LETTERA IX.

Londra 24 del 1788

Dopo varie corse fatte quà e là in Provincia per questi Villaggi, l'ultima a Weibridge di alcuni giorni presso un mio conoscente, mi fa venir voglia di scrivervi sopra la vita degli Inglesi fuori di Londra e delle grandi Città, perchè convenghiate meco esser la più dilettevole e la più guidata dal buon senso e dalla ragione, che possa immaginarsi.

Eccovene la descrizione, e siate persuaso, come ne sono io per essermene assicurato, che è simile per tutto il Regno; e col progetto che ho di visitarne una gran parte, se in qualche luogo la troverò differente, di buona [99] fede prometto di ricredermi e disdirmi con Voi.

Sono ordinariamente solleciti quanto basta nella mattina secondo la stagione che corre. Le Donne prima di tutto si occupano della loro persona e del buon ordine domestico. L'istesso fanno gli uomini con viste più estese negli affari della Famiglia. Verso le ore 10 prendono il Tè in compagnìa, se hanno visite di loro amici. Uomini e Donne si comunican volentieri tra loro nel vicinato. Escon le Donne nel più semplice disabillè: la pulizìa rigorosa per altro non manca loro mai. Escon sole, anche le ragazze, coi loro cani, con un libro; vogliono profittare, perchè godono, dell'aria salubre della mattina. Sole vanno a perdersi nei Boschi o a costeggiar dei Prati ridenti del più bel verde. La Donna Inglese non sa temere della sua virtù [100] se non vuol temerla; così crede di essere ed è sicura. L'arrivo degli amici è sempre di sorpresa, quanto grata, altrettanto ben ricevuta. Il Tè è lungo, interessante, mescolato di piccole premure scambievoli, delicate, quanto la maniera facile e cordiale con cui si prestano. Niuna di queste premure è pensata avanti. Il momento suggerisce il dono di una galanterìa, di erbe odorose, di fiori fuor di stagione, la lettura di una novità, più cara se di un'amica lontana, l'imprestito di un libro nuovo, la partecipazione di una fortuna. Tutto è all'improvviso: tutto è mosso dal desiderio di far piacere; e fa piacere. Le Carte pubbliche vi sono sempre: distraggono la solitudine e interrompono i sentimenti dell'amicizia. La separazione è addolcita dalla speranza, dalla promessa di rivedersi nella sera. Sono le undici. Gli uomini vanno alla caccia o a cavallo; a questo e a quella [101] le Donne ancora qualche volta. Ordinariamente ritornan queste alle cure domestiche; l'economìa e l'ordine vi presiedono sempre. Gli Uomini dopo l'esercizio a cavallo o a piedi, breve o lungo, si ritirano per applicarsi agli affari maggiori, e tra questi e tra la meditazione di un Libro giungono al pranzo, sempre dopo le ore quattro passato il mezzo giorno. Vi si presentano vestiti decentemente, come se fossero in Londra al Tè della sera. Il sistema istesso hanno le Donne, che dalla mattina non ebbero un momento di ozio nè perciò di noja. Tutto in Casa, nel Giardino ha da esser veduto da loro, considerato, diretto. Occupate da queste cure domestiche, da qualche lavoro, dalla Musica, dal Disegno, dalla lettura, dallo scriver riflessioni sopra questa lettura, volarono le ore, utili, istruttive, quiete e innocenti. Il pranzo è sano, frugale e abbondante. Nelle loro Tavole non [102] hanno molto gl'Inglesi e hanno di troppo. Mangiano poco e mangiano spesso. Non conoscono quei piatti composti, complicati, che affollano lo stomaco, non lo nutriscono; che costano molto e non si vedono. Il dopo pranzo è tutto dato al dialogo e alla società. Se manca questa, i fogli pubblici, un Libro danno di nuovo di che trattenersi: vanno a passeggiare se è di stagione. Due ore dopo vien l'occupazione dell'altro Tè. Il prepararlo è un affare per le Donne Inglesi. Abbiano o non abbiano amici ha da farsi con la solita stessa precisione di regole e di pulizìa che userebbero in un Circolo a Londra; e in verità ho l'illusione anch'io che senza queste formalità il Tè non sia buono. Nè credo esser tutto effetto di pregiudizio; e metto nel conto del pregiudizio la vivacità che suppongo della sensazione, quando eccitato il desiderio del piacere dall'averlo vicino, [103] ella è poi ritardata, quasi stentata nel soddisfarsi. Comunque sia, il Tè par migliore; e che importa che sia o non sia? Il piacere anche immaginario è piacere, e passare un'ora con avere in vista sicuro un piacere, non è piacere? S'impiega la sera in una partita di Ouisck o in dialogo che non è mai vuoto di senso. La cena è semplice; per lo più di resti freddi della mattina; rapida, spesso in piedi. È verso le ore nove: subito dopo le 10 va a trovarsi il letto per aspettare il giorno seguente, perchè simile, non nojoso. Questo genere di vita è quello della Famiglia di un Gentleman, com'essi