LETTERA XV.

P are incredibile che della Storia di tutte le antiche Sette e Religioni che derivaron da quella di Noè e degli Antediluviani, la men conosciuta e la più scordata, anche la più trascurata, sia quella dei Druidi, benchè l ' estension del loro dominio fosse almeno dal Danubio all'Atlantico e dal Mediterraneo al Baltico, e benchè siasi sostenuta in Europa per sì lungo tratto di tempo, che a dispetto della forza dei Romani, i Popoli della Gallia e della Brettagna sotto il loro impero, fossero potenti assai da farsi rispettare e temere fino ai giorni di Giulio Cesare. Con una base così estesa e così profonda, quella gran Macchina dovea anche dopo di se lasciar [273] traccie distinte del Meccanismo che l ' avea fatta agire. In fatti continuò ad esistere, debole per altro e consumata dagli anni, fino al sesto Secolo dell'Era nostra nelle remote Isole di Anglesey e di Jona, dove fu affatto estinta all'arrivo di San Colombano. Così terminò l'Ordine dei Druidi; ma le loro superstizioni, cerimonie e costumi rimasero sempre, e non se ne son perdute ancora totalmente le traccie nelle Montagne della Scozia e nelle Isole adjacenti a lei. Eccovi que' tratti di loro che vi promisi nella mia precedente.

Dove più si distingue la simiglianza dei costumi dei Montanari presenti della Scozia con gli antichi, è in ciò che riguarda l ' ospitalità verso gli Esteri. Questa continuità di sì morale ed umana abitudine fa credermi che le Leggi dei Druidi relative a lei, fossero molto precise e severe; e mi [274] confermo in conseguenza nell'opinione favorevole che ho a dispetto dei lor detrattori, della saviezza ed umanità da cui era guidata la lor condotta. Tacito e Cesare ci dicono che ogni Casa Celtica dovea esser aperta, ed ogni tavola dovea esser libera per tutti gli Esteri. Si dovea oltre questo ricercarli alla partenza di ciò che potea lor bisognare, e in che il loro Albergatore poteva servirli. Chiunque mancava in alcuni di questi punti era aborrito dalle sue conoscenze, ed era punito severamente dal Magistrato. Se qualcheduno avesse ingiuriato, anche mostrato disprezzo a un Forestiero, le Leggi Celtiche lo volevan gastigato sul fatto; se mai l'avesse ucciso, evitar non poteva la pena di morte; e per altro l'omicidio di un Nazionale era generalmente espiato coll'esilio, e con Tassa in Animali a titolo di riscatto. Eran sì sacre queste Leggi e sì estese nei loro [275] provvedimenti, che nel caso di una estremità, un Celta azzardar dovea la sua vita per la difesa di quella di un Forestiero affidato alla sua protezione. La delicatezza loro andava tanto innanzi rapporto a questo, che per timore di risvegliare la memoria di qualche antica querela che potess'essere stata tra le Famiglie dell'Ospite e del suo Albergatore, non era permesso di ricercare il nome o il Paese di quello, se pur non era al distaccarsi tra loro dopo essersi dato in cambio qualche segno di amicizia. I Guerrieri cambiavan tra loro gli Scudi, che conservati respettivamente nelle lor sale, servivan di memoria ai Posteri dell'amicizia dei loro Padri. Se il Ricevitore era ricco e che all'Ospite piacesse di restar da lui lungamente, il termine di un anno e un giorno, non meno, dava titolo di far tali dimande. La Famiglia Campbell di Glen-lyon ha continuata in tutto il suo rigore [276] questa regola fino al tempo di Persone vecchie che vivono ancora. Si racconta in fatti che un Poeta Irlandese volle farne l'esperimento. Dopo essere stato un anno e un giorno, dimandò al suo Albergatore che era andato ad accompagnarlo buon pezzo di via, il suo Cavallo e mantello in dono. Questi gli accordò di buon animo l ' uno e l'altro; e quello ringraziò del favore con pochi versi, nei quali disse a questo Padre dell'Ospitalità, che nessuno fuor che lui stesso poteva essergli parallelo. Egli è costume ancora in qualche Famiglia di queste Montagne affezionate all'antica virtù, prima di chiuder nella sera la porta della casa di guardar fuori se mai comparisse alcuno Straniero, ricevuto sempre con veri segni di letizia e di piacere. Un Ecclesiastico molto istruito che ha visitate quasi tutte queste Montagne, mi ha detto, che qualche volta trovatosi sorpreso dalla [277] notte in luoghi dove non avea conoscenze nè direzioni, correva la sorte della ospitalità generale: che se egli incontrava una Capanna, trovava sempre del buon cuore, ma dopo questo aveva poco più che ricovero, poco più avendo per loro istessi que' poveri Abitatori; ma se poi la sua buona fortuna lo portava alla Casa di un Benestante, era ben contento che nel giorno dopo una tempesta gli prolungasse il suo soggiorno. Aggiungeva che raramente era passato da una Casa di Contadini senza che una buona donna saltasse fuori avanti che egli vi si accostasse, in mezzo la strada, con una tazza di latte o di siero, per presentargliela. Qual danno che costumi sì umani si perdano per la maggior parte con la civilizzazione!

