LETTERA XXII.

Ripeto, gli affari del Commercio in Inghilterra vanno da se medesimi. Vedeste che il sistema meccanico che lo riguarda, è alla sua perfezione; che molta è la consumazione, e che perciò molte, da esservene per tutti, sono le commissioni. Aggiungo che facile è il trovar Capitali.

Si attribuisce questa facilità alla buona Fede degli Inglesi. Molti lo dicono e sarà: ma può anch'essere che sia un effetto di quello Spirito di uguaglianza di cui parlai; e se si esamina da vicino il loro carattere, questo è più probabile. Come tutti vorrebbero poter fare quello che fanno i più ricchi, cioè vorrebbero esser ricchi; [279] e come è convenuto essere il Commercio la maniera più pronta per diventar ricchi: così è in tutti la disposizione di aver parte nel Commercio. Poche sono le Famiglie che direttamente o indirettamente non vi siano interessate; molte non vi prestano la loro opera, ma v'impiegano volentieri i loro denari. È per questo, che niente vi è di più incerto che il Fondo di un Mercante Inglese: è impossibile sapere quanti sono gl'Interessati con lui, e più, quali sono le somme che deve. In Londra vi è una qualità di Mercanti che non si conosce altrove; si chiamano Banchieri. Questi tengono in una specie di deposito il denaro dei Mercanti e di altre Persone che non voglion tenerlo presso di loro; o per dir meglio, i Mercanti e altri Proprietarj di somme tengono queste somme in mano ai Banchieri; questi pagano e riscuotono a seconda delle tratte o rimesse, che [280] son fatte da quelli che hanno che fare con loro; in una parola servono da Cassieri e tengono conto aperto per loro, registrando gli ordini che ricevono con tutte le circostanze e cautele da cui sono accompagnati; e tutto questo non solo si eseguisce senza percipere provvisione, ma anche è fatto il maggiore impegno da questi Banchieri, dei quali se ne contano sopra cinquanta, per aver queste ricorrenze. Il loro profitto ed il compenso delle immense spese che porta il maneggio di tante diverse aziende, consiste nell'impiego che fanno delle somme presso di loro depositate: e quest'impiego è in speculazioni, e più in imprestiti a interesse, al Pubblico e ai particolari.

Una Casa che fa affari per sopra 200 mila lire sterline, di suo in proprio non ne ha forse più di 10 mila. Non crediate a queste tanto vantate [281] ricchezze. Poche anche in Londra sono le Case che abbiano 100 mila lire, e meno quelle che ne hanno al di sopra, e quelle che ne hanno sotto le 10 mila, che fanno figura nel Paese e nella Borsa, sono la maggior parte. Gl'Inglesi generalmente sono tutti misteriosi e segreti ne' loro affari; e quelli del Commercio più degli altri: o non dicono cosa alcuna o esaggerano sempre, anche quando non si tratta di loro. Chi vuol sapere, in una maniera o in un'altra gli sorprende per altro, e si scuoprono le cose come sono. Molte volte nel parlare di un tal Mercante, ho sentito dire da un altro aver quello fatto un Matrimonio disgustoso per aver denari: diceva, ha presa per moglie una Donna insopportabile, ma gli ha portate 10 mila lire; sta male in Casa, ma va in Carrozza: altre volte, il tale va a rovinar la sua quiete; sposa una Donna di un carattere che non è per lui ;[282] ma gli porta una fortuna; avrà diecimila lire. Ho molti esempj di questa natura, ed ho sentite quest'espressioni pronunziate con tuono ora d'invidia, ora di contento, sempre di persuasione e d'importanza, da persone che avevano la riputazione di esser delle più ricche. Dunque, concludo io, 10 mila lire sterline sono una fortuna anche in Inghilterra: che saranno 100 mila? Persuadetevi, che non è da credersi a queste supposte immense facoltà; in questi giorni in ispecie, nei quali i Mercanti non vivono più come una volta, con somma frugalità e ristrettezza. Ora il lusso in questa Classe di persone è portato tanto avanti, quanto in quelle che vivono di rendite certe o delle loro Terre. La Nazione non ne soffre per questo: anzi la Circolazione di cui vi parlai, deve a questo cambiamento di vita l'odierno massimo aumento della sua rapidità. Seguono è vero tutti [283] i giorni dei fallimenti enormi, e molti di loro dolosi: se tali non fossero per la maggior parte non seguirebbero, perchè trovandosi facilmente denaro, molti sarebbero sostenuti e non fallirebbero. E una delle ragioni di questo inganno è forse nel carattere delle Leggi Inglesi sopra i fallimenti. Sapete che queste per quanto siano rigorose e severe nel loro primo annunzio, sono in progresso così facili e dolci, che dimostrato l'accidente fortuito e disgraziato, accordano dei favori e dei vantaggi, che non sono conosciuti altrove dopo una bancarotta. Vero è bene, che per ottenergli vi è bisogno del consenso, che chiamano Certificato, di quattro parti in Cinque dei Creditori in numero e valuta. Ma è anche vero che i Creditori piuttosto che servire al primo soverchio rigor della Legge con mandare alla morte il Debitore, e per aver quello che avanzano aspettar [284] l'esito di un Processo dispendioso, incerto, lungo e che non giova che alle Persone del Tribunale, amano meglio di accordare il Certificato, comporsi e aver qualche cosa presto e sicuramente.