dicono, di un Galantuomo che ha da vivere agiatamente. Il Commercio, gli Affari pubblici danno molte di queste Famiglie. L'Inglese lavora sino a un certo punto della vita; poi si sottrae allo strepito delle cose, e va a vivere in Campagna per se e per gli amici. Le Famiglie [104] dei Noblemen, dei Titolati, hanno più apparenza, più sfarzo, più persone di servizio; non stanno però meglio per questo, e con le stesse misure di tempo le donne, in ispecie le Mylady, hanno spesso meno di che riempir gl'intervalli che passano tra i punti di riunione della società. Avrò forse occasione di parlarvi di alcuno dei loro magnifici Palazzi. Le Famiglie Inglesi che non son nobili, hanno precisamente quel numero che basta di persone di servizio, niente di più. Quelle che ne hanno quattro s'intende che ne hanno molte. Spesso un uomo e una donna suppliscono a tutto e bene. Le incumbenze sono divise e distinte; ognuno fa la sua, ed è la medesima di tutti i giorni, L'esattezza di questo servizio dipende, prima, perchè essendovi in Inghilterra molta somiglianza nella maniera di vivere in tutte le condizioni dalla più alta fino alla più bassa, la persona che serve [105] non ha quasi altro da fare per il Padrone, che quanto farebbe per se in casa sua. Poi, perchè il servizio avendo un ordine, un sistema, e quello che si fa oggi a quest'ora facendosi domani alla medesima, l'abitudine assicura dell'effetto: levate di mezzo la confusione, tutto va bene. In ultimo, perchè la Padrona osserva quel che si è fatto, quel che si fa, nè sdegna di fare ancor da se stessa. La testa di un servitore è capace di poche idee; e perchè le ponga in esecuzione, bisogna che sia occupato da una per volta. Fategliele eseguir tutte insieme e aggiungetegliene delle nuove, non sa più il pover uomo quel che si fa: si mette a sedere e vi lascia gridare; passa il tempo, e niente si trova fatto. Questo è quello che segue a noi in Italia con tutta la turba di oziosi che ci circonda. Crediatelo, per esser ben serviti, impariamo prima noi a farci ben servire. Rinunziamo a un orgoglio [106] ridicolo e tenghiamo quella gente che basta, lasciando l'inutile all'Agricoltura e alle Arti, come fanno gl'Inglesi; e sopra tutto paghiamone il servizio meglio di quello che lo paghiamo. Niente a' miei occhi è più ragionevole ed utile, che la Tassa posta dal Governo in questo Paese sopra le Persone di servizio, i cavalli e le carrozze. L'adottarsi totalmente fra noi sarebbe forse pericoloso, mancando il povero d'impiego per vivere: ma con certe restrizioni giudiziose, non sarebbe inutil compenso per moderare la nostra vanità, e il danno che ne risulta alla Campagna e ai Mestieri. Le proporzioni della Tassa Inglese sono interessanti a conoscersi; ma questo non è il tempo nè il luogo di parlarvene, e a Voi son note probabilmente. Quello che posso dirvene è, che da loro si rileva non equivoco l'oggetto della Legge, che è in ultimo risultato di servirsi del lusso per far pagare chi può pagare. [107] Del resto, l'Inglese in Campagna è generalmente un essere che edifica la ragione e onora l'umanità, e più del Nobile il Gentiluomo. La Nobiltà è appresso appoco la stessa in tutti i Paesi. L'Inglese del quale parlo, ama i suoi simili, fa loro del bene impiegandogli nel lavoro, e le sue Terre intanto diventano migliori, aumenta i suoi prodotti, e con questi i mezzi di far più bene. Gli uomini son riservati e anche duri di fisionomia se non conoscono; buoni, franchi, sinceri, veri amici, assicurati di quello con cui hanno che fare. I migliori sono i ritirati dal tumulto delle cose o quelli che hanno fatti i loro Studj alla Università, che vivono in Londra pochi mesi dell'anno, che vanno a qualche luogo di acque termali, centro di società. Gli abitatori assoluti della Campagna son buoni ugualmente, e forse di più, nel fondo del loro carattere, ma non si può avere assai pazienza da vincere l'incrostatura [108] rustica di questo carattere per trovar questo fondo. Di più, isolati, senza pratica del Mondo, con rapporti limitati, non sono a contatto che con gli oggetti vicini a loro. Son molto propensi per i Cavalli, hanno molti Cani. In un Paese come questo in cui tutto è soggetto a Tasse, mi fa specie che questi animali siano sfuggiti all'occhio indagatore della Finanza. Amatori sfrenati, brutali qualche volta, della Caccia, non prendono parte che a quanto vi ha relazione; e ordinariamente non è quel meglio che ha la vita sociale. Le loro donne non hanno del costume degli uomini che la timidezza, che spesso ha l'apparenza ed è fierezza. Del resto, son buone, econome, pazienti, virtuose veramente, e più istruite che quelli ai quali sono unite.

