss'io marito! Ch'io regicida, e traditor non fora; e all'amor mio Romilda il cor sí chiuso or non avrebbe. |
Romil. |
Io? ti odierei pur anco non uccisor del padre mio, non cinto della mal tolta sua corona, e a cruda madrigna non marito. Altro, ben altro merto vuolsi, che il tuo, ben altro core, a farmi udir d'amor: quanto esecrando a me ti rende il trucidato padre, tanto, e piú, ti fa vile agli occhi miei, qual ch'ella sia, la tua tradita moglie. Tu per lei primo hai tra gl'infami il seggio; per lei famoso; a lei di nodo eterno stringer ti dee quel sangue che versasti, e il comune misfatto. Io mai non soffro, né in mio pro, tradimenti; non ch'io soffra il traditore. Altro piú nobil foco, ond'io nel volto non arrossi, ho in petto. Presta a morir, non a cessar, no mai, son io d'amare... |
Almac. | Ami? |
Romil. | Ildovaldo. |
Almac. |
Ah! questo, è questo il colpo, che davver mi uccide. |
Rosm. | Vero parli, o menzogna? ami Ildovaldo? |
Romil. |
D'amore io l'amo, quale a voi non cape, non che in core, in pensiero: alcun rimorso noi non flagella di comun delitto; schiette nostr'alme, in meglio amarsi han gara fra lor, non altra. A lui miei tristi giorni, questi, ch'io mal sopravvissuti ho forse all'ucciso mio padre, a lui li serbo: a me sua vita, e l'alta fama, e il brando, l'invincibil suo brando, egli a me serba. Ma, dove pur sia il nostro viver vano; dove ogni scampo, ogni vendetta tolta ne venga; allor meno infelici sempre sarem di voi. Morte n'è scampo; e invitta l'avrem, che al vil mai non soggiace il prode; lieta l'avrem, poiché fra noi divisa, di pentimenti, e di rampogne scevra, e di rimorsi, e di timore; in somma morte avrem noi piú mille volte dolce, che la tremante orribil vita vostra. |
Rosm. | Basta. Esci. Va. - Saprai tua sorte in breve. |