Tra le superstizioni principali di questi Popoli una ve n'è che deve esser nota ancor a voi, derivante direttamente [278] dalla Politica religiosa Druidica, ed è quella celebre Mantologìa o dono di profezìa, che per lungo corso di anni ebbe il maggior credito in queste Montagne, che ve ne ha sempre un resto, e che distingue ancora gli Abitanti delle Ebridi sotto il nome di Seconda Vista. Gli Adetti di questa seconda vista pretendono di aver certe rivelazioni o piuttosto presentazioni, o realmente o per emblemi e figure, che passano innanzi i loro occhi, di certi eventi che devono accadere nel giro di 24 o 48 ore. Che io sappia, non vi son due di questi Adetti che si accordino in quanto alla maniera e alle forme di queste rivelazioni, o che abbiano un metodo fisso d'interpetrare le loro emblematiche apparizioni. Quel che par certo è, che quelli Isolani e questi Montanari abbandonati come sono, in abitudini oziose e solitarie, acquistando una folla d'idee visionarie, e riscaldando [279] la loro immaginazione, prendono quei fantasmi che a lei si presentano per manifestazioni fatidiche o profetiche, e allora comincian subito a profetizzare sul far dei Quaccheri, quando come vi dissi, si sentono ispirati a predicare. In molte migliaja di supposte predizioni, essendovi qualche accidente corrispondente a loro precisamente, ne segue quel che noi compiangiamo ogni giorno per il nostro assai numeroso Volgo d'Italia quando consulta i sogni per vincere al Lotto, che essendo questo verificato, deve presso gente ignorante e rozza, dar pure un valore e una sanzione alle altre per la cui nullità è facil cosa occorrendo trovare una scusa. Benchè la Storia dia pochi esempj delle predizioni dei Druidi, contottociò è da questi che è derivata questa smania di profetizzare, qualità che essi pretendevan di avere e che probabilmente facean valere con molto artifizio [280] presso i Popoli a lor soggetti: aveano in fatti il nome di Faidhè o Profeti. Si può creder anche che riuscissero felicemente non perchè avessero segrete intelligenze, ma perchè avendo intima cognizione dello stato degli affari del Paese, dipendenti in somma tutti da loro, e conoscendo la natura degli uomini e i principj che gli determinano alle azioni, istruiti nella Storia e di lunga esperienza, erano in caso di formar le più giuste congetture sopra qualunque materia fossero consultati; quindi potevan trar delle conseguenze che con l'aria di mistero, o per dir meglio con l'impostura con cui le avran pubblicate, verificandosi, avranno avuta tutta l ' apparenza di profezìa.

