SCENA III.

Micol e Gionata.

MICOL

Notte abborrita, eterna,

Mai non sparisci?... Ma, per me di gioja

Risorge forse apportatore il sole?

Ahi lassa me! Che in tenebre incessanti

Vivo pur sempre! – Oh! fratel mio, più ratto

Di me sorgesti? Eppur più travagliato,

Certo, fu il fianco mio, che mai non posa.

Come posar poss'io fra molli coltri,

Mentre il mio ben sovra la ignuda terra,

Fuggitivo, sbandito, infra covili

Di crude fere, insidïato giace?

Ahi d'ogni fera più inumano padre!

Saùl spietato! Alla tua figlia togli

Lo sposo, e non la vita? – Odi, fratello;

Qui non rimango io più: se meco vieni,

Bell'opra fai; ma, se non vieni, andronne

A rintracciarlo io sola: io David voglio

Incontrare, o la morte.

GIONATA

Indugia ancora;

E il pianto acqueta: il nostro David forse

In Gelboè verrà...

MICOL

Che parli? In loco,

Dov'è Saùl, David venirne?...

GIONATA

In loco

Dov'è Gionata e Micol, tratto a forza

Dal suo ben nato cor fia David sempre.

Nol credi tu, che in lui più assai l'amore

Che il timor possa? E maraviglia avresti,

S'ei qui venirne ardisse?

MICOL

Oh ciel! Per esso

Io tremerei... Ma pure, il sol vederlo

Fariami...

GIONATA

E s'ei nulla or temesse?... E s'anco

L'ardir suo strano ei di ragion vestisse? –

Men terribil Saùl nell'aspra sorte,

Che nella destra, sbaldanzito or stassi

In diffidenza di sue forze; il sai:

Or, che di David l'invincibil braccio

La via non gli apre infra le ostili squadre,

Saùl diffida; ma, superbo, il tace.

Ciascun di noi nel volto suo ben legge

Che a lui non siede la vittoria in core.

Forse in punto ei verrebbe ora il tuo sposo.

MICOL

Sì, forse è ver; ma lungi egli è;... deh! dove?...

E in quale stato?... Oimè!...

GIONATA

Più che nol pensi,

Ei ti sta presso.

MICOL

Oh cielo!... a che lusinghi?...

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