I fallimenti sono aumentati dopo le gigantesche Conquiste degl'Inglesi nell'Indie Orientali, cioè dopo questi ultimi decorsi 30 anni. Che ciò sia vero, me lo provava in una di queste passate sere Mr. Lucas, uomo di molto ingegno e meritevole di ogni fede, perchè non essendo nella mercatura, non è da supporsi parziale; e per avere una vasta fortuna datagli dalla sua eminenza nella Professione Chirurgica, esercitata sempre tra queste prime Case di Commercio, non è da credersi ignorante nè dominato da invidia o da interesse. Mi diceva esser seguito nello spazio di 25 anni, lui veggente, un total cambiamento [285] in quella parte di Londra, la sede del Commercio e dell'Opulenza, che chiamasi Città. Queste Case floride e rumorose che vi sono adesso, allora non vi erano; non si conoscevano i loro nomi o erano piccolissimi. Le Case che vi erano allora con la più distinta riputazione, non vi son più: alcune vivono sopra una mediocre rendita ritirate in Campagna; pochissime, lasciati gli affari, godono in un altro stato della loro fortuna; la maggior parte è fallita, è ridotta in miseria. Non si parla più di loro come se non fossero state. Mi citò i primi nomi del suo tempo e mi aggiunse ‟ne ricerchi a tutti questi Signori che sono nell'Assemblea, e troverà che non sanno chi sono„. Concluse che questo era un effetto del lusso stravagante introdotto in Londra, e convenne meco che se gli effetti non erano dannosi per la generazione attuale, era da vedersi che cosa sarebbe stato della [286] prossima, in ispecie se la politica d'Europa avesse imparati a conoscere i suoi veri interessi.

Quello che sarà, ha da essere; quello che è, è: non vi è dubbio frattanto che il Commercio dell'Inghilterra attualmente non sia nella più grande attività, e la Circolazione in una rapidità che l'occhio il più pronto e il più speculativo non può seguitare. Sbalza di volo la proprietà e l'opulenza sminuzzata, divisa, suddivisa; ritorna, va, passa, ripassa, come il vento: sta bene quello intanto, quell'altro; meno bene uno, meglio un secondo, male un terzo, e da questo che sta male, dieci che stavano malissimo, stanno mediocremente; così la vita passa per tutti, tutti più o meno avendo stentato e goduto; essendo tornati a stentare, rivenuti a godere, con quell'alternativa che è nel carattere delle cose [287] del Mondo: niuno può lagnarsene, perchè naturalmente son miste di bene e di male, quando cattive Leggi o tirannìa non ne fissano con somma ingiustizia la volubilità da produrre che alcuni sempre soffrano, altri sempre godano, come se questi fossero di una specie differente da quelli, come se questi perciò dovessero esser soggetti a delle vicende dalle quali hanno da essere esenti quelli.

