SCENA TERZA

Rosmunda, Almachilde.

Rosm.

Perfido, infame, disleal, spergiuro...

Libero al dir m'è al fin concesso il campo.

Altra ami tu?... Ma, ben provvide il cielo;

e, qual tu il merti, riamato sei.

Oh ineffabile gioja! E chi potrebbe,

chi soffrir mai tuo amor? chi, se non io? -

Quasi or cara s'è fatta a me Romilda,

da ch'io l'udii parlarti. Oh! che non posso

quant'ella t'odia odiarti? A me, cui tanto

tu dei, tal premio rendi? a me, che il guardo

infino a te, vile, abbassai dal trono?

Or parla,... di';... ma che dirai, che vaglia

a scolparti?

Almac.

A scolparmi? ai falli scusa

si cerca, e mal si trova. Amar virtude,

quanta il ciel mai ne acchiuse in cor di donna,

gloria m'è, gloria; e non delitto.

Rosm.

Accoppi

al tradimento anco gli oltraggi?

Almac.

Oltraggio

chiami ogni laude, che a virtú si rende;

giá il so: ma che perciò? dove ella regna,

men pregiarla degg'io? M'odia Romilda,

l'udii pur troppo; e il cor trafitto ha d'altro

strale... Dolor, ch'ogni dolore avanza,

ne sento in me. Conosco al vento sparsi

i sospir miei; vana ogni speme io veggo:

pur, non amarla, ah! nol poss'io. - Dolerti

tu di mia fe non puoi; tu, che pur sai,

come, dove, perché, te l'abbia io data.

Tu il sai, che a dare, od a ricever morte

lá m'astringevi: a me la incerta mano

armavi tu del parricida acciaro;

sovvienti? e lá, fra il tradimento, e i pianti,

e le tenebre, e il sangue, amor giuravi,

chiedendo amor: ma, di vendetta all'are

lascia giurarsi amore? Io lá fui reo,

nol niegherò; ma tu, potevi, o donna,

di vero amor figlia estimar la fede

chiesta, e donata, in cosí orribil punto?

Rosm.

Sí; m'ingannai: scerner dovea, che in petto

di un traditor mai solo un tradimento

non entra. Del tuo timido coraggio

dovea valermi a mia vendetta; e poscia

l'ombra placar del tuo signor tradito,

l'uccisore immolandole. Quest'era

dovuto premio a te; non la mia destra,

non il talamo mio, non il mio trono;...

non il mio core.

Almac.

Oh pentimento illustre!

Ben sei Rosmunda. - Or, ciò che allor non festi,

far nol puoi tutto? Altro Almachilde trova;

(e non ven manca) egli al primier tuo sposo

pareggi me: quel marital tuo ferro,

su cui del primo tuo consorte il sangue

stassi, nel sangue ei del secondo il terga.

Non del tradirti, che non fia delitto,

ma del servirti, che a me fu gran fallo,

io tal ben merto, e tal ne aspetto io pena.

Ma, fin che il ciel chiaro non fa qual primo

deggia di noi punir l'un l'altro, io il giuro

pel trucidato mio signor, tu forza

non userai contro Romilda. - Intanto,

infra Ildovaldo e me, vedrassi a prova

qual sia di lei piú degno, e qual piú avvampi

d'ardente amor; qual piú in voler sia forte;

qual, per averla, piú intraprender osi.

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