Rosmunda, Almachilde.
Rosm. |
Perfido, infame, disleal, spergiuro... Libero al dir m'è al fin concesso il campo. Altra ami tu?... Ma, ben provvide il cielo; e, qual tu il merti, riamato sei. Oh ineffabile gioja! E chi potrebbe, chi soffrir mai tuo amor? chi, se non io? - Quasi or cara s'è fatta a me Romilda, da ch'io l'udii parlarti. Oh! che non posso quant'ella t'odia odiarti? A me, cui tanto tu dei, tal premio rendi? a me, che il guardo infino a te, vile, abbassai dal trono? Or parla,... di';... ma che dirai, che vaglia a scolparti? |
Almac. |
A scolparmi? ai falli scusa si cerca, e mal si trova. Amar virtude, quanta il ciel mai ne acchiuse in cor di donna, gloria m'è, gloria; e non delitto. |
Rosm. |
Accoppi al tradimento anco gli oltraggi? |
Almac. |
Oltraggio chiami ogni laude, che a virtú si rende; giá il so: ma che perciò? dove ella regna, men pregiarla degg'io? M'odia Romilda, l'udii pur troppo; e il cor trafitto ha d'altro strale... Dolor, ch'ogni dolore avanza, ne sento in me. Conosco al vento sparsi i sospir miei; vana ogni speme io veggo: pur, non amarla, ah! nol poss'io. - Dolerti tu di mia fe non puoi; tu, che pur sai, come, dove, perché, te l'abbia io data. Tu il sai, che a dare, od a ricever morte lá m'astringevi: a me la incerta mano armavi tu del parricida acciaro; sovvienti? e lá, fra il tradimento, e i pianti, e le tenebre, e il sangue, amor giuravi, chiedendo amor: ma, di vendetta all'are lascia giurarsi amore? Io lá fui reo, nol niegherò; ma tu, potevi, o donna, di vero amor figlia estimar la fede chiesta, e donata, in cosí orribil punto? |
Rosm. |
Sí; m'ingannai: scerner dovea, che in petto di un traditor mai solo un tradimento non entra. Del tuo timido coraggio dovea valermi a mia vendetta; e poscia l'ombra placar del tuo signor tradito, l'uccisore immolandole. Quest'era dovuto premio a te; non la mia destra, non il talamo mio, non il mio trono;... non il mio core. |
Almac. |
Oh pentimento illustre! Ben sei Rosmunda. - Or, ciò che allor non festi, far nol puoi tutto? Altro Almachilde trova; (e non ven manca) egli al primier tuo sposo pareggi me: quel marital tuo ferro, su cui del primo tuo consorte il sangue stassi, nel sangue ei del secondo il terga. Non del tradirti, che non fia delitto, ma del servirti, che a me fu gran fallo, io tal ben merto, e tal ne aspetto io pena. Ma, fin che il ciel chiaro non fa qual primo deggia di noi punir l'un l'altro, io il giuro pel trucidato mio signor, tu forza non userai contro Romilda. - Intanto, infra Ildovaldo e me, vedrassi a prova qual sia di lei piú degno, e qual piú avvampi d'ardente amor; qual piú in voler sia forte; qual, per averla, piú intraprender osi. |