LETTERA III.

Birmingham con l'aumento delle Manifatture, perciò della ricchezza e della Popolazione, ha guadagnati dei comodi e degli stabilimenti utili e piacevoli quanto quelli di altra Città del Regno più rispettabile per vastità, antichità, e splendore. Vi è uno Spedale che è il meglio assistito e regolato che abbia mai veduto. La Fabbrica che lo contiene, benchè nel suo Circondario, è in luogo appartato, isolata, in mezzo a Prati; quindi egli ha molta aria e salubre nè può alterar quella che respirar deggiono gli Uomini sani; ella è assai comoda e semplice e nel tempo istesso di un'Architettura così regolare ed elegante, che non cede ad altra [54] del Regno. Una bella Abitazione in situazione vaga rallegra lo spirito e ravviva il corpo. In tal maniera questo Spedale senza pretensione e senza lusso per non umiliar la miseria nè esaltarla, è provveduto di tutto quel che può occorrere e può servire realmente al pronto sollievo di chi ne ha bisogno; egli si mantiene con la beneficenza particolare; va avanti per soscrizione; cioè molti son gli obbligati con la lor firma per maggiore o minor somma a concorrere annualmente alla pietosa opera di soccorrere gli Uomini oppressi dalla povertà e dalla malattìa.

Benchè sia fuor di moda il credere che l'elettrizzazione produr possa effetti favorevoli sul corpo umano, voglio dirvi che ho trovata in questo Spedale una Ragazza di 13 in 14 anni che diventata cieca per Gotta Serena, era assoggettata ogni giorno [55] per due volte a ricever negli occhi la scintilla elettrica. Voglio pure aggiungere che avendo ricercato lo Speziale del luogo, Uomo assai istruito anche nell'Arte Medica come sogliono esser le Persone di questo mestiere in Inghilterra, se aveva di questo metodo esperienze di buon successo, mi rispose di buona fede che nei quattro anni che egli era addetto allo Spedale, aveva veduti di undici soggetti afflitti da tal disgrazia, ritornar due al godimento della luce coll'uso del fuoco elettrico. Non credo dover dubitare dell'attestato; della dottrina poi purchè mi diate credito della mia attenzione nell'informarvi di quel che so io, pensatene come vi piace.

Per quanto grande abbiate sentito esser l'umanità Inglese e la sua provida attenzione nel soccorrere efficacemente gl'infelici, con tutto ciò [56] in molte di queste Città, in Londra in specie, si è inquietati assai da quelli che domandano l'Elemosina, tanto più che avendo ancor essi una parte dell'orgoglio Nazionale, son per lo più così temerarj che cimentano spesso la pazienza di chi passa e non senza pericolo, perchè già vi è noto che non è impunemente in questo Paese il non saper contenerla.

Questo disordine non deriva certamente da mancanza di mezzi destinati per loro, poichè la Tassa dei Poveri, il cui prodotto dovrebbe impiegarsi tutto per i medesimi, non compreso il Principato di Galles, in quest'anno dà l'enorme somma di sopra a 2 millioni e 200 mila lire Sterline. Egli procede piuttosto dalla mala Amministrazione che si fa di lei, e il Governo in fatti più volte ha voluto ricercarne le cagioni, ma senza effetto per ora, giacchè vergognose ne son sempre le conseguenze. [57].

Questa Tassa sapete che è imposta dalle respettive Parrocchie ordinariamente sopra le Case, in proporzione dei poveri che ogni Parrocchia di tempo in tempo contiene; e perciò ella è maggiore o minore secondo le circostanze. Accader ne dovrebbe adunque che i Poveri avendo sempre un soccorso sicuro e proporzionato ai loro bisogni dalla Parrocchia, non fossero mai in istato d'inquietar la tranquillità dei Cittadini, se non si dissipassero i mezzi somministrati da questi; ma frattanto è vero che in Inghilterra generalmente non si sta men male che altrove per l'importunità di questi Poveri. Birmingham è il solo Paese finora da me veduto, dove non sianvi assolutamente persone che dimandino elemosina, e questo è per la molta attenzione che si ha al buon uso della porzion della Tassa che spetta alla Città, e che va alla somma di lire 10 mila l'anno. [58]