Le Case di questa sorte d'Inglesi, come di quelli coi quali vorrei [109] aver da fare, son modeste nell'esteriore. Tre finestre o cinque al più è tutta la loro facciata. Nell'interno niente vi è di superfluo; son comode per altro e pulite e decenti quanto si può mai, tutte. I loro Giardini sono veri figli della semplice natura, poco amica delle linee rette, di ciò che si chiama simmetrìa. È passione di tutti gl'Inglesi il voler che l'Arte secondi gli arbitrj di lei. L'Arte voglion piuttosto che comandi negli Orti. Intendono molto la coltivazion degli erbaggi e dei legumi, che hanno in fatti maggior gusto dei nostri: il loro sapore è più vivo, più deciso. Gli tengono separati tra loro; ogni genere è appartato dall'altro, ed ha il suo metodo di coltivazione. Un'erba estranea se ha il coraggio di mescolarsi fra loro, non vi passa la notte; sono in questo di un'attenzione scrupolosa. Non vi risparmiano spese nè diligenze: nell'Inverno, nei giorni più rigidi, in certe [110] ore, alcune piante d'erbaggio più delicate son tenute coperte con una invetriata per lo più di figura ottagona. I loro Giardini sono avanti e dietro le loro Case. Nella maniera con la quale son tenuti, poco importa osservare all'esposizione. Alberi naturali del Paese, dei sempre verdi, stanno ugualmente bene col Sol della mattina che col Sol della sera; e questa sorta di alberi, di natura più o meno elevata, vi ha sempre luogo. I fiori, l'erbe odorose, che vi piantano intorno con tutta quell'arte che può nasconder l'arte, o son di specie robusta, o di quelli che si piantano di stagione in stagione; e quando è Inverno i Giardini Inglesi stanno disabitati. In Estate ogni situazione è favorevole, in Inghilterra principalmente, dove i raggi del Sole non son mai troppo cuocenti, carica com'è l'atmosfera di vapori umidi che tengono fresca l'aria, animata la Campagna e coperta del più bel verde. Ma basta [111] per ora. Ritornerò sopra questo soggetto più spesso che mi sarà possibile. Voi che amate d'imitar gl'Inglesi in quel che hanno di buono, avete intanto da questa mia di che prendere, ed esser più felice e più virtuoso Voi, la vostra Famiglia e chi vi è vicino. [112].

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