LETTERA XVI.

Edimburgo Luglio 7. 1788.

Contentatevi di far con l'immaginazione una corsa meco a Edimburgo; e permettetemi che ve la faccia veder io: mi direte poi se questa Città vi è comparsa in quell'aspetto singolare e romanzesco, che le dà una distinzione e una celebrità in Europa.

La grande Strada che vi conduce da Glasgow distante 48 miglia, annunzia subito esser essa la comunicazione di due Paesi industriosi e ricchi. Essa però non è tramezzata da Città di considerazione, almen dalla parte di Falkirk che è un Borgo antichissimo, ma per questo appunto di [313] costruzione infelice e sporco. Linlithgow non è di molto miglior condizione, ma con tutto ciò merita una breve pausa per dare un'occhiata al rovinato Palazzo, già soggiorno dei Re di Scozia: un amico delle immagini che fan pensare alle strane vicende del Mondo, passando per queste parti, ha da vederlo. Egli resta dietro l'antica Cattedrale, già Cattolica, ora Presbiteriana, sopra le verdi sponde di un piccol Lago distante nel di dietro circa 200 passi da lui. Questo Palazzo ha la forma di uno di que' Castelli, come erano una volta, con Torri e Merli: egli è tutto caduto in se medesimo, e altro non gli resta che le mura sì esterne che interne; e perciò vi è assai da poter rilevar come abitavano i Re del suo tempo. La mia guida mi fece osservare la Sala dove tenevasi il Parlamento, ed immaginandomi la maniera, con cui dovean presentarsi armati da capo a [314] piedi quei fieri Scozzesi scendendo dalle aspre Montagne, dove vivevan nei loro Clans, liberi e pieni di forza e di orgoglio, e anche di barbarie, mi pareva di veder quella Sala descritta da Ossian, quando il gran Fingal teneva Consiglio per sfogare le sue minaccie. Mi fece osservare ancora la stanza in cui nacque la debole ma non men disgraziata Regina Maria e quella in cui passava le ore nella sua prima gioventù. Vorrete ben supporvi che a tal vista mi si presentò tutta alla mente la dolente Istoria di lei; nè mi scosse meno il confronto che subito mi venne fatto di questi con que' tempi, dei costumi presenti con quelli d'allora. Se Maria fosse di quest'età, ella non sarebbe men debole di quel che fu, nè più stimata dal Filosofo nè più stimabile, ma sarebbe adorata dalla moltitudine e terminerebbe tranquilla se non contenta, senza gloria ma senza scorno. Mi dette [315] anche soggetto di rapida meditazione il vedere qual doveva esser il luogo nel suo splendore: ciò che allora pareva magnifico e degno di Re, appena è decente adesso e non proporzionato al genere di vita di un comodo privato. Ma si sta egli meglio per questo? Se non si è men felice, non si è più certamente; se i raffinamenti della Società hanno accresciuta la massa dei piaceri, quella dei bisogni e quella dunque dei dolori è precorsa in egual grado: resta a esaminare se è più facile far di meno di questi piaceri, o soddisfare a questa necessità di nuovi bisogni. Questa antica Sede della Grandezza Scozzese già piena di vita e tutta in moto, affollata, e centro dei desiderj di una intiera Nazione, ora pochi sanno che esista, e quasi niuno la ricerca e la visita; ammasso di rovine, tutto coperto dell'alto musco degli anni, è ridotta abitazione di Uccelli malinconici che par che [316] gemano sulla sua caduta; vi eran sicuri come in proprio soggiorno migliaja di Corvi, che col rauco loro strepito aumentavano il tetro orror del luogo, e quello de' miei pensieri. Vi passai circa un'ora, e rimesso in cammino, per distrarmi dalle triste immagini che mi aveva lasciate quello Scheletro abbandonato dell'umana vanità, vi volevan le deliziose vedute di Campagna che si hanno nel viaggio da Linlithgow a Edimburgo. Vi è per ogni dove una coltivazione florida e benissimo intesa; la Pianura, i Colli mostran da tutte le parti Case di ogni genere, non grandiose ma eleganti e con apparenza di molto comodo.

La Città arriva all'improvviso; nell'accostarsi a lei non si vede, come ordinariamente, segno alcun che l'annunzi in bene nè in male. Con la prevenzion favorevole che avevo della [317] sua bellezza, non so dirvi di qual genere fu la sensazion che ebbi nell'entrarvi e più nel trascorrerla; la trovai per lungo tratto di antica barbara costruzione, e nella miseria. Vedevo le Strade lunghe, ma sporche, strette e mal fabbricate. Le Case vi sono altissime a sei e sette piani, bassi più e meno, con finestre piccole e mal ridotte, di fronte assai angusta, e che termina in angolo acuto. Tutto questo è nella Città vecchia. Non sapevo che ve ne fosse una nuova dalla parte del Nord che non so se ho da dir distaccata o unita a lei, e che fosse questa che dà a Edimburgo la celebrità di eleganza in Europa, che merita veramente, perchè questa presenta un incantesimo quando comincia a scoprirsi. Il Ponte che chiamasi del Nord, è il punto che separa i due estremi, come è quello per cui comunicano le due Città. Il colpo d'occhio è così improvviso, così [318] nuovo e così romanzesco che dà quel genere di sorpresa da provarsi non da descriversi.

