LETTERA XXIII.

Se azzardai nell'ultima mia l'opinione, che le Case di Commercio Inglesi non hanno quelle vaste facoltà che vengon loro supposte, comincio la presente con avanzar l'altra, che questa Nazione non ha quell'immensa quantità di numerario effettivo che si crede comunemente in Europa. In fatti secondo i migliori calcoli fondati principalmente sopra il lavoro della Zecca, che il Cav. Roberto Cotton chiama il polso della Repubblica, si è creduto nel 1786 che l'effettivo in oro e argento non oltrepassi i 20 milioni di lire sterline. Non deducete da queste due proposizioni la conseguenza che par naturale, che l'Inghilterra non sia ricca. Nò: anzi, ammesse [293] le necessarie proporzioni, può sostenersi essere la Nazione più ricca del Globo. Se il numerario non corrisponde in effettivo alla circolazione e consumazione dell'Inghilterra, e alla massa immensa d'affari che ha con gli Esteri, non importa. La Carta supplisce, e supplisce tanto e con tanta efficacia, che quella in ispecie che esce dalla Banca d'Inghilterra, è più stimata e ricercata che il numerario istesso. La quantità di questa Carta tiene in giro una somma la cui valutazione non è possibile a fissarsi. La sola Banca suddetta sono assicurato aver fuori in Polizze, sopra 14 milioni di lire sterline, delle quali è dono gratuito il credere che abbia in effettivo l'equivalente di un terzo. Il Regno è pieno di Banche; ogni Città di qualche considerazione ne ha una; e di tutte si hanno dei Viglietti in circolazione. Se a tutti questi aggiungete i Viglietti che sono [294] in corso senza sospetto, dei Banchieri particolari dei quali parlai nell'altra mia, potrete rilevar da Voi quanto vasta dev'esser la somma che gira in Carta. Il Governo pronto sempre a trar partito da tutto, anche dagli abusi, ne ha un ampio profitto: ha posta una Tassa con certe proporzioni sopra tutti i Viglietti delle Banche e dei Particolari. Sapete che la Banca d'Inghilterra per avere ottenuto di redimere i suoi da questa imposizione, paga 12 mila lire sterline l'anno.

Ebbero origine i Banchieri nel tragico tempo delle civili convulsioni del Regno di Carlo I. La Banca d'Inghilterra fu poi stabilita pochi anni prima della fine del passato Secolo. Questa principiò subito dal facilitare la pubblica e privata circolazione, e gettò la Base del Credito pubblico; e questa e quelli formano [295] al presente una massa di proprietà ideale che fa stordire. Quando la gran Macchina attuale che chiamerò di Credito pubblico, principiò ad alzarsi, nessuno pensò che avrebbe prodotto questo maraviglioso effetto, nè previde la mole a cui poteva giungere, nè l'utilità della quale poteva essere. Eppure è stata di tale e tanto vantaggio, che niente meno produce, che far aumentare all'Inghilterra la massa della sua proprietà fruttifera certa.

Chiamo proprietà fruttifera certa quella che dà un annuo interesse certo; come chiamo incerta quella i cui profitti possono non essere. I Fondi di Terra, i Fondi pubblici sono della prima; i Capitali in commercio della seconda. L'Inghilterra che avrebbe dalle sue Terre, supponete, un'entrata di 50, ora cogl'interessi del debito pubblico ne ha una di 60, che è un dire che se prima l'Inghilterra aveva un [296] fondo certo di 1600, ora lo ha di 2000. Nè è tutto vero come pensano alcuni, che siccome questi interessi sono pagati con le Tasse che si levano sopra l'annua rendita territoriale della Nazione, così questa rendita è sempre 50 in sostanza, non 60.