La Deputazione sopra l'impiego di questa Tassa la distribuisce in due maniere diverse: una è con dar dei soccorsi occasionali alle Famiglie; l'altra con mantenere una Casa in cui si tengono alloggiate, nutrite e vestite Persone di ambedue i sessi, che l'indigenza accompagnata da età o da disgrazie rende inabili a procacciarsi la sussistenza in qualche maniera. Quella di dimandar l'elemosina nelle Strade pubbliche è proibita senza eccezione, sia per bisogno reale, o per ozio e per poltronerìa. Nel primo caso ella è supplita coi mezzi indicati, nell'altro ella è repressa con sicuro gastigo. Rileverete da voi che il Popolo fuor di dubbio del suo destino, ha fin perduta la vista di tale umiliante risorsa.

I Poveri di questa Città son sollevati ancora da una Casa di Carità che nutrisce e dà una educazione a [59] 60 Ragazzi e a 60 Ragazze fino all'età di 14 anni. Questa non è sostenuta per altro a pubblica spesa; ma lo è dalla pietà dei particolari per soscrizione come lo Spedale. È un vero danno che ora vi sia qualche discordia tra gl'interessati su tal proposito; mi è sembrata tale che minaccia di distrugger l'opera. Alcuni di loro non vorrebbero tener questi Ragazzi che fino all'età di 12 anni per non renderli incapaci colla vita troppo agiata, della fatica necessaria all'esercizio delle Manifatture: altri vorrebbero cambiare il Piano della loro educazione con assuefarli al lavoro piuttosto che a occupazioni liberali, e questa variazione vorrebbero che consistesse in occuparli ogni giorno non solo in leggere e scrivere e nello studio dell'Aritmetica come si fa presentemente, ma anche nell'esercizio meccanico di qualche Manifattura. Altri con più inumano [60] consiglio propongono di sciogliere la soscrizione. In quanto a me, desideroso del bene di questo Paese, perchè sensibile e grato all'accoglienza favorevole che ci ricevo, vorrei che per il suo meglio seguitata fosse l'opinione dei fautori di un nuovo sistema. Credo anch'io che gli Uomini non avvezzati dalla fanciullezza alla fatica, difficilmente o non mai possano poi adattarvisi in età più adulta; e il saper leggere e scrivere e il conoscere il calcolo senza aver mestieri e senza attitudine a prenderne, dando raramente mezzi da vivere in un Paese dove per vivere bisogna averne di qualche natura, credo io pure che possa essere alla fine per la maggior parte di loro di pregiudizio, rendendoli abili alle male Arti, a cui spesso per tutto è trista necessità che sprona e conduce. Se questa Società pietosa prenderà saviamente in considerazione il pubblico [61] bene, colla miglior direzione della sua lodevole umana intrapresa, potrà ancora promuovere il vantaggio della Casa dei Poveri e trarne partito con prender da lei molti Individui, mantenendoli a spese comuni: per quanto alcuni di essi possano esser vecchi ed infermi, non dovrebbero esser tenuti oziosi come lo sono, giacchè potrebbero non essere inutili facendo guardia, accompagnando i Giovani alle scuole, alle officine, e prestando internamente quei piccoli servizj, dei quali è tenue l'incomodo e importante l'effetto per l'economìa, per la salute e per il buon ordine.

Avendo quasi tutte le Città dell'Inghilterra per poco che sian considerabili, una Librerìa in Società, non è da dubitarsi che pur Birmingham non abbia la sua, e l'ha in fatti: e siccome questo costume è generale come vi ho detto, in questo Paese, e [62] di natura che noi non conosciamo, perchè essa non è pubblica nè privata, e intanto è sommamente di utile e di comodo, credo poter farvi piacere col darvene idea. Queste Librerìe son formate coll'annua contribuzione, ordinariamente di una Ghinea, di quelle persone che vogliono profittarne. Colla somma che prestano tutte insieme si acquistano Libri da un Soggetto che è a ciò deputato. A niuno appartengono questi Libri, e appartengono a tutti quelli che di tempo in tempo ora in maggior numero ora in minore, sono della Società, contribuendo colla lor Ghinea. Questi hanno la facoltà di eleggere il Bibliotecario, di dirigerne le funzioni, le operazioni: questi son quelli che hanno diritto di profittar della Librerìa, o con andar nel luogo, o con farsi portare i Libri alla propria casa, secondo la regola e il sistema che piace a loro concorde-mente [63] di stabilire. Con questo metodo si son formate delle Biblioteche assai rispettabili, e in alcune mi sono incontrato che divenute per general consenso degli Associati, di pubblico benefizio con certe condizioni, formano adesso l'ornamento e la risorsa piacevole del Paese che le possiede. In Italia potremmo aver noi istituzioni sì vantaggiose? Pensatelo da voi; io credo che a noi non sia permesso che desiderarle.