La Città nuova è disegnata nella forma di parallelogrammi maggiori e minori, spesso corrispondenti tra loro; i loro lati misurano 3900 piedi per 1090. Tre grandi Strade la corrono per lo lungo: quella chiamata Prince's Street contorna la Vallata che divide le due Città. Questa ridotta come è, a orti e a prati, con la varietà del suo verde serve per unire il contrapposto, e direi quasi per addolcire il contrasto che fa la regolarità di una parte e la confusione dell'altra. Sono ambedue le Città in Collina; la nuova è distesa tutta sul piano che ha la cima di quella appartenente a lei; la vecchia sale col fabbricato altissimo e irregolare che vi ho detto avere, gradatamente tutta la sua, che terminando con uno scoglio in gran parte [319] ignudo e scosceso dov'è situato il Castello, dà una prospettiva alla Città nuova così particolare, che credo esser tanto difficile ad immaginarsi, quanto a combinarsi simile, anche appresso appoco. La Strada dalla parte opposta che chiamasi Queen's-Street dà tutta sulla Campagna che scende in declivio verso il Fiume chiamato l'acqua di Leith; e quella di mezzo George's-Street, La più spaziosa delle altre, fa capo colle sue estremità in due superbe Piazze simili, che hanno fabbriche intorno magnifiche e regolari. Queste strade son molto larghe; è 115 piedi quella di mezzo; son tutte queste e le trasversali, che formano i parallelogrammi, benissimo lastricate, assai meglio che qualunque di Londra; hanno marciapiedi spaziosi, e della più esatta proporzione, son conservate con attenzione e tenute con somma pulizìa. Per quello ch'io conosco di Europa, non vi è Città che abbia come [320] questa un Disegno così ben inteso, ed eseguito con tanta intelligenza ed impegno. Le sue Case son fabbricate non solo con gusto e con ragione, ma anche non mancan come in Londra, di solidità. In Londra, e può dirsi in tutta l'Inghilterra, si fabbrica per 80, 100, 120 anni. A veder quelle muraglie principali quanto sono strette e leggiere, si crederebbe che neppur dovessero durar quel tempo. In Scozia non s'impiegan che Pietre particolarmente a Edimburgo, che le ha a piccola distanza; la solidità che se ne ottiene, non può dar loro che una durata assai lunga. Sarebbe però degno di esaminarsi, se pensan su quest'articolo meglio gl'Inglesi o gli Scozzesi. In quanto a me, come son persuaso che le Fabbriche pubbliche devono esser costruite magnifiche e per l'eternità se fosse possibile; altrettanto sono in dubbio di ciò che deve essere delle private. Certo è che il metodo degl'Inglesi [321] favorisce più che l ' altro l ' impiego dell'Industria e la circolazion della specie; e promuove nel tempo istesso l ' esercizio delle Arti di comodo e di piacere. Anche la Città vecchia vorrebbe migliorarsi; e per questo ottenne nell'anno passato un Atto di Parlamento, che stabilisce la maniera con cui ha da fabbricarsi in avvenire, cioè qual larghezza deve lasciarsi alle strade e qual linea seguitar deggion le Case quando se ne voglia costruir di nuove, o far cambiar faccia alle vecchie. Con tutto ciò ella è poco suscettibile di miglioramento, per ora almeno, se non è nella grande strada che scende dal Castello e va al Palazzo Regio. Col tempo aumentandosi le ricchezze ed estendendosi, come pare che voglia essere, la Città nuova, potrà forse assoggettarsi anche quella a dei grandi cambiamenti senza che il Popolo se ne risenta, o per esser egli in grado di sopportare maggiori [322] spese, o per poter aver maggiori comodi senza bisogno di maggiori mezzi per ottenerli. In qualunque maniera sia la cosa per essere, certo è che ottimo è il provvedimento, e che o prima o poi ha da sorgerne qualche buon effetto. Se fosse mai stato pensato in Italia, molte delle Città nostre sarebbero più belle, e meno malsane, perchè più ariose e meno sporche; e se è vero come lo è a parer mio, che il buon ordine e la pulizìa pubblica porta appoco appoco la privata in conseguenza; e se è anche vero come pur non ne dubito, che il buon sistema degli oggetti materiali è cagione immancabile con una azione insensibile ma generale e continua, di migliorar quello dei formali, il Governo quando nulla faccia secondo quest ' idea non ha ragion di lagnarsi e d ' incolpar la natura dei nostri Popoli se essi per gli uni e per gli altri fan trista figura nel Mondo, non con troppa indulgenza [323] caratterizzandoli egli intanto per indolenti, per non curanti, per ignoranti senza rimedio.