Dissi che non è tutto vero, e non lo è nella maggior parte; perchè nella maggior parte il peso delle Tasse con somma intelligenza è disteso sopra la consumazione di certa specie, sopra oggetti di lusso e sopra il Commercio, di cui molto pagano gli Esteri ancora. Senza entrare nella questione se tutte le Tasse cadano o non cadano in ultimo sopra i Proprietarj della Terra, posso azzardar senza scrupolo, che questo effetto, quando sia, nel caso nostro è così lontano dalla sua cagione, che è rimossa l'opinione di esser gravoso, e perciò la conseguenza che potrebbe risultarne in danno [297] della Terra stessa. Può accader piuttosto, e accade forse, che tutta questa massa di proprietà fruttifera certa, se non in apparenza, in sostanza venga ad essere di una rendita annua minore di quella che sarebbe naturalmente: ma quando questa diminuzione non è, e non è in fatti, tale da levar la forza all'Agricoltura, non son lontano dal credere che in una Nazione intelligente e industriosa, e anche in una che abbia dei bisogni, può questa diminuzione aumentar l'impegno dell'Agricoltura stessa.

Questo è il luogo di dirvi che quà l'imposizione Territoriale non rende che poco più di 2 milioni sterlini. È calcolata a 4 scellini per lira, che è il 20 per 100 della stima del prodotto, che serve di base, inesatta sempre per altro, alla Tassa medesima. Fu introdotta nel 1692 nel [298] tempo della Rivoluzione: e dev'esser confermata ogn'anno dal Parlamento. Il metodo di levarla è con caricare una proporzionata somma sopra ogni Contea secondo il valor di lei, che è quello dato nel suddetto tempo. Da questo deriva, esser ella sommamente disuguale e sproporzionata, perchè allora fu assegnato il valore delle Contee secondo il Partito che seguitava ognuna di loro. In fatti quelle particolarmente dalla parte del Nord, che erano attaccate all'esule Casa Stuarda, valutarono le loro Terre al prezzo minimo, molte altre che volevano favorir Guglielmo III., dettero alle loro un prezzo massimo. Ora che la Casa Stuarda è spenta, e che l'Inghilterra è di un solo Partito per la Successione al Trono, pare che dovesse essere stabilito un migliore equilibrio tra le Contee contribuenti. Ma il Parlamento non ha avuto il coraggio finora [299] d'alterare il sistema, per quanto sia ingiusto ed oppressivo.

Per tornare ai vantaggi che produce la Macchina del Credito pubblico, devo farvi osservare, essere tra i principali quello di aver facilitata la traslazione della proprietà; i Fondi pubblici vanno continuamente dal possesso di uno a quello di un altro: fanno star bene uno oggi, un altro domani; così, ripeto, il bene è più o meno per tutti: non è di privativa, come in altri Paesi, soltanto di certa Classe. Ed ecco una nuova ragione di sollevarsi al benefico Spirito d'uguaglianza.

Il Commercio poi ha in questa Macchina un impiego pronto e sicuro de' suoi Capitali, quando le circostanze gli rendono inattivi, inutili. Quel Mercante che si trova mancante d'affari per un certo tempo dell'anno, [300] o che non ne ha assai per aver del suo Capitale l'interesse che gli è necessario, ne impiega la porzione superflua ne' Fondi pubblici che gli sono venduti da un altro, che abbisogna di denaro, perchè ha affari. Così guadagna questo, e quello intanto ha anche un profitto che unito con quello fatto col suo Commercio, gli fa ottenere il suo intento. Così di questo denaro ne stanno bene due visibilmente, non compresi i subalterni che per contingenza devon pure goderne.

Tra le cagioni per le quali noi in Italia siamo poco inclinati al Commercio, è da contarsi lo scoraggimento che si riceve, quando per mancanza di speculazioni lucrose costanti, si trova non avere il nostro denaro altro profitto che quello al più, che può aversi senza rischio e senza fatica dalla Terra o dall'interesse civile. Succede da questo, che anche [301] quelli che vi sono applicati, n'escono presto, in totale o in parte comprando fondi di Terra: questi non potendo esser realizzati sul momento, come si può far dagl'Inglesi dei Fondi pubblici, in Italia si perde, per non avere in pronto Capitali in denaro, una di quelle occasioni favorevoli, che spesso in Commercio non fanno che presentarsi e fuggire.