Vi farò in fine osservare, che se le Case di Commercio in questo Paese non son ricche quanto son supposte e quanto esse medesime voglion far credere, sono altronde in molto maggior numero di quello che erano 25 anni addietro, e di quello che potete immaginare; e per questo lato il Pubblico ne sta meglio in tutti i sensi. Si pretende che il totale dei Negozianti Inglesi, non compresi quelli [288] della Scozia e dell'Irlanda, sorpassi due milioni.

Nell'atto che sto terminando, una riflessione mi viene in mente troppo importante da non doversi tacere e sono in necessità di trattenervi per un altro momento. Una delle cagioni per le quali è facile trovar Capitali in questo Paese, è il sicuro ed efficace ajuto che prestano le Leggi a farli ricuperare. Uno quà che deve ad un altro, è forzato a soddisfar con la roba, e non avendo roba, con la persona.

L'insolvibilità e la mancanza ai patti implica danno ed ingiuria; ed è per questa doppia ragione, che la Legge Inglese protegge chi deve avere e perseguita chi deve dare. Il bisogno quando in ispecie è figlio della disgrazia e questo poi non è sì spesso, [289] so che ha da far compassione, non mai per altro nè in verun caso con l'altrui pregiudizio, tanto più che secondo l'idee Inglesi il Governo in rigor d'ordine non ha da avere altro sentimento che quello della giustizia. Mi pare in fatti che questa virtù nata con la Società, sia quella ancora che la sostiene: non potrebbe esistere senza di lei; ella è che fa distinguere il mio e il tuo, e ha data origine alle nozioni che abbiamo di proprietà e di obbligazione, e forse di bene e di male. Conseguenza di questa verità sarebbe che debbon tacere in faccia a lei le altre virtù, le quali per quanto siano la delizia degli uomini nel sistema privato, nel pubblico posson produrre, se ben si esamina la lor natura, danno e disordine: raro è il caso di potere esercitarle in favor di uno senza far torto ad un altro. In Inghilterra si riguarda per dimostrato che l'indulgenza delle Leggi [290] verso i debitori è contraria all'industria e distrugge la buona fede, base della moralità delle azioni umane. In tutti i Paesi del Mondo il debitore paga mal volentieri, e se il Governo non condanna o anche seconda la sua malavoglia, certo è che non paga. Or che ha da succedere? Che colui che non ha, non avrà mai benchè onesto e di buona fede: sul dubbio, colui che ha non vuol dargli i mezzi coi quali può avere; e se gli dà, è con condizioni così dure e così gravose, che lo sgomentano o lo rovinano. Questo produce che il ricco è inumano o usurajo; e le ricchezze o restano riconcentrate ed inutili al pubblico commercio, o son tendenti a ristringere i vantaggi dell'industria e i favori della fortuna. Ne deriva dall'altra parte che il povero o ha l'animo disposto a mancar di parola, alla mala fede, o resta avvilito, ozioso, senza risorse e senza speranze. [291]

Sopprimo quì volentieri le conseguenze che succedonsi l'una all'altra da questi principj: vedo bene ch'esse mi condurrebbero a dubitare se l'utilità pubblica sia più da conseguirsi dalla severità o dalla dolcezza; e forse giungerei a concludere che in fatto di Leggi un calcolo troppo limitato, benchè fondato sulla moderazione e sulla clemenza, può far cambiar l'indole di una Nazione, corromperne il costume e avvilirne il carattere. [292]

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