Non voglio stare a descrivervi particolarmente Edimburgo per ciò che riguarda le sue Fabbriche pubbliche e i suoi stabilimenti: altro vi vorrebbe che una lettera per far questo, e l'oggetto sarebbe inutile e nojoso a me che l ' ho sotto gli occhi e che non scorderò sì presto, e a Voi che non potreste trarne istruzion nè diletto, anche perchè potete supporre che una Città che ha tanto fatto per migliorarsi in apparenza, ha prima pensato quanto ha potuto a tutto quel che ha rapporto alla sostanza. Il mio progetto è stato di darvi un'idea di Edimburgo come di una Città singolare per la bellezza della sua Topografìa, e più per l'originalità della sua situazione; e perchè essa sia completa quanto può essere, descrivendo colla [324] penna quel che per esser rilevato giustamente abbisognerebbe del pennello, devo indicarvi la superba Veduta di Calton-Hill che resta al Sud-Est. Si ha questa da una Collina che ne ha il nome, a cui termina verso l 'Est quella dove è fabbricata la Città nuova.

Calton-Hill presenta due prospettive a pochi passi di distanza una dall 'altra così differenti, che sembra impossibile poter combinarsi tanta varietà può dirsi nel luogo istesso. È la più stimata quella che resta sopra la Strada che conduce a Leith. Ella mostra sulla sinistra in un angolo la Città nuova, alla destra ha Leith e il suo Porto, la Rada dove son sempre Bastimenti che vanno e vengono, e più oltre il Mare a perdita di vista. In faccia ha un'amena Campagna coperta di Ville, Case, Casini, Giardini, Prati, Campi cinta dal Fiume Forth, e termina coi Monti di là dal Fiume [325] della Contea di Fife. Sempre dalla parte destra al Sud-Est vi è anche quel prodigioso ammasso di Scogli chiamato Salisbury-Craigs di figura semicircolare, che sembra in distanza un immenso Anfiteatro tutto in rovine. Questo punto di vista di cui ben comprendo non poter darsene un'idea neppur di approssimazione, veduto tra le mie proprie gambe girando intorno, mi parve una di quelle grate illusioni che dà l'ingegnosa Camera ottica di M. Merlin in Londra. Ma ciò che mi parve anche più particolare è, che fatti pochi passi, la scena si cambia; ella è totalmente diversa; l'amenità dell'altra Veduta sparisce tutta, e uno si trova dominante una gran Valle, dov'è parte della Città vecchia che con la sua Gotica costruzione ha un aspetto veramente tetro e malinconico. Comparisce anche tale perchè sopra la Valle in faccia vi è la continuazione del Salisbury-Craigs e più sotto lo [326] sconvolto Monte di S. Leonardo lungo il quale a un sesto di miglio di distanza dalla Città, è una passeggiata in mezzo ai prati, così deserta e solitaria che fa scordar di esser prossimi alla Metropoli della Scozia. Non voglio lasciar di dirvi che da questo sterminato Scoglio di Salisbury sono state levate per la maggior parte le pietre servite per il lastrico delle Strade di Londra dove si mandavan per Zavorra dei Bastimenti, e da lui è che si prendon quelle che rendon bella e solida la Città nuova.

Calton-Hill che veduto dal Piano sembra che deva esser faticoso ad ascendersi, è anche curioso perchè si trova poi di facilissima salita stante una comoda Strada da cui è cinto: egli è fatto come un Pan di Zucchero, sulla cui sommità giace principiato soltanto, l'Osservatorio Astronomico: tutto il resto è coperto di gramigne o [327] di Scogli, e nei bei giorni dell'anno è frequentato dalla Popolazion di Edimburgo di ogni genere, nella mattina in ispecie. Un Osservatore istruito che ha veduta tutta l ' Europa mi diceva avervi tre luoghi senza simili che gli avean fatta una sorpresa e una impressione straordinaria; uno è quel punto vicino a Costantinopoli, dove si scuopre gran tratto di quella immensa Città, i due Mari, e le popolate deliziose Rive d'Europa e d'Asia che hanno d'intorno. L'ingresso per Mare del Golfo di Napoli è l'altro; entrando frammezzo le amene Isole d'Ischia e di Capri si presenta la bella Partenope scendendo giù dall'antico Castello dolcemente per la Collina, si dilata a gradi e si stende sul Mare, che in forma di Semicerchio stringe ed abbraccia: termina con attaccarsi alle deliziose Collinette che da Posilipo, Mergellina, e Baja da una parte, e a Portici, e alla ridente Costa di Sorrento [328] col contrapposto sopra del tetro e maestoso Vesuvio dall'altra. Tutto poi ha quella brillante vernice che non può aversi che dal riflesso del bel Cielo d ' Italia. Calton-Hill era il terzo suo favorito e con ragione. Egli è in verità tanto più romanzesco quanto che per la sua figura facendo ad ogni momento variar Prospettive, ne ha per tutti i caratteri, per gli allegri, per i malinconici, per i moderati. [329]

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