Il peplo rupestre

Mutila dea, tronca le braccia e il collo,

la cima dell’Altissimo t’è ligia.

È tua la rupe onde alla notte stigia

discese il bianco aruspice d’Apollo.

La cruda rupe che non dà mai crollo,

o Nike, il tuo ventoso peplo effigia!

La violenza delle tue vestigia

eternalmente anima il sasso brollo.

Quando sul mar di Luni arde la pompa

del vespro e la Ceràgiola è cruenta

sotto il monte maggior che la soggióga,

sembra che dispetrata a volo irrompa

tu negli ardori e sul mio capo io senta

crosciar la gioia dell’immensa foga.

(Data di composizione sconosciuta)

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