In somma, e questa è la gran verità che si deve trarre da queste osservazioni, che può essere utile presso di noi ed in ogni Paese ”Tutti i mezzi che aumenteranno il passaggio della proprietà, di qualunque denominazione siasi, da una mano in un'altra, aumenteranno gli effetti benefici che sono prodotti dal possesso di questa proprietà„.

Chiamasi Credito pubblico la Macchina dei pubblici Fondi, che altro [302] non è in sostanza che la massa del pubblico Debito, perchè questi Fondi altra base non hanno che la fede che si ha alla promessa pubblica di pagar gl'interessi che a loro corrispondono. Fino che i particolari credono a questa promessa e la riguardano con idee di sicurezza, come se fosse un Fondo di Terra fruttifero annualmente, esiste questo Credito pubblico. Una volta che ne mancassero gli effetti, tutto è finito; cessa l'opinione favorevole e più non esiste il Credito pubblico. Se questo accadesse, come le cose sono in questo Paese, non so prevedere quali ne sarebbero le conseguenze: fra le altre, anche la massa di proprietà ideale di cui parlai al principio di questa mia, anderebbe in fumo. La vostra immaginazione saprà rappresentarvi qual ne sarebbe il disordine e la rovina. È per altro tanto remota questa catastrofe, che a parer mio non è da temersi. [303] Chi ha interesse ne' Fondi pubblici? La Nazione. Chi corrisponde per questi Fondi pubblici? La Nazione. È la Nazione in una parola che a se deve, a se paga; e per questo a se dovere, a se pagare, non mi pare che possa interrompersi o cessar questa operazione, di cui può in circostanze urgenti variare o alterarsi, conforme è seguito, la forma, senza per altro farne mai cessare gli effetti. È sempre da credersi che un uomo in stato naturale di mente, in qualunque caso che possa trovarsi, farà di tutto, ma non vorrà abbruciar mai la Casa nella quale abita. Ecco perchè in Inghilterra sarà sicuro il Credito pubblico, perchè è tranquilla la buona fede. Il Governo ancor che volesse, non può smentirla: può farle molto torto peraltro, come può farle favore; e il Ministro della Finanza che è considerato, com'è in fatti, il Primo Ministro, sebben non ne abbia [304] il titolo nè gli onori, può dar vigore o languidezza al Credito pubblico, può sollevarlo ed abbassarlo, ma, non credo, distruggerlo.

La Banca d'Inghilterra che il Governo ha incaricata del maneggio di una gran parte dell'annuità da pagarsi per il Debito Nazionale, è la prima e gran sorgente di questo Credito. Tutti gli altri canali da' quali sgorga, la Compagnìa dell'Indie, le altre Società incorporate di Commercio, il Commercio tutto, i Proprietarj, hanno in una maniera, o in un'altra relazione e connessione colla Banca. Questa Banca è dunque il grande istrumento di cui si serve il Cancelliere dello Scacchiere, ossìa il Ministro della Finanza, per le sue operazioni sì regolari che straordinarie e improvvise. I Viglietti di lui non riconosciuti nè sanzionati dal Parlamento, avendo sempre un credito incerto, [305] perchè possono essere arbitrarj, e pericoloso se arrivassero a un certo segno, e se un sospetto anche minimo concepito fosse del Ministro, a scanso di ogni evento, del capriccio in specie della torbida Londra, son sempre fatti cambiare in Viglietti dalla Banca. La trasfusione è giornaliera; sempre il conto è aperto fra lo Scacchiere e la Banca, il cui vero stato per questa ragione è una chimera l'immaginarsi di poter fissare. In somma la Banca ajuta lo Scacchiere; questo sostiene quella. Suppliscono reciprocamente ai respettivi impegni. Il Ministro ha dalla Banca quanto denaro gli occorre; la Banca riceve dal Ministro i soccorsi dei quali ha bisogno secondo le circostanze. Per darvi una prova maggiore dell'influenza che ha il Ministro nel credito della Nazione, non ometterò di dirvi che fa alzare e abbassare i prezzi dei Fondi [306] pubblici, anche col mezzo del Gran Cancelliere col quale necessariamente deve esser d'accordo e di connivenza. Il gran Cancelliere è per diritto della sua Carica il Tutor generale dei Minori, degl'Idioti, de' Mentecatti di tutto il Regno: per questo ha sempre a sua disposizione delle somme immense, con le quali il Ministro quando manca di altri mezzi, e sempre ne ha molti a sua disposizione, influisce all'occasione nelle alternative della Banca, o sia nel fare alzare e abbassare il prezzo dei Fondi pubblici.