Per non esservi di tedio non voglio parlarvi di molti altri Stabilimenti utili e di piacere e di comodo, che la nuova brillante fortuna acquistata coll'industria da questi Abitatori, ha procurati a Birmingham. Vi dissi nella mia ultima, che questa Città cento anni sono era poca cosa, o nulla; ora vi aggiungo che il suo maggiore aumento lo ha ricevuto da venti anni in quà. Quel M. Boulton [64] che vi nominai nell'altra mia, per confessione fattami dagli stessi suoi gelosi emuli compatriotti, vi ha contribuito essenzialmente: Uomo di Fortuna non di Scienza, ma di genio elevato, ardito e intraprendente, egli è quello che ha esaltato lo spirito industrioso de' suoi Nazionali. Egli è stato il primo a estendere le intraprese, riunendo a Soho in una Fabbrica immensa varj oggetti di Manifatture, condotti avanti coi mezzi meccanici i più grandiosi e i più dispendiosi. Dissi che non è Uomo di Scienza ed è vero, perchè è vero che le sue stupende invenzioni meccaniche non son sue, ma per la maggior parte, come lo Steam Engine, la Tromba a vapore della semplicità a cui è ridotta dopo che fu inventata ed eseguita, è circa un secolo, da Newcomen, la Macchina per copiar le Lettere ec., sono del suo Associato M. Wats, Uomo semplice, ma il più grande in [65] Meccanica dell'Inghilterra. M. Boulton per altro ha saputo farle sue, e raccogliendole, interessandole coi suoi denari e colla sua attività a se stesso, ha il merito di averle fatte valere nel Regno, in Europa, spingendole innanzi col suo nome, direi quasi colla sua fortuna.

Benchè in Inghilterra, raffinata com'è la Scienza Mercantile, si possieda più che altrove l'Arte di far comparire pomposamente la sua professione, la sua roba, niun la possiede meglio che M. Boulton. Nel mostrar che egli fa particolarmente agli Esteri, la sua vasta Fabbrica, ha l'artifizio spesso di negare di far veder certe Macchine, certi pretesi segreti. Persuadetevi che tutto questo ha meno in vista la possibilità che gliene sia rubato il meccanismo che la probabilità di far risaltare maggiormente col mistero la qualità delle [66] Manifatture, di far parlare di se in seguito e di farsi cercare. Tanto è vero che la ciarlatanerìa ha luogo in tutto, più o meno anche nelle cose di fatto; e anche in queste il Mondo si lascia imporre e crede, dietro correndo ai nomi, alle illusioni. M. Boulton nel condurre i curiosi nelle diverse stanze per le quali passa il processo delle sue Manifatture, di quando in quando allorchè si arriva ad alcuna di loro, a quella per esempio, dove si stende l'Argento sul Rame, senza esserne ricercato vi dice «là non si può andare; vi è il segreto; niun vi entrò mai». Intanto che egli pronunzia questo con tuono Druidico imponente e da esser distinta, passa innanzi, e la maggior parte facile sempre a vedere nell'arcano il maraviglioso, lo seguita in silenzio, lo ammira e lo fa ammirare agli altri. In quanto a me credo che dove è un gran segreto [67] e questo segreto importa, neppure si rammenta, si fa trascorrere inosservato. Ho in molti casi notato più che altrove quì in Inghilterra, in molti anche estranei al soggetto di cui parlo, che vi è in essi mistero, perchè l'interesse ve lo fa essere, non perchè vi sia; e concludiamo poi che gli Uomini son sempre e per tutto appresso appoco gli stessi. [68]

Share on Twitter Share on Facebook