Anche la Ceremonia tutta Druidica del Deas' iul è sempre osservata con superstiziosa precisione in queste Montagne. Chiamasi Deas' iul il girare [281] intorno tre volte ad alcune Cappelle, principiando a muoversi dal Levante verso Mezzogiorno: questa direzione implica ardente desiderio nel supplicante che tutto gli vada bene e favorevolmente, e annunzia rassegnazione alla Suprema Volontà di Dio. Al contrario il giro verso il Nord che si dice in Celtico Car-tua ' iul, si riguarda per segno di fatal disgrazia. Donne gravide delle Montagne fanno queste girate nella suddetta direzione per procurarsi un felice sgravio. Fan l'istesso Persone ammalate per far tornar per incanto la lor salute: attingon sù acqua da certi pozzi in nome di ammalati la cui guarigione è molto dubbiosa, e si prognostica il lor destino dalla direzione che prende il giro dell'acqua quando è gettata nel vaso che la riceve. L'esito qualunque sia, di raro manca di dare al pozzo un maggior credito, poichè le speranze o i timori del paziente con l ' attenzione o negligenza de' suoi assistenti, [282] son per l'ordinario sufficienti a far verificar la predizione che ha sempre in loro una qualche influenza. Egli è il caso più specialmente quando l ' acqua prende il giro del tua'l verso il Nord. Negli Uomini quando è dubbioso il lor destino, il timore supera generalmente la speranza; e allora con l ' avvilimento dello spirito nessuna cosa è più naturale e più facile che la decadenza del corpo. Benchè molti del volgo abbian sempre fiducia in questa cerimonia, presso la maggior parte n' è in uso piuttosto la frase in conversazione. A una persona minacciata da una istantanea passeggera disgrazia, per dimostrarle il desiderio che non abbia effetto, si dice Deas' iul. Se il latte o il cibo che un Bambino inghiotte, gli va un poco a traverso, la sua Nutrice immediatamente in timore che gli vada tua'l verso il Nord per la peggio, pronunzia la parola deas ' iul per brama che abbia direzion conveniente. [283] Sono innumerabili le occasioni di simil genere, in cui si adopra questa espressione. Tutto questo tiene a' sistemi antichi dei Druidi. Essi principiavano e terminavano probabilmente i loro servizj religiosi con la cerimonia di andar tre volte intorno al Circolo o Altare che chiamavan Carn , dove si facevano. Già sapete che il numero Tre dalle antiche Sette riguardato era come perfetto, come contenente il principio, il mezzo e il fine; e Possidonio in Ateneo ci mostra la ragione perchè si voleva che il giro non andasse dal Levante al Nord; egli dice che questo giro principiando dal Levante, e proseguendo verso Mezzogiorno, indicava il seguitare il corso del Sole che riguardavano come l ' immagin di Dio. Un Druido non poteva pronunziare imprecazione maggiore che dicendo Car tuà iul, verso il Nord, cioè contro la direzione di Dio. [284]

Eccovi un altro resto di superstizione Druidica che ha implicata la pratica della precedente, e che per se stessa molto curiosa per esser mista di Religione, di Buon senso e di Scienza, merita che ve la presenti con tutti quei rapporti antichi e moderni coi quali la conosco io. Per malattìe croniche interne e di spirito sembra che i Druidi raccomandassero principalmente o almeno prescrivessero insieme ad altri mezzi diretti, cambiamento d'aria, esercizio di corpo, bagno freddo, ed uso di acque di pozzi di certa particolar qualità. Per combinar tutti questi oggetti, fissarono in luoghi di molta elevazione e distanza certe acque da doversi bere, o da servirsene di bagno, secondo il caso del paziente, o la qualità della sorgente. A queste acque doveva andarsi nelle Stagioni più dolci per tre diverse volte, e con diverse cerimonie religiose eseguite con precisione, benchè in [285] tutto questo si vegga manifestamente non poter esserci per altro la Religione, che per una ragion di più che allettasse a far muover gl'Infermi. Forse pensaron così anche per sollevar le loro speranze e la loro aspettativa, facendo loro riguardar la cosa in aspetto religioso, e dirigendo i lor pensieri al Cielo per un rimedio. Può esser che in questo metodo oltre la guarigione avessero anche in vista il dar dei membri migliori alla Società, aumentando negli Uomini la divozione, e aggiungendo obblighi di buona condotta utili immediatamente. Comunque fosse, al giorno d'oggi nelle Montagne della Scozia vi sono ancora in credito di queste acque Druidiche; e quelle di Strathfillan in specie hanno una celebrità. Esse son situate nel Suolo che è supposto il più alto della Scozia; e siccome pochi son gli Abitanti che vi sian vicini, la maggior parte dei pazienti esser debbono di [286] una gran distanza; e in conseguenza non solo essi hanno l ' aria più pura che possano avere, ma anche son necessitati a far molto esercizio. È tale il credito che esse hanno, che dagli angoli più remoti della Contea d'Argyle, e da altri luoghi distanti, gli Uomini vi accorrono in flotte nel principio dell'Estate o della Raccolta, come alla panacea utile ad ogni male. Tre viaggi differenti vi son necessarj; e se accadesse che il paziente morisse prima di averli terminati, uno de' suoi migliori Amici è obbligato in coscienza a compiere l ' incominciato pellegrinaggio, dovere creduto ugualmente essenziale per la salute dell'Anima dell'Amico che della propria. È perciò cosa ordinaria il vedere un robusto giovine traversar cento miglia di paese per adempire alla cerimonia: e chi sa se questi Amici del paziente non essendo soggetti a tale incomodo, dar si volessero molta pena [287] per assisterlo e per procurarli di ristabilirsi? Arrivati alle acque, le cerimonie sono di bagnarsi tre volte ad alcune piccole Cappelle che restano a una certa moderata distanza girandovi intorno sempre deas' iul cioè nella stessa direzione del corso del Sole. Avrete ben rilevato esser fuor di dubbio che questo costume è tutto Druidico; non ostante se vi può esser qualche pratica superstiziosa che meriti di esser tollerata, in verità una è questa: benchè mascherata sotto quel misterioso velo, ha un fondamento sopra la ragione e spesso è stata efficace per la salute. Combinata com'è col cambiamento dell'aria che è in quel luogo nella sua maggior purità, coll'esercizio, colla bella stagion dell'Anno, coll'uso di acque che hanno qualità minerali, e sopra tutto colla distrazione e colla fede viva di ristabilirsi, sempre di maravigliosa efficacia sopra la moltitudine, essa produce [288] in somma che due di ogni tre ammalati ritornano a Casa se non bene, stando meglio che se uscissero dalle mani dei Medici.