Senza dissimularvi l'abuso, che conosco potersi fare da questo Ministro delle facoltà che ha nelle mani, e il rischio che può correre e le conseguenze a Voi note che può avere questo Credito pubblico, non posso esser d'accordo non ostante con l'opinione [307] che hanno molti, anche uomini di prima sfera, che questa Macchina possa esser prima o poi la rovina dell'Inghilterra.

In un Sistema di Governo come questo, in cui gode di una parte della Sovranità chi ha interesse a sostener questo Credito, son piuttosto propenso a credere, che la rovina di esso verrà in conseguenza della rovina dell'Inghilterra ossìa della sua Costituzione. Questa può essere e sarà quando sarà, per molte altre cagioni, fuori che per quella del Credito pubblico.

Non voglio dire con quanto ho detto, che per formare una Macchina di pubblico Credito, sia da adottarsi la massima d'indebitare una Nazione e anticiparsi così le rendite della posterità: anzi credo che in tutt'altro Paese e con tutt'altra Costituzione, l'essere un Governo molto indebitato [308] sia del maggior pericolo e da doverne temere le più funeste conseguenze: e la Francia in fatti è prossima forse a sperimentarlo. Aggiungo di più, che l'Inghilterra istessa ha necessità di moderarsi e di profittare, come fa al presente, di tutti i momenti nei quali è in pace, per diminuir la massa de' suoi debiti, all'oggetto di poter supplir facilmente a una nuova circostanza dispendiosa che potesse incontrare. Dico altresì che quest'oggetto non può non aversi dal Ministro di una Nazione, che conosce doverlo avere, e che ha diritto, maniera e forza da saperlo proporre e da saperlo volere: e così vengo a confermar la mia prima opinione, che se mai vi par che abbia l'aria di paradosso e lo sia ancora, riflettendo alla prosperità presente dell'Inghilterra, e a quel che era prima di aver la massa attuale di Debiti, converrete meco vedersi spesso nelle Istituzioni [309] politiche, che le conseguenze sono diametralmente opposte a quello che si aspetta dal ragionamento.

Penso di uscire alla fine da questo laberinto: mi ci sono impegnato senz'avvedermene, e quel che è peggio, non mi son forse trovato all'unisono colle vostre idee. Siamolo adesso e sia nel concludere, che un Governo assoluto non ha da aver debiti, e se ne ha, ha da mettersi in sistema da distruggerli, lentamente per altro, perchè una delle massime più assurde e più tiranniche che conosca in Politica, è quella di fare star male la generazione presente per il bel progetto di fare star ben le future; e frattanto regolare il maneggio di questo debito in maniera da produrre sopra il Commercio, sopra la Circolazione, sopra il ben essere dei Cittadini quei vantaggiosi effetti, che produce in Inghilterra, in parte almeno, giacchè [310] non son possibili tutti. Riguardo per una delle principali cagioni dell'inerzia, dell'ignoranza, della miseria di qualche nostra Nazione d'Italia la maniera, nella quale si lascia esistere il suo Debito pubblico [311]

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