Il principal sostegno dell'impero dei Druidi fu il mistero: era questo impiegato in tutta la loro condotta, in tutte le loro operazioni sì religiose che politiche. Essi possedevan la scienza privativamente, e perchè non ne fosser mai conosciuti gli arcani, la tramandavan tutta con molta cautela ai lor Discendenti per tradizione; niente ebbero mai di scritto; ed è per questa ragione che sebben possa credersi che fossero assai prudenti e saggi, molto scarse son giunte a noi le notizie di loro, ed incerta e debol fama ne dà la Storia. Il Popolo dovea credere a loro in tutto, senza riserva, e le massime più importanti eran dettate in termini precisi e stretti, passando per tradizione da generazione [289] in generazione, rispettate sempre e ricevute senza esame. La Lingua Celtica abonda di un vasto numero di Proverbj e di sostanziali Sentenze che tutte le ragioni portano a credere essere in gran parte tramandate dai Druidi: in fatti le più nobili di prudenza e di morale sono ascritte generalmente al Sean ' ar o all'Uomo dei vecchi tempi che questa gente venera e non sa chi sia, e la prefazione ordinaria della maggior parte dei Proverbj Celtici consiste in Mur thu ' irt an Sean ' ar " c ome il Sean' ar o l'Uomo de' vecchi tempi disse " . Che i Druidi fossero assai prudenti e saggi parmi di evidente prova l'aver esteso il lor dominio così lontano, e l ' averlo conservato sì lungamente. Per governare, tenere in dovere e render felici nel tempo istesso tante Tribù superbe e guerriere, non potea bastar loro l ' aver un carattere virtuoso e austero, e questo dimostrato da una incessante serie [290] di buone e grandi azioni. Nello stato rozzo in cui eran gli Uomini allora, la dottrina e la politica, anche la verità nuda e la virtù astratta non potevano imporre a quegli spiriti indisciplinati che per i loro effetti, nè esser cagion di lusinga e di soggezione senza esser ricoperte di quella superstiziosa e misteriosa apparenza che tanto può sopra l'ignoranza e la ferocia. Senza sospetto di aver parzialità per i Druidi mi pare di poter credere che questa è la vera ragione delle superstizioni che praticavano, e dell'oscurità di tutta la loro dottrina, e forse anche delle contradizioni che s'incontrano nei pochi avanzi che ci restan di questa. Per farvene subito rilevare una importante, in contrapposto di quanto vi ho detto di sopra, dovete sapere che l'articolo di fede più fermamente creduto e inculcato dai Druidi era quello del Fato o della Predestinazione. Aveva così profonde radici [291] di persuasione, che anche in oggi i Montanari applicano universalmente questa dottrina, e ne derivano in molte occasioni conforto e consolazione. Bha sud an Dan damh " la tal cosa era decretata per me " apporta al loro spirito in agitazione qualche poco di riposo e di quiete.

Le Feste principali dei Druidi erano il Be ' il-tin , e il Samh-in, il pri mo derivante da Be'il nome che danno alla Divinità, e thein fuoco " Fuoco di Dio " ; l ' altro da Samh pace e thein' fuoco il th non pronunziato " Fuoco di pace " . La Festa del Be'il-tin si faceva al principio di Maggio: era il lor Capo d'Anno ed è sempre la denominazione Celtica della Pentecoste. Che fosse il lor Capo d'Anno, apparisce anche dal nome Celtico usato tuttora del mese di Maggio che si chiama ceit'-uin o ceud-uin, che significa il primo Mese o il primo tempo. In questa [292] occasione si facevano grandi allegrìe, e si accendevano vaste baldorie, per congratularsi del ritorno del Sole, di quel luminoso Astro benefico, emblema per loro, come vi dissi, del Supremo Essere. L'altra di queste Solennità si teneva nella vigilia di quella che in Celtico ritien tuttora il nome di Samh'-in ; era il tempo di accender il fuoco, dicevano per mantener la pace. Cesare ci riporta che egli era in questa stagione che i Druidi si adunavano annualmente nelle parti più centrali di ogni Paese per compor tutte le dispute insorte tra i loro dipendenti, e decider delle questioni. Per tale occasione nella sera precedente si estingueva nel Paese tutto il fuoco per esser supplito nel giorno prossimo da una porzione di quello Sacro, acceso e consacrato dai Druidi. Nessuna Persona che avesse rotta la pace pubblica, o che avesse mancato alle Leggi o a qualche dovere [293] essenziale, potea averne se prima non avesse fatte tutte le riparazioni e sommissioni che i Druidi avesser volute; e a chiunque non si fosse accordato a questo con la più implicita obbedienza, subito era scagliata contro la sentenza di scomunica, più temuta che la morte. A nessuno era permesso dargli casa o fuoco, o dimostrargli il minimo ufizio di umanità, sotto pena d'incorrer la stessa sentenza: cosicchè egli e la sua famiglia, se l'aveva, restavano in vista di un avvenir miserabile veramente, in un Paese freddo all'accostarsi dell'Inverno: niente perciò egli potea aver in mente di più terribile se non che il freddo eterno, di cui il suo caso riguardavasi come certo preludio. Ho dovuto dirvi tutto questo perchè possiate veder la cagione per la quale in molte parti delle Montagne Scozzesi si continua sempre con molta attenzione ad accendere il fuoco nella Vigilia della [294] Pentecoste; e in alcuni luoghi se per negligenza accadesse ad una Famiglia di lasciare spegnere il suo in quella notte o nel giorno di Pasqua, incontrerebbe molte difficoltà per trovare presso i vicini da riaccenderlo nel giorno dopo, e non sarebbe senza inquietudine e senza timori di disgrazie e di mali.

Avendovi citato il freddo eterno che tanto temevano gli antichi Celti, non devo lasciar di dirvi che questo aveva relazione al loro Inferno che aveva il nome d' Ifurin cioè " Isola della fredda terra o clima " dove credevano che un sommo freddo fosse la massima pena e la base caratteristica della natura di tutte le altre molte pene terribili che vi soffrivano i condannati. Che i Celti e i loro Druidi avessero tal nozion dell'Inferno, era naturale nelle lor circostanze: se egli era felicità l ' esser vicino al Sole, il gran Simbolo per loro della Divinità [295] e il grande oggetto dei loro riguardi anche per la sua utilità sopra essi stessi e sopra la vegetazione del loro Paese, dovean creder che fosse miseria somma l'essere in distanza da lui. Oltre di ciò ogni Paese non guidato da Rivelazione, ha sempre fatto consister il suo gastigo futuro nell ' aggregato di tutti quei mali che gli sembravano essere i più gravi e terribili, e quelli decisamente derivanti dalla natura del Clima, erano i sentiti con maggiore incomodo e più di continuo. In fatti Omero che seguitava la Religion portata da Orfeo e da altri dai Climi eccessivamente caldi dell'Oriente, fece il suo Inferno un luogo di fuoco e abbruciante; così le Tribù Celtiche sparse dalla Scizia la più Settentrionale per quasi tutta l ' Europa anticamente, non eccettuata l'Italia e la Spagna molto più fredda di quel che è ora, soffrir dovendo molto più dall'azione del freddo che del caldo, è [296] naturale che aver doveano dai Loro Druidi in mezzo a gelo eterno e in luogo oscuro e freddo la sede del loro Inferno. Ho voluto darvi questa notizia perchè osserviate poi che nella Lingua Celtica continua la parola Ifurin ad essere il solo nome che abbia l'Inferno, benchè credano questi Popoli coi benefici lumi che hanno adesso del Cristianesimo, esser diametralmente opposto nelle sue qualità. Questo succede probabilmente perchè i primi che diffusero la Scienza Evangelica in queste parti per ottener dal Popolo una persuasione più facile adottarono i termini Teologici Druidici a cui era già avvezzo, senza analizzar le loro parti costituenti o seguitar la loro etimologìa. Non n'è accaduta con tutto ciò confusione alcuna nelle opinioni, avendo gradatamente questa gente attaccate idee affatto opposte all'original significato di certe espressioni, che erano una [297] volta le veramente a proposito e corrispondenti.

Una prova che gli usi e nozioni di questi Popoli senton sempre dell'antico Sistema Druidico, è la credenza tuttavìa esistente presso il volgo in particolare, che questi Monti siano abitati da quel genere inferiore di Genj che passan sotto il nome di Ninfe. In Celtico questi Esseri hanno preso il nome da questi Monti, come è probabile che essi presero la loro origine dal terrore che naturalmente ispira l'accostarsi a que' luoghi già repositorj dei morti, o scene di qualche solenne ratificazione; poichè si sa che i Druidi erigevano i luoghi della loro adorazione nelle eminenze, come alzavano sull ' eminenze i monumenti che credevan dovuti a qualche grande accidente o alla memoria di qualche Persona rispettabile in essi sepolta. Da nozioni di questa [298] natura probabilmente sorge ancor la credenza che più e meno domina sempre questi Paesi, di esser ogni Castello o Casa di distinzione abitata da uno o due Genj, che son supposti invigilare sopra il buon ordine e punire i Domestici de' loro misfatti. Ciò che ha dato maggior peso a tale opinione è che eran prima corretti frequentemente questi Domestici nell'oscurità della notte; e gli effetti di questo metodo mostrarono qualche volta, che non potean procedere da tali false e assurde irrisioni.

Anche rapporto ai Funerali si conservan traccie non indifferenti dei costumi introdotti dai Druidi. Questi per non trascurar mezzo alcuno di aumentar la loro autorità e tener gli Uomini in obbedienza e in timore, non solo esercitar vollero il potere giudiciario, e distribuire i premj e le pene in questo Mondo, ma ancora pretesero [299] non senza farsi credere fermamente, di poter in ugual maniera influire sulla felicità o sulla miseria degli Uomini nell'altro. Quando una persona moriva, essi praticavan di gettar subito sopra il cadavere una porzion di Terra e una porzion di Sale, come emblemi quella della corruttibilità del Corpo, questa dell'incorruttibilità dell'Anima; e tal cerimonia è continuata ancora in queste Montagne senza che il nuovo culto si opponga, per la persuasione ch'egli ha, non aversi dalla semplicità di questa gente oggetto nè ragione alcuna nel farla, contraria a' suoi principj. I Druidi adunavano come presso gli antichi Egizj, un Tribunal Sacro sopra il morto per determinar qual fu il suo carattere secondo le loro proprie osservazioni, e secondo la testimonianza de' suoi vicini, di quelli che in tutte le occasioni avessero tanto accesso [300] con lui da esserne informati. Anche a questi giorni la prima cosa che dice comunemente un Montanaro alla morte di qualche Persona è sopra il carattere; il suo giudizio è in poche parole ma sempre favorevoli: Una espressione in specie di raro è omessa parlando del morto A chuid do dh' aras da! " Possa egli aver la sua parte di Paradiso! " Dall'esito della suddetta perquisizione egli dipendeva quali onori funebri doveano esser resi al defunto. Se il suo carattere era tale da averlo distinto grandemente, o se egli era stato autore di qualche utile invenzione, o eccellente nell'esercizio di un'arte, si rammentava con un canto funebre chiamato Coronach , Ululaith " Lamentazione " e qualche simbolo allusivo si metteva presso al suo Corpo nella Tomba.

Anche l'Anima ricever dovea la sua sentenza dai Druidi. Se la Persona [301] in vita si era comportata bene e secondo le Leggi loro, era il suo Spirito dichiarato felice, e il Cantore che chiamavan Bard, gli cantava una Canzone riguardata come un passaporto necessario al Flath-innis o Paradiso. Questo Flath-innis in contrapposto dell' Ifuri n significa " l'Isola dei bravi e virtuosi " e tutt'ora notar dovete che in Celtico si usa per Cielo tal espressione. Avrete osservato quanto gli Eroi di Ossian, benchè al tempo di lui estinti o dispersi fossero i Druidi, e non si adunasse più in conseguenza il Tribunal Sacro, quanto ansiosi fossero di ottenere il canto funebre. Era questo perchè, sebbene avessero avuto essi molto merito in questo Mondo, finchè non era detta la lor canzone elegiaca, supponevan che il loro Spirito fosse escluso dal beato luogo e che errar dovesse intanto aspettando pallido e tristo tra la nebbia di qualche pantano. Quindi ne succedeva, diceano, [302] che per ricordare ai Posteri il lor bisogno di ottenerla, facevan sentirsi con urli e grida piangenti, e qualche volta con sconvolger l'aria e gli elementi. Supporrete ben da Voi che questo altro non era che una interpetrazione superstiziosa che la fantasìa dei Parenti o Amici del defunto, riscaldata dall'amore o da altro interesse, dava al muggito dei venti strepitanti tra questi Alberi annosi, e al fragore delle tempeste, sempre orrendo tra queste Montagne. Il certo è che fino adesso molti Montanari credono che gli Spiriti abbiano la facoltà di sollevar le tempeste e turbar l'aria: e certo è ancora che secondo la credenza di que' tempi, non piccola era la cagione di quel lugubre pietoso lamento che troviamo in Ossian farsi dagli estinti Eroi in apparizione al Bardo quando non avean ricevuta la loro fama. Se dall'altro canto l ' esito della perquisizione era contrario al morto per aver [303] trascurata o violata in vita alcuna delle tre grandi Leggi Druidiche " onorar la Divinità " " astenersi dal male " e " comportarsi valorosamente " , contraria era pure la sua Sentenza, e gli si assegnava il destino di star negli orrori dell'oscuro e freddo Ifurin. Da tutto questo si ha ben da supporre che gli aderenti del defunto erano stimolati grandemente dalla gioja o dal dolore secondo le risoluzioni che prendevano i Druidi. In conseguenza quando la Sentenza era favorevole, si dava subito luogo ai maggiori rallegramenti, e quando diversamente, era sostituita la maggiore afflizione. In alcune Montagne della Scozia come in qualche parte dell'Irlanda, vi è sempre qualche cosa di questi costumi. Alla morte di persona amata e stimata si balla e si canta. Il Convoglio funebre è preceduto da Pifferi e Tamburetti che suonano delle Arie patetiche, che chiamansi tuttora Coronachs, e sono [304] accompagnate dalle voci dei Parenti e Amici di ambedue i Sessi. Il più prossimo di quelli è il primo a promuovere il ballo e il canto, sempre di un genere più grave e più serio di quel che si usa nelle occasioni ordinarie di allegrìa. Anche negli antichi tempi eran di tal natura: alcune composizioni relative, frequenti nei Poemi di Ossian, hanno un'aria e uno stile da cui si rileva che erano a maraviglia adattate a manifestare quelle dogliosamente grate emozioni tenere di cuore, che egli con tanta enfasi chiama la gioja del dolore . Quando la Sentenza era data, credevano doversi aver dai fenomeni naturali qualche segno distinto corrispondente a lei; e forse i Druidi avveduti sempre e attenti a sostenere il lor credito, aspettavano a pronunziarla, quando probabilmente combinar si potea alcuno di questi fenomeni. Il Tuono, il Lampo, un Turbine, Nuvole tetre [305] Vapori oscuri di una Laguna erano il veicolo per cui passavano al lor doloroso destino gli Spiriti condannati. Le più belle e benefiche Meteore, i raggi del Sole e della Luna, l'Iride, un'Aurora Boreale a mezza tinta, un venticello piacevole era quello accordato alle Anime felici. Che queste abbian tal sorte di passaggio, lo credono ancora molti di questi semplici Montanari, e che la loro opinione venga dai Druidi n'è prova il riguardar essi certe Meteore da lor chiamate Dr ' eug come prognostici della morte di qualche grande o buona persona. Chiaman Dr ' eug ancora l ' istantaneo errar di una Stella nell ' Empireo; e questa espressione ripete il suo significato dall'opinione che avean fissata i Druidi dell'esser mandata alla lor morte una Stella apposta a riceverli, per condurli in Paradiso. Dr ' eug è un abbreviazione di Drui éug che vuol dir " la morte di un Druido ". Non volendo [306] trattenervi troppo sopra il significato di certe espressioni niente adattate alle nuove idee e solo relative ai tempi dei Druidi, terminerò con riportarvi l'origine di una che è curiosa per aver rapporto con un costume che nei Secoli di mezzo ha fatto molto strepito in Italia e può dirsi in Europa, barbara tutta allora, e che ha dato da pensar molto e inutilmente sulla sua assurdità e più sulla quasi incredibile assurdità di averlo adottato e praticato per lungo tempo e di buona fede. Eccovene l'intera Istoria.

I Druidi come vi dissi, tenevano ogni anno delle adunanze sopra certe eminenze consacrate nelle parti più centrali di ogni Paese, per decider tutte le controversie difficili e pubbliche e private, per sentir gli appelli dai Tribunali inferiori e per ricever le accuse che far si poteano contro i Magistrati. Siccome essi facean tutto [307] con mistero e con apparenze di religione, la lor Sentenza o giudizio che avea il semplice nome di breith, acquistò quello di breith-neimhe, ossìa " giudizio del Cielo " il quale osservar dovete che con piccola o niuna variazione è tuttora il termine Celtico per esprimer la decisione di qualche Tribunale e anche il final giudizio, che chiamasi Breitheneas. In tale occasione, come ancora indica il nome e quel che resta del costume, era di uso l ' accendere quel gran fuoco detto Samh'in, o " il fuoco di pace " . Quando non potevan dare una decision facile e soddisfacente, la prova dell'innocenza dell'inquisito era fondata sopra il suo camminar tre volte a piedi nudi per un largo tratto di carboni accesi che questo Santo Fuoco somministrava. Se egli ne usciva senza offesa, segno era che il Cielo attestava della sua innocenza; se nò, egli era il breith-neimhe " il giudizio del Cielo " che [308] lo dichiarava reo e doveva egli esser condannato. Prima di far questo per altro prendevansi i Druidi tutte le pene possibili per investigar la verità e, secondo quel che lor ne pareva, determinavano prima qual dovesse esser questa celeste decisione, e il destino dell'inquisito. Vi rammenterete che Varrone ci dice in Servio che essi conoscevano una specie di Olio, che a loro permetteva di esser famigliari col fuoco in modo da poter trattarlo e maneggiarlo. Sapendosi altronde che nella cerimonia essi usavan sempre di bagnare i piedi di quelli che passar dovevano per il fuoco, si può supporre, che quando l'inquisito era da lor creduto o voluto far credere innocente o altrimenti, si servissero o non si servissero del preservativo a lor piacimento. Gli Spettatori che non supponevano essere il bagno d'altro che d'acqua, non potevano che restare attoniti allorchè talvolta vedevan la miracolosa [309] liberazione; e ancor quando seguita non fosse che rarissime volte, non poteano che esser sempre persuasi dell'infallibilità del giudizio, qualunque ne fosse l'esito. È però da supporsi che per conservar il credito a questo miracolo, egli non era usato che raramente e più per necessità che per pompa. Questo cimento del fuoco chiamavasi Gabha-bheil e si dice ancora Gabha-bheil in Celtico quando si vuol denotare qualche pericolo del genere più spaventoso. In fatti se vi ha alcuno che siasi salvato maravigliosamente dal fuoco o dall'acqua, si dice che egli è uscito dal gabha-bheil ; e non è improbabile che San Paolo, l'Apostolo dei Gentili, che poteva aver veduto questo costume nei Paesi per dove aveva viaggiato, alludesse a questo dov'egli dice di alcuni che saranno salvati fin anche dal fuoco . Il significato almeno è precisamente lo stesso di quello attaccato nel [310] Celtico al Gabha-bheil, che vuol dire " correr sì terribil pericolo che il salvarsene è miracolo ".

Molte sono come vi dissi, le espressioni Celtiche ancor in uso, che riferiscon distintamente agli antichi costumi dei Druidi; e se pubblicata sarà come credo e forse presto, la preziosa quanto dotta Opera inglese da cui ho tratte in parte queste notizie, molto saper potrete di un Ordine di Uomini quali erano i Druidi, più degni di esser conosciuti di quel che sono; e se nol sono quanto i Seguaci di altre antiche Sette e Religioni molto più assurde e men tendenti al ben pubblico della loro, lo deggiono al soverchio anzi oltraggiante ma forse allora necessario mistero in cui tennero avvolta ogni cosa, Religione, Scienza, Politica. Io non vi ho parlato di loro che per quel che ha relazione ai costumi, a certe cose più essenziali [311] tuttora esistenti, e benchè non sia molto, sapendo quanto credete importante tutto quel che riguarda la razza umana, spero di aver fatta con tutto ciò qualche cosa. Quando sarò in Italia nei lunghi indipendenti giorni del ritiro oscuro che prossimo vede con trasporto il disinganno del mio cuore, se vorrete, vi tradurrò tutta quell'Opera, assai soddisfatto se sarò Istrumento qualunque perchè vi confermiate nella consolante opinione che virtuosi e grandi Uomini vissero in tutti i tempi ad onta della Barbarie e della Schiavitù, anche a dispetto dell'ingiusto silenzio della Storia, amici dell'Umanità, della Ragione e della Filosofìa